Always In My Heart

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"Luke? Luke? Ci sei?"

"Come?" la voce di Michael mi risuona nella testa.

"Ah, si okay. Vado a prendere qualcosa da bere." dico sbadatamente.

Io e Michael stiamo studiando per la verifica di matematica di lunedì ma la mia testa è altrove. Faccio finta di stare bene per non far pesare la situazione a mia madre ma in realtà sto malissimo. Michael non sa nulla di mio padre e non voglio che lo sappia.

Mio padre dopo la notizia aveva deciso di tornarsene a casa e far finta di nulla. Peccato che le cose erano cambiate drasticamente. Io ero diventato vago, sovrappensiero e acido e Michael nonostante tutto mi stava vicino.

Torno in salotto con un paio di bottiglie di acqua e mi siedo pesantemente sul divano.

"Tutto a posto Luke?"

"Certo Mike."

"Sei strano... mi stai nascondendo qualcosa?"

Troppe cose.

"Nulla tesoro, ora torniamo a studiare che è meglio."

Un paio di ore più tardi Michael se n'è andato e io sono chiuso in camera. Non ho molta voglia di cenare quindi resto sdraiato a pensare.

Michael crede che io lo stia tradendo e credo che glielo lascerò pensare. So che dovrei combattere per il nostro rapporto ma ora non ho abbastanza forze per sorreggere me stesso e qualcun altro.

Non siamo più una coppia ma due semplici sconosciuti che passano del tempo insieme.

E per quanto io non voglia ammetterlo, ora gli unici sentimenti che provo è il dolore e la paura.

Quando mi sveglio, fuori è ancora buio, segno che è troppo presto, ma non riesco più a dormire così mi alzo. Controllo le notifiche sul cellulare ma mio padre non mi ha ancora risposto. Gli ho lasciato milioni di messaggi ma mi ha ignorato bellamente.

Mamma non tocca neppure più l'argomento. Finge di vivere come se nulla fosse anche se lo vedo dai suoi occhi e dalle sue occhiaie che non è così.

Prima che lei si svegli, io sono già fuori di casa e mi reco al parco. Lascio passare una mezz'ora e poi vado a scuola. Niente ha più senso; la sigaretta al mattino o la corsa al banco più nascosto. Mi sembrano tutte cose banali. Mi accontento di vivere la giornata e spero solo che mio padre duri fino al giorno successivo. Questo è come io vivo da una settimana a questa parte.

Non che di mio padre mi sia mai importato in questi ultimi anni, ma deve essere proprio questo a farmi sentire così in debito verso di lui, a sottolineare la sua mancanza nella mia vita.

Vedo Michael venire a grandi passi verso di me. Non alzo neppure lo sguardo.

"Dobbiamo parlare."

"Ti ascolto."

"La farò breve. Io e te non possiamo più continuare così. Se hai un altro o hai smesso di amarmi, dimmelo, ma non sbattermi la tua sofferenza in faccia perché io non so che farci."

"Okay. Allora continua per la tua strada."

"Questo è tutto quello che hai da dire?"

"Direi di si."

"Perfetto. Avrei sperato in qualcosa di diverso ma evidentemente non mi amavi così tanto come dicevi!" si volta e se ne va. Ho notato i suoi occhi velati dalle lacrime e vorrei corrergli dietro e dirgli che amo e lo amerò sempre alla follia ma il corpo me lo impedisce e poi è meglio così. Io sarei solo un peso ora come ora.

***

Sono passati 5 mesi da quando io e Michael ci siamo lasciati. È uno degli ultimi giorni di scuola e tra poco mi diplomerò. Mi sono risollevato un pochino da gennaio ma il dolore per mio padre non scompare mai. Ho passato intere notti a piangere e a questo si aggiunge anche il fatto che ora Michael sta con Calum. Forse è un rimpiazzo o forse lo ama davvero ma io non sono nessuno per impedirgli di essere felice. Certo è che io non posso vederlo fare le stesse cose che faceva con me. Ci eravamo promessi di non lasciarci separare da Calum, che niente e nessuno ci avrebbe allontanato, ma evidentemente non ero l'unico a non amare abbastanza.

Siamo nel mezzo della lezione di inglese quando bussano alla porta.

"Avanti." dice il professore

"Scusi Mr. Lawson ma il signorino Hemmings dovrebbe uscire un secondo." io? Che avrò mai fatto ora?

"Certamente." replica lui.

Mi alzo dalla sedia e vado verso la porta. Sento lo sguardo di tutti puntato addosso ma soprattutto quello di Michael.

Fuori dalla porta c'è mia madre. Ha gli occhi gonfi e rossi e io non ci capisco più niente. Cado a terra sulle ginocchia urlando con tutta la voce che ho in corpo. Sento le braccia di mia madre cingermi le spalle mentre i suoi singhiozzi si mischiano alle mie urla.

Il dolore si propaga in ogni centimetro del mio corpo, il senso di vuoto, di perdita. Ora non ho più nulla in cui sperare. Io oggi sono morto insieme a mio padre.

-SPAZIO AUTRICE-

So che è corto ma non uccidetemi!

L'ho scritto in mezz'ora :D

È triste, so anche questo.

Abbiamo:

-la rottura dei Muke

-i Malum insieme

-la morte del papà di Luke

Non morite vi prego ^-^

Vi giuro che il prossimo sarà molto lungo, promesso♥

Mi perdonate?

E, vi piace o lo devo cambiare?

Ora vado che sto crollando :/

Notte :*

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