NATURAL HABITAT

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I sei anni a Donaldson, se possibile, trascorrono molto più velocemente dei tre anni in riformatorio, ma non nello stesso modo tranquillo.

All'interno del gruppo ci sono frequenti dissapori tra Wolf e David, e spesso sono arrivati ad un solo passo dall'iniziare una rissa; credo che il mio compagno di cella sia geloso del rapporto di amicizia che, nonostante tutto, sono riuscito a creare con David, e credo anche che sia fermamente convinto che tra noi due ci sia qualcosa di molto più intimo.

Questo, però, è un problema secondario se paragonato ad un altro, che mi riguarda da molto più vicino e che voglio risolvere il prima possibile, una volta fuori di prigione: non ricevo una visita da parte di James da quasi sei anni, e quelle di zia Margaret sono diminuite drasticamente.

Quando le ho chiesto spiegazioni, in uno dei nostri ultimi incontri, ha minimizzato l'intera faccenda dicendo che si tratta solo di un brutto periodo, ma io sono convinto che dietro c'è qualcosa che prova a nascondermi, per chissà quale motivo a me sconosciuto.

"T-Bag!" esclama il mio unico amico, raggiungendomi alle spalle.

"Cosa?"

"Il tuo soprannome. Che ne dici di 'T-Bag'? Ascolta, lo so che forse non è il migliore dei soprannomi, ma ha un suono terribilmente accattivante... E poi c'è la 'T' di 'Theodore' e il 'Bag' di 'Bagwell'. Sembra fatto apposta per te"

"E come ti è venuta in mente questa brillante idea? Hai visto che in mensa distribuivano le bustine per le tisane?" commento, in tono sarcastico, scoppiando a ridere.

"Sto parlando seriamente"

"Ohh, d'accordo, allora ti ringrazio per avermi trovato un soprannome proprio nel giorno in cui sto per essere rilasciato"

"Quando te ne andrai?"

"Appena termina l'ora all'aria aperta. Il tempo di raccogliere le mie cose e tornerò ad essere un libero cittadino... David, che cosa stai facendo?" domando, perché lui mi abbraccia senza alcun preavviso "non sto partendo per il fronte. Ti scriverò delle lettere, resteremo in contatto. E poi dovrà arrivare il giorno in cui anche tu tornerai in libertà"

"Lo spero" risponde lui, scrollando le spalle.

In sei anni non gli ho mai chiesto per quale motivo si trova a Donaldson, e preferisco continuare ad ignorarlo, anche perché non m'interessa.

Gli do una pacca sulla schiena, per ricambiare il saluto, ed il suono della sirena riecheggia in tutto il cortile, segnando la fine dell'ora all'aria aperta e l'inizio della mia libertà; quando ritorno in cella, per prendere i miei pochi effetti personali, trovo Wolf che mi sta aspettando.

"E così... Finalmente è arrivato il tuo grande giorno, giusto? Tra poco un secondino verrà a prelevarti e varcherai il cancello di Donaldson"

"E tornerò ad essere un libero cittadino"

"Sai che non durerà a lungo" continua lui, con un sorrisetto, rigirandosi un oggetto tra le mani "tornerai prima o poi, Theodore. E non mi sto riferendo a quello che le persone dicono di chi è stato in prigione. Non credo che tu ci tornerai perché ci sei già stato una volta. Io penso che esistano persone che sono destinate, fin dalla nascita, a trascorrere la maggior parte della loro esistenza dietro le sbarre di una cella. E tu sei una di quelle persone. Potremo dire che il carcere è il tuo... Habitat naturale?"

"Come fai ad esserne così sicuro?"

"Sei pentito di quello che hai fatto?" mi domanda, prendendomi alla sprovvista; sbatto più volte le palpebre, apro la bocca e poi la richiudo senza dire una sola parola "ecco. Vedi? Tu non sei minimamente pentito di ciò che hai fatto a quella ragazza. Fidati delle mie parole: tornerai. E ti prometto che, per quel giorno, troverai un posto libero in questa cella. Tieni, questo è per te"

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