HYENA AND ANTELOPE

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"Theodore Bagwell, di ritorno dall'infermeria".

Le parole pronunciate da Geary segnano il mio rientro nel Braccio A dopo alcuni giorni trascorsi in infermeria a causa di un'intossicazione di fumo, e dopo alcuni minuti trascorsi nell'obitorio in compagnia del corpo del mio ex compagno di cella; la porta davanti a me si spalanca e vengo accolto dagli applausi che provengono dal mio gruppo, e che riescono a strapparmi un sorriso.

Ricevo qualche pacca sulla schiena, e poi Trokey mi passa il braccio sinistro attorno alle spalle.

"Siamo contenti di riaverti qui con noi, T., e siamo tutti addolorati per quello che è successo a Maytag... Proprio per questo ti abbiamo preparato un piccolo regalo per la tua guarigione" mi sussurra ad un orecchio, con una risata divertita; comprendo appieno il senso delle sue parole solo quando arrivo di fronte alla mia cella.

Dentro, seduto su uno sgabello, c'è un ragazzino con il viso rivolto alle piastrelle del pavimento e con le braccia incrociate all'altezza del petto.

"Ohh!" esclamo, piegando le labbra in un sorriso compiaciuto "è della misura giusta. Grazie mille, ragazzi, adesso lasciateci soli".

Chris ed il resto del mio gruppo obbediscono subito, con qualche risata divertita, lasciandomi da solo con il mio nuovo e giovanissimo compagno di cella: mi avvicino a lui, appoggio la mano sinistra su una parete e piego leggermente il viso, osservandolo con gli occhi socchiusi.

Gli ordino di dirmi il suo nome, e la risposta arriva sottoforma di un sussurro che faccio quasi fatica a comprendere.

"Seth"

"Sei nuovo, Seth? Hai paura? Alza gli occhi" ordino per la seconda volta, e riprendo a parlare solo quando obbedisce "quanti anni hai?"

"Diciannove"

"Avevo quasi la tua stessa età quando sono entrato per la prima volta in un carcere, Seth, e proprio come è successo a te, dei detenuti più grandi mi hanno convinto a cambiare cella dicendomi che i secondini mi avevano assegnato ad una che aveva il lavandino ed il cesso guasti. E così mi sono ritrovato a dividere la stessa cella, per sei lunghi anni, con un vero maniaco... Scommetto che ne avrai già sentite di storie su di me, vero?"

"Sì" il suo sussurro, seguito da un cenno del capo appena percepibile, mi fanno capire che non ha solo sentito alcune delle voci che circolano su di me a Fox River, ma che ne è letteralmente terrorizzato, e così distendo le labbra in un sorriso, per placare il suo disagio.

"Non sono tutte vere" sussurro a mia volta; infilo la mano sinistra nella corrispettiva tasca dei pantaloni e rovescio la stoffa bianca, mostrandola a Seth ed invitandolo ad afferrarla "forza. Andiamo a fare un giretto, dolcezza".



La maggior parte dei detenuti odia la stanza delle docce a causa delle numerose dicerie che circolano.

Dicerie come, ad esempio, la classica storia della saponetta.

O che bisogna sempre fare attenzione ad avere le spalle contro il muro.

Io, invece, trovo che sia un momento molto rilassante, soprattutto quando chiudo gli occhi e sento il getto d'acqua fredda colpirmi il viso, per poi scendere in tanti rivoli lungo la schiena e depositarsi sulle piastrelle del pavimento.

Solitamente utilizzo i pochi minuti che ho a mia disposizione per riflettere o per schiarirmi le idee, ma quattro giorni dopo l'arrivo del mio nuovo compagno di cella, il mio momento di assoluta tranquillità e relax viene interrotto da una voce che proviene a poca distanza da me.

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