Dad

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È il primo giorno di rientro dalle vacanze natalizie e non ho assolutamente voglia di alzarmi dal letto.

Ho male alla gamba e non c'è Michael ad aiutarmi. Forse è meglio così. Sono ancora irritato, o meglio dire, deluso dalla risposta che mi ha dato ieri sera.

Afferro una stampella appoggiata al muro e mi alzo usufruendo di tutte le mie forze disponibili.

Una volta in piedi mi reco in bagno. È davvero fastidioso lavarsi con un gesso ma alla fine in qualche modo ci riesco.

Per facilitarmi le cose, mamma ha avuto la brillante idea di tagliarmi un paio di jeans dal lato della gamba rotta. Sembro un cretino ma non vedo altre soluzioni.

Infilo una camicia e prendo un giubbotto prima di scendere in cucina.

"Come va tesoro?"

"Ho male alla gamba."

"Vuoi restare a casa?"

"Non posso. È l'ultimo anno mamma. Non posso permettermi tante assenze."

"Che figlio responsabile."

Rido.

"Io inizio ad andare a scuola."

"Michael ha detto che sarebbe passato a prenderti."

"Voglio andarci da solo e a piedi. Ho una gamba rotta, non sono impotente."

"Sei anche un figlio testardo."

"Ho preso da te. Comunque se passa digli che lo aspetto al solito posto."

"Come vuoi."

Ignoro il suo tono fastidioso ed esco di casa faticosamente. Mi da fastidio essere trattato  come un bambino. So cavarmela anche con una gamba rotta.

25 minuti più tardi sono a scuola. Pensavo di metterci di più.

Vado a sedermi sulla panchina nel giardino e prendo una sigaretta. È troppo tempo che non vengo qui a fumare. Un pó mi è mancato.

"Va be che sei testardo però così non ti sembra di esagerare?" è la voce di Michael ad interrompermi mentre sto espirando il fumo.

"Qual'è il problema?" chiedo io infastidito.

"Ti avevo detto che sarei passato a prenderti."

"E io ti avevo detto di smetterla di trattarmi come un impedito."

"Era una cortesia la mia."

"No, tu volevi solo controllarmi."

"Sei sempre il solito." sbuffa lui venendosi a sedere di fianco a me.

"Come va la gamba?"

"Bene" rispondo acido

"Bugiardo! Lo so che ti fa male."

"Ok, mi fa male, quindi?"

"L'hai sforzata ancora di più venendo a scuola a piedi."

"Dio Michael, smettila. Non ho bisogno di una figura paterna che mi protegga."

"E io invece dico di si. Almeno non ti comporteresti da incosciente." lo sapevo che avremmo litigato in breve tempo. Era inevitabile. "Scusa. Non avrei dovuto dire quello che ho detto."

"Ma ormai l'hai fatto." mi alzo dalla panchina e mi volto verso di lui.

"Ora con il tuo permesso, papà, entrerei in classe." e mi allontano zoppicando. In questi momenti mi rendo conto di quanto io sia solo. Non ho nessuno con cui confidarmi se non si conta Michael. Ma dato che ho litigato con lui, non conta.

In Case -Muke-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora