In Case -Muke-

Love

Dedico il capitolo a StylesPaperPlanes e alla sua tragicità ;)
Magari nascerà una nuova storia d'amore ma i muke torneranno presto, non ti illudere! :D

Non avrei mai creduto che il rapporto con il ragazzo che dicevo di amare alla follia e quello che consideravo il mio migliore amico sarebbe andato distrutto in qualche settimana.

Michael non aveva mentito quel giorno, era rimasto davvero tutto il tempo di fronte alla mia porta, ma il mio orgoglio aveva vinto e alla fine era stato quello a dividerci una seconda volta, forse per sempre.

I giorni seguenti mi avevano portato tante emozioni; la rabbia, la tristezza, l'indifferenza con un susseguirsi di sbalzi di umore.

Rivedere Michael era stato doloroso, ma mai quanto vedere Calum e non potergli dire che il suo gesto mi aveva strappato un pezzo di cuore, un pezzo che non sarebbe guarito o che sarebbe tornato al suo posto. Lui l'aveva strappato e mi aveva fatto male, mi aveva preso una ragione di vita. E si sa, senza cuore come si sopravvive? Non lo si fa, molto semplice.

Ma almeno avevo avuto la soddisfazione, se così si può dire, di vederli litigare davanti a me. Questo non aveva cambiato la situazione, non aveva cancellato il fatto che entrambi mi avessero mentito, ma mi aveva dato la conferma che Michael non era stato con me solo per passare il tempo.

Lui, orgoglioso quanto me, mi evitava, cercando sempre di sbattermi in faccia che era felice comunque anche senza di me.

Perché non ero abbastanza; mai all'altezza. Non ci voleva lui per dirmelo.

Bastavano i compiti scolastici. Sempre 5.5.

E si sa, il 5.5 fa schifo. Perché sei a metà, sei a metà tra il va bene e il non va bene. Perché è più di cinque ma meno di 6. E io ero a metà. Ero a metà tra ciò che ero e ciò che non avrei mai voluto essere.

Un misto di insisurezze e paura, indifferenza e dolore. Ma non lo facevo mai trasparire con nessuno.

Io ero e rimanevo un 5.5.

A scuola, mi si è avvicinato un ragazzo, e nonostante io lo tratti malissimo, lui continua a tornare alla stessa ora sempre allo stesso posto.

Penso che sia davvero stupido, ma io con Michael facevo la stessa cosa. L'amore fa davvero schifo.
"Ciao Luke."
"Niall."
"Com'è andata la lezione di matematica?" sapeva seriamente il mio orario a memoria?
"Non ho ascoltato molto, ma che ti importa?"
"Scusa."
"Sta zitto, che è meglio." e lui lo faceva. Stava in piedi a guardarmi fumare. Mi seguiva ovunque e ascoltava le mie scenate di rabbia improvvisa senza dire nulla. Non l'avevo mai visto piegarsi davanti alla mia autorità. E nonostante lo reputassi un ragazzino fragile, mi piaceva la forza con cui faceva finta di accontentarmi. Come se lui non fosse realmente chi dicesse di essere.
"Uscirai con me, un giorno?" chiede lui all'improvviso
"Pfff.. io e te? Uscire?"
"Si... che c'è di strano?"
"Che non sei il mio tipo."
"E chi è il tuo tipo? Clifford che ti ha messo un paio di corna da fare invidia ad un cervo?" non ci vedo più dalla rabbia e lo afferro per il colletto della camicia di jeans che sta portando sbattendolo al muro.
"Ripeti quello che hai detto!"
"Hai sentito perfettamente, solo che non vuoi ammetterlo." lo lascio e lui scivola via dalla mia presa.

Mi allontano afferrando il mio zaino e uscendo dal cancello.
"Usciremo si o no?" urla lui.

Io scuoto la testa e continuo a camminare.

Più tardi, quel pomeriggio, mi ritrovo a fare l'albero di Natale con mamma, e mentre lo decoriamo, ritrovo una piccola miniatura di vetro, regalatami da mio padre quando ero più piccolo.
"Non lo mettiamo quello, che dici?"
"Meglio di no. Lui non è più qui."
"L'hai più sentito?" chiede lei come se fosse la cosa più normale di sempre mentre appende una pallina.
"No. Te l'ho detto che non gli importa di me. E la cosa è reciproca." prendo una pausa. "Ora direi che vado a farmi una passeggiata."
"Non mi aiuti a finirlo?"
"Aspettami per mettere la punta."
"Come sempre."
"Grazie mamma." raccolgo il mio cappotto nello stesso punto in cui l'ho buttato quando sono entrato ed esco.