A Sky Full of Stars

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Quando mi sveglio, sono tutto indolenzito. Sono le 19.30 e mi sono addormentato sul divano in salotto. Mamma non mi ha svegliato e conoscendola è in camera sua a piangere. Decido di preparare qualcosa da mangiare nonostante io non abbia fame. Lo faccio più che altro per lei, perché se no si lascia andare e finisce in depressione.

Non sono un gran cuoco ma ci provo; una volta pronta la pasta, mi accorgo di quanto pessimo sia io ai fornelli. Salgo in camera con un piatto e busso alla porta.

Una vocina flebile mi invita ad entrare e varco la soglia.

Mamma è in piedi alla finestra mentre guarda fuori. Una semplice abat-jour mi fa notare le sue occhiaie profonde e mi sento terribilmente in colpa. Vorrei solo che lei stesse bene.

"Ti ho portato qualcosa da mangiare. So che non hai fame e che al solo pensiero ti si rivolta lo stomaco ma fallo per me, non lasciarti andare." lei mi sorride e si va a sedere sul letto. Io la seguo e mi metto vicino a lei.

"So anche che fa schifo ed è un ammasso appiccicoso di pasta ma ho dato il meglio di me."

"Non ti preoccupare Lucas, non tocca a te prenderti cura di me."

"È anche mio compito. Tu ci sei stata per 18 anni senza mai chiedere nulla in cambio. Ora è il mio turno."

"Sono fortunata ad averti come figlio."

"Sono io ad essere fortunato. Ho la mamma migliore del mondo. Ora mangia. Io vado nella casa sull'albero un pó." mi alzo e quando sono sulla porta mamma mi ferma.

"Tutto bene Lucas?"

"Non lo so mamma. Non pensavo che papà mi sarebbe mancato così tanto. Ora lo sento ovunque, come se lui fosse presente in ogni cosa che faccio."

"Già, ti capisco. Lo supereremo insieme tesoro."

"Grazie mamma. Ora mangia. Buonanotte."

"Notte tesoro."

Uscendo dalla stanza mi accorgo che sono ormai le 20.30 ed mi incammino velocemente per andare nella casetta sull'albero.

È troppo tempo che non vengo nella casetta sull'albero. È troppo tempo che il profumo di Michael è svanito da qui.

Apro la piccola finestrella incastonata nel tetto e mi sdraio sul materasso a vedere le stelle. La brezza calda di giugno mi soffia nei capelli e mi abbandono ai pensieri.

Tra un paio di settimane darò l'esame di maturità e spero di riuscire a studiare nonostante tutte le cose che sono successe.

La porticina della casetta si apre e ne entra una testa arancione.

Mi alzo a mezzo busto e senza dire una parola, Michael entra e si sdraia di fianco a me. Ora siamo entrambi in silenzio mentre guardiamo le stelle.

"Tu credi in Dio?" domando senza pensare

"Che domanda è Luke?"

"Credi in un'entità superiore?"

"No, non ci credo. Se esistesse a quest'ora me l'avrebbe dimostrato e invece tutte le cose peggiori sono successe a me. Tu ci credi?"

"Pensavo di no per la tua stessa ragione ma in questi ultimi mesi mi sono trovato troppe volte a pregare qualcuno che non mi ha ascoltato."

"Vuoi parlarne?"

"Cosa vuoi che ti dica?"

"Sfogati, io ti ascolto."

"Non sono uno che si sfoga, dovresti saperlo."

In Case -Muke-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora