And I'll Marry You, Luke

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È l'ultimo giorno delle vacanze natalizie e ho intenzione di godermelo al meglio perché ne passerà di tempo prima che io possa dormire fino alle 11.

Toglierò il gesso fra un paio di settimane e la fisioterapia mi salverà da qualche ora di lezione.

Michael ha dormito da me stanotte, con il permesso di mamma ovviamente.

Sono sveglio da qualche minuto mentre Michael sta ancora dormendo con il volto rivolto verso il mio. Dopo ieri non abbiamo più toccato l'argomento "autolesionismo" e ho un pó paura a parlarne. Non so come potrebbe reagire a ciò che gli direi.

Gli sposto un ciuffo ormai arancione dal viso e lui afferra dolcemente la mia mano.
"Buongiorno." sussurro avvicinandomi a lui.
"Ciao" soffia lui dolcemente.
"Dormito bene?"
"Se ci sei tu di fianco a me dormo sempre bene" dice lui con ancora gli occhi chiusi.
"Ti sei svegliato mieloso questa mattina?"
"Apprezza la mia dolcezza che potresti non assaporarla più."
"Sei anche un poeta." rido io.
"Io sono tutto e un pó."
"Non sono d'accordo con questa affermazione." obbietto io.
"A no?" chiede lui aprendo finalmente i suoi bellissimi occhi verdi.
"No. Tu sei il mio tutto e un pó per la precisione."
"Sei diventato possessivo ora?"
"Lo sono con le cose che mi appartengono."
"Stai rivendicando i tuoi possedimenti?"
"Ci puoi giurare."
"E io sono tra quelli?" chiede lui teneramente.
"Tu sei in cima a quella lista. Se Calum ti vuole dovrà passare sul mio cadavere. E io mi piego ma non mi spezzo, contaci."
"Come mai quest' affermazione?"
"Perché ieri non ho sentito solo la parte dove parlavare di me. Ho sentito anche la parte dove lui ti ha detto che ti ama."
"Ma io per lui non provo le stesse cose."
"Ma questo non gli impedisce di portarti via da me. Calum è spietato se lo vuole."
"Allora noi non glielo permettermo va bene?"
"Va bene" apre le sue braccia e mi ci spingo dentro venendo a contatto con il tessuto della maglietta che gli ho prestato per dormire qui. Ora ha il suo profumo e credo che non la laverò più se questo significa perderlo.

20 minuti più tardi, scendiamo a fare colazione. Mamma mi ha lasciato l'impasto per i pancakes in frigo così reggendomi al piano cucina riesco a farli nonostante la gamba. Michael è seduto al tavolo e non smette mai di fissarmi. È come se per qualsiasi evenienza lui ci fosse, come se fosse pronto ad afferrarni se io dovessi cadere. È una bellissima sensazione.  Una sensazione nuova.

Gli porto i pancakes in tavola e lui sogghigna.
"Che c'è?" chiedo imbarazzato.
"Nulla."
"No, ora me lo dici!"
'Bhe, stavo pensando che saresti un ottimo marito."
"Michael Clifford che pensa ad un rapporto importante come il matrimonio?"
"Ehi! Non ho mica il cuore di pietra!"
"No ma non ti facevo un tipo da matrimonio."
"Ammetto di averci pensato qualche volta."
"E con chi ti ci vedi?"
"Con Calum ovviamente!" io li per li non bado alla risposta ma poi ci rifletto.
"Che cosa?!" chiedo furioso
"Stavo scherzando! Sei tu, ovviamente!"
"Mi pareva di aver sentito male!"
"Me lo dai un bacio dopo questa frase dolcissima?"
"Perché non lo chiedi al tuo futuro marito?"

Lui si alza e viene verso di me, si inginocchia e mi chiede "Luke Hemmings, vorresti oltre ad essere il mio futuro marito, concedermi un bacio?"
"Se me lo chiedi cosi non posso che dirti di si!" rido io

Lui si alza e si avvicina stampandomi un bacio sulle labbra.
"Ora mangiamo." commenta lui.

Abbiamo passato tutto il pomeriggio in camera, un pó a guardare stupide serie TV un pó a giocare a Fifa ma alla fine non sappiamo più cosa fare.

Mettiamo un dvd di quelli trovati tra la vecchia collezione di mia madre e ci mettiamo a guardarlo mangiando pop corn al caramello.

Non guardo un granché il film perché sento di dover raccontare a Michael del mio passato, ma non so come farlo.

E poi la situazione mi si presenta su un piatto d'argento.

La protagonista del nostro film si suicida; così mi armo di coraggio e provo a tirare fuori tutto l'inferno che ho dentro.
"È una sensazione strana quella che provi prima di suicidarti. È un misto tra libertà e paura dell'ignoto." ma lui non abbocca.
"Non sei obbligato a parlarne se non vuoi." commenta continuando a guardare il film.
"Se l'ho detto è perché ne voglio parlare."
"Allora ti ascolto."
"Okay. Ora mi hai colto alla sprovvista e non so come iniziare."
"Dal principio." la fa semplice lui.
"Quando scoprì di essere gay, non lo dissi a nessuno perché mi sentivo terribilmente sbagliato. Sentivo che uno come me non poteva stare al mondo perché non era uguale agli altri. Ma per quanto cercassi di nasconderlo, era evidente. Mia mamma lo seppe per prima, dopo che mi ero lasciato con te a settembre. Con te mi sentivo giusto, all'altezza; come se per una volta avessi trovato il mio posto.
Mia madre era d'accordo con ciò che ero, non è mai stata omofoba, ma mio padre lo era. Lo era terribilmente. Non riuscì a dirglielo. Cosi lo scoprì da solo e non fu facile affrontarlo. Iniziò ad odiarmi, a rendermi le giornate un inferno e a ricordarmi quanto io ero diverso, sbagliato rispetto agli altri. Così una volta in bagno, vidi una lametta di mia madre. Avevo apoena discusso con mio padre. Erano volate parole pesanti; era arrivato a dirmi che mi ripudiava come figlio perché gli facevo schifo.
Cosi senza pensarci affondai la lametta nel mio braccio. Non sentì nulla fino a quando non andai più in profondità e tagliai di striscio una vena. Persi i sensi dopo poco e Calum mi trovò in un bagno di sangue. Mi aiutò senza farlo sapere ai mei genitori e mi fece promettere che non avrei più dovuto farlo. Non lo feci. Gli amici di mio padre mi facevano battutine e i compagni a scuola iniziavano a saperlo e a farmelo pesare. Avevo le braccia segnate dai mille tagli ma poco mi importava. Ero caduto in depressione e rischiai di perdere l'anno. Riuscì ad uscirne grazie a Calum e alla sua pazienza. Ma l'anno successivo i miei si separarono a causa mia e li tentai il suicidio.
Presi i sonniferi che mia madre utilizzava negli ultimi mesi per combattere l'insonnia causata dai litigi con mio padre.
Li presi tutti ma non mi fecero effetto. Erano lassativi. Avevo sbagliato confezione e forse in fondo fu un bene. Le conseguenze di quel gesto però è meglio che non te le dico." finisco ridacchiando
"Non riesco a capacitarmi che tu abbia tentato il suicidio. Anche il solo fatto che tu ci abbia pensato mi fa star male. Luke, tu non sei sbagliato, sei speciale. Sei una delle persone migliori su questa Terra e non ti meritavi tutto quel dolore. Mi spiace di averti fatto soffrire e mi pento di ogni singola cattiveria che ti ho detto ma non devi pensare di essere sbagliato. Tu sei perfetto così come sei. Sei la persona che amo più al mondo e non posso nemmeno immaginare tutto quello che hai passato. Non fare più delle sciocchezze del genere, non pensarle nemmeno." le sue mani si sono spostate sulle mie guance e il tono si è fatto più brusco e preoccupato.
"Ora che ho te, non ci penso proprio a lasciarti."
"Ma anche se non ci fossi io."
"Cosa intendi?" chiedo io cupo.
"Tu devi vivere per te sesso e non per me."
"Ma io ti amo."
"E io amo te, e spero che staremo insieme per sempre ma se così non fosse non potrei accettare che tu ti toglieresti la vita."
"Non lo farò ma tu non devi lasciarmi."
"Non lo farò, promesso"

Ma la sua voce non era convinta, non tanto quanto avrei voluto che fosse.

-SPAZIO AUTRICE-

Ehilà♥

Scusate il ritardo ma oggi è stata una giornata di inferno e ho scritto il capitolo quando ho potuto. Spero che vi piaccia e ho seguito il consiglio di una delle lettrici raccontando il passato di Luke.

Idee per i prossimi? (Non credo che andrò avanti ancora molto, comunque)

Ora vado :)

Un bacio principesse, fatemi sapere cosa ne pensa del capitolo ♥

Notte♡

InMichaelsarm

In Case -Muke-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora