A tutti capita di avere degli incubi durante la notte.
Nella maggior parte dei casi, al momento del risveglio non se ne conserva neppure il minimo ricordo; ma ci sono incubi che restano impressi chiaramente nella mente di una persona, marchiati a fuoco, e sono gli stessi che ti fanno spalancare gli occhi nel buio più totale, con il fiato ansante e in un bagno di sudore.
Da quando mi sono trasferito da mia zia succede quasi ogni notte, ed ogni volta riesco a premere entrambe le mani contro la bocca prima che un urlo possa uscire contro la mia volontà: non voglio dare spiegazioni a Margaret e James, perché sarei costretto a raccontare ciò che vedo nei miei incubi.
Ed io per primo voglio solo dimenticarli.
Continuo a ripetermi che passerà, che è solo un periodo, ma quando arriva la mattina quelle scene sono ancora ben nitide nella mia mente e faccio fatica a tenere gli occhi aperti.
"Che cosa ti succede, Teddy? Hai un'aria distrutta. Hai dormito poco?" domanda Meg, una mattina, mentre facciamo colazione: appoggia l'indice destro sotto il mio mento e lo solleva leggermente "hai delle ombre scure sotto gli occhi, ti stai ammalando?"
"Sto benissimo" rispondo, in modo scontroso, sottraendomi alla sua presa "non riesco a dormire a causa del caldo. Lasciami in pace"
"D'accordo, non insisto, ma ti devo chiedere una cosa prima di uscire".
Ritorno a guardare Margaret: solo adesso mi rendo conto che indossa un abito, ed un cappellino completamente neri.
"Si?"
"Io e tuo padre non siamo mai andati d'accordo, ma dal momento che sono l'unica parente ancora in vita, ho dovuto assumermi l'incarico di organizzare il funerale. Tu e James volete venire?"
"Se fossi in lutto per la perdita dell'uomo che ha contribuito alla mia nascita, non credi che avrei versato delle lacrime? Mi hai mai visto piangere in questi giorni, zia?"
"D'accordo. Tornerò il prima possibile, se volete andare al lago o nel bosco fate attenzione e non separatevi mai. Se sentite qualche rumore strano, tornate subito a casa, va bene? Non fatemi preoccupare, al mio ritorno voglio trovarvi esattamente come ora: in cucina, senza lividi, graffi o tagli"
"Si, generale, ai suoi ordini" rispondo, facendo l'imitazione di un saluto militare; Meg finalmente si lascia scappare un sorriso, saluta me e James e poi esce di casa "andiamo al lago?"
"Vuoi pescare? Vado a prendere le canne nel capanno degli attrezzi?"
"No, lascia stare. Oggi niente pesca. Ho voglia di fare una semplice passeggiata".
Il laghetto non è molto distante dalla casa di mia zia: per raggiungerlo bisogna percorrere un piccolo sentiero di sassi e ghiaia che passa affianco a due campi di grano; le spighe sono così alte che superano sia me che James di almeno una decina di centimetri.
Quando arriviamo a destinazione, ci sediamo sulle assi di legno del pontile che conduce al centro della pozza d'acqua, ed entrambi lasciamo dondolare le gambe al di là del bordo, con le suole delle scarpe che sfiorano appena la superficie trasparente.
"Hai visto? Guarda!" esclama Jimmy, dopo qualche minuto di silenzio, indicandomi un gruppo di pesciolini che passa velocemente affianco a noi: le squame rosse brillano sotto la luce del sole, in un gioco di luci ed ombre "te lo avevo detto che dovevamo prendere le canne da pesca!"
"Questi pesciolini possono andar bene per un acquario. Sono altri quelli perfetti per essere cucinati. Fai attenzione, Jimmy".
Frugo all'interno di una tasca dei pantaloni e prendo un coltello a serramanico che porto sempre con me: premo la lama affilata contro la pelle del mio palmo destro e subito si forma un lungo taglio rosso; stringo la mano a pugno e poi lascio ricadere alcune gocce di liquido scarlatto in acqua.
Io e mio cugino attendiamo in silenzio che accada qualcosa e poco dopo appare un grosso pesce nero, attirato dall'odore del sangue; James si lascia scappare un fischio impressionato e allontana le scarpe dall'acqua, spaventato da un possibile attacco.
"Avevi ragione, Teddy"
"Vuoi provare anche tu?".
Trascorriamo il resto della mattinata al laghetto, cercando di attirare quanti più pesci possibili con il nostro sangue; quando torniamo a casa, abbiamo appena il tempo di disinfettare e bendare le ferite prima del rientro di zia Margaret.
I suoi occhi scuri si posano subito sulle garze e sul flacone di disinfettante, e le domande non tardano ad arrivare.
"Che cosa è successo? Che cosa avete fatto?"
"Abbiamo fatto una passeggiata al laghetto. Al ritorno ho proposto di fare una gara di corsa e siamo caduti entrambi sui sassi. È stato solo un piccolo incidente, stiamo entrambi bene. Non è così, James? Dillo anche tu"
"Si, mamma, ha ragione Teddy. È un piccolo taglio"
"Avrebbero potuto essere ferite molto più serie. E se uno di voi si rompeva una gamba che cosa avreste fatto? Come avreste potuto contattarmi?"
"Avrei corso fino al primo negozio ed avrei chiesto di fare una telefonata. In ogni caso non è successo nulla di grave, quindi questa discussione è inutile, zia, non credi?" rispondo prontamente, scrollando le spalle.
"Teddy, perché hai detto quella bugia?" domanda mio cugino, quando entrambi siamo coricati a letto.
"Hai visto quanto era preoccupata tua madre. Pensa come avrebbe potuto reagire se avessi raccontato la verità. A volte, James, siamo costretti a dire qualche piccola e innocua bugia" mormoro; mi alzo dal letto, prendo il coltellino a serramanico e torno a sedermi a gambe incrociate sul materasso: sciolgo le bende e premo nuovamente la lama contro il taglio, che ha iniziato a rimarginarsi, e subito esce un rivolo scarlatto.
Sento James trattenere rumorosamente il fiato quando avvicino il viso alla ferita e lecco il sangue fresco.
"Perché lo hai fatto?" mi chiede poi, sbattendo le palpebre.
"Non lo so, ero semplicemente curioso. Vuoi fare un patto di sangue?"
"Un patto di sangue? Che cos'è?"
"Una promessa che dura per tutta la vita, a cui non ci si può sottrarre. Se due individui fanno un patto di sangue, sono indissolubilmente legati l'uno all'altro. Tutto quello che bisogna fare è bere o mischiare il sangue di queste due persone. Se non te la senti di assaggiarlo, possiamo limitarci a mischiarlo, il legame non sarà meno forte"
"D'accordo"
"Dammi il palmo destro".
Jimmy non esita neppure un istante a porgermi la mano con il palmo rivoltò all'insù: taglio le bende, passo la lama sulla ferita e congiungo le nostre mani, stringendo la sua con forza.
"Adesso che cosa si fa?"
"Adesso bisogna scambiare la promessa" sussurro, deglutendo "James, giurami che qualunque cosa accada, tu rimarrai sempre a mio fianco, ed io farò lo stesso con te. Qualunque cosa accada"
"Te lo giuro"
"Lo giuro anche io" sospiro, sciolgo la presa e osservo il mio palmo, quasi completamente rosso "è meglio se andiamo in bagno a ripulire tutto, prima che tua madre ci scopra".
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Alabama's Monster; Prison Break (✔️)
FanfictionPREQUEL DI 'LIKE A PRAYER'. "Non stiamo parlando di pazzia, ma c'è il serio rischio che quel seme possa depositarsi e germogliare, signora, se non interveniamo in tempo. La società rischierebbe di doversi occupare, un giorno, di un soggetto pericolo...