PRETTY

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Quattro giorni più tardi, quando finalmente posso liberarmi della maledetta fasciatura al naso, riesco a scorgere il nuovo arrivato di cui tutti parlano a causa di un pettegolezzo alquanto interessante: a quanto pare, si tratta del fratello minore di Lincoln Burrows, l'unico detenuto rinchiuso nel Braccio B, condannato alla sedia elettrica per avere ucciso il fratello del vicepresidente degli Stati Uniti.

Così, almeno, dicono i giornali.

Lo studio in silenzio, quando siamo tutti in cortile, ed aspetto il momento giusto per avvicinarmi a lui, e fortunatamente questo avviene poco dopo: si avvicina alla tribuna che appartiene a me ed al mio gruppo, si guarda attorno, e poi si siede in una delle panchine, con le mani nascoste nelle tasche della giacca che indossa.

Raggiungo la matricola senza dare troppo nell'occhio, e quando sono ormai a pochi passi di distanza lo sento parlare con uno dei miei sottoposti e lasciarsi sfuggire un commento proprio su di me, forse perché gli è stato riferito che ha sconfinato il mio territorio.

"T-Bag sembra un soprannome"

"Ormai è il mio vero nome" rispondo prontamente, attirando la sua attenzione, così da poterlo osservare da più vicino: non ha semplicemente dei lineamenti in grado da far girare la testa a chiunque e delle labbra create per essere morse fino a farle sanguinare, ma possiede anche due occhi azzurri e chiarissimi, di una tonalità che non ho mai visto prima; si alza di scatto dalla panca, ma io gli faccio un cenno con la mano destra, invitandolo a sedersi di nuovo "no, no, no. Prego. Siediti. E così tu sei quello nuovo, giusto? Scofield. Sai una cosa? Sei proprio carino come dicono... Anzi, molto di più... I musi neri ti fanno paura?"

"Come?" mi domanda lui, rivolgendo lo sguardo altrove, in un punto che non riesco bene a definire; mi tolgo il cappello a visiera che indosso, e gli faccio un cenno in direzione della metà del cortile che appartiene ai scimmioni.

È evidente che si trova a Fox River da pochissimi giorni, come è altrettanto evidente che questa è la prima volta che mette piede in un carcere, e deve ancora capire molte cose.

"Qualunque bianco timorato di Dio capisce subito che nel sistema correttivo attuale prevale il partito afroamericano. Per questo credono di essere loro i padroni, ma non sanno che noi abbiamo l'asso nella manica. Che agiremo di sorpresa. Ed anche se non hai ancora preso una posizione, pesciolino, ti posso offrire la mia protezione. Tutto quello che dovrai fare sarà attaccarti a questa tasca" scosto in modo brusco Jason, che per tutto il tempo ha ascoltato la nostra conversazione senza pronunciare una sola parola, e mostro la stoffa bianca alla matricola "in questo modo ti avrò sempre a mio fianco e nessuno t'importunerà. Io cammino e tu cammini"

"Credevo avessi già una ragazza".

La battuta di Scofield non mi irrita affatto, al contrario di Jason, anzi, mi diverte ed intriga perché mi sono sempre piaciute le sfide; mi alzo dalla panca e gli mostro la stoffa dell'altra tasca.

"Ma come puoi vedere, qui ho un'altra tasca ed è ancora disponibile"

"Non m'interessa" mormora lui, guardandomi per qualche secondo prima di tornare a fissare l'orizzonte; questa volta sulle mie labbra compare una smorfia seccata, perché la sua ritrosia inizia ad irritarmi, ma tento ugualmente un ultimo approccio, mettendolo davanti alla cruda realtà della vita dietro le sbarre.

"Se non accetti la mia protezione, quei musi neri ti trascineranno nelle docce e ti faranno la festa appena si presenterà l'occasione perfetta"

"Ho detto che non m'interessa"

"Allora alza quel culo e vattene" dico a denti stretti, avvicinando il mio viso al suo, questa volta il fratello di Burrows non ribatte e si limita ad obbedire al mio ordine: si alza dalla panca e si allontana senza mai voltarsi una sola volta, neppure quando gli urlo contro una minaccia "la prossima volta che ti becco su questa tribuna non scambieremo solo quattro parole. Capito che intendo?"

"Te lo avevo detto che non ne valeva la pena"

"Chiudi quella bocca, Maytag" dico, voltandomi di scatto verso il mio compagno di cella "e cancella quel sorrisetto soddisfatto prima che ci pensi io con un pugno".



Scofield si rivela ben presto essere una persona arrogante, che non rispetta la gerarchia all'interno di Fox River, ed io lo scopro il pomeriggio seguente al nostro primo incontro, quando esco in cortile insieme a Jason; è proprio lui a farmi notare la presenza del nuovo pesciolino sulla mia tribuna.

"A quanto pare non ha recepito appieno il tuo messaggio" commenta, seccato, ed io resto in silenzio.

Osservo Michael intento a svitare una delle viti della tribuna e, quando ci riesce, decido di intervenire.

"Ah-Ah-Ah!" esclamo, scuotendo la testa "non sono stato chiaro? Questa appartiene alla famiglia e tu hai detto molto chiaramente che non t'interessa farne parte. Forza, dammi subito quella vite"

"Non so di che cosa stai parlando"

"Mi hai forse preso per uno stupido? Ho visto quello che stavi facendo. Avanti, dammi subito quella vite o sarò costretto a prenderla con la forza, la scelta è solo tua" ripeto, ed allungo la mano destra, invitandolo silenziosamente ad obbedire e a non peggiorare la situazione in cui si trova; Scofield mi guarda con gli occhi socchiusi per qualche istante, poi sospira, si alza dalla panca e mi consegna con riluttanza l'oggetto metallico: rigiro la vite tra le mie mani, soffermandomi sulla punta affilata, e dalle mie labbra esce un fischio ammirato "gran bel pezzo d'acciaio, hai fatto davvero un ottimo lavoro, ma la vera domanda è: a chi desideri accorciare la vita a pochi giorni di distanza dal tuo arrivo?"

"Non sono affari che ti riguardano, T-Bag"

"Ohh, ed è proprio qui che ti sbagli" commento, senza mai staccare gli occhi dall'oggetto che è appena diventato una possibile arma nelle mie mani "ti ho visto parlare con i musi neri poco fa, chi mi assicura che non stai tramando qualcosa proprio alle mie spalle e che questa vite non sia destinata a tagliare la mia gola? Non mi dire che sei uno di quegli strani animali dalle idee confuse, Scofield. Bianchi fuori, ma dentro neri come il carbone. Forse dovrei aprirti con questa vite per scoprirlo con i miei stessi occhi"

"Ehi, voi, qualche problema?".

La nostra discussione viene bruscamente interrotta dalla voce di una guardia, che si avvicina agli anelli metallici della recinzione; non posso permettere che veda l'oggetto che ho in mano e così fingo uno sbadiglio e stiracchio le braccia, in modo da passarlo a Jason senza essere visto.

"Questo gingillo lo teniamo noi, se non ti dispiace" dico poi, tornando a guardare Michael, e quando il secondino ci urla contro di allontanarci, esorto il pesciolino a fare lo stesso "ehi, bello, non hai sentito quello che ha detto la guardia? Vattene".

Scofield non replica: infila le mani nelle tasche dei pantaloni, mi volta le spalle e s'incammina verso la direzione opposta del cortile; ancora una volta Jason non perde tempo a rendermi partecipe del suo personale punto di vista.

Ormai è chiaro che prova una forte antipatia nei confronti di quel ragazzo tanto bello quanto arrogante, ma è difficile capire se è perché lo considera una vera minaccia o se si tratta di una semplice questione di gelosia.

"Forse dovresti sbarazzarti di lui prima che diventi un problema più ingombrante" mi sussurra all'orecchio destro, ma io mi limito a scrollare le spalle ed a ignorare il suo suggerimento: non ho voglia di sporcarmi le mani per una faccenda così piccola, e poi a breve ci sarà il regolamento di conti che coinvolgerà l'intero Braccio A.

E non esiste occasione migliore per valutare i nuovi arrivati, per un semplice motivo: ci si sbarazza subito degli anelli deboli, ed i più forti mostrano il loro vero volto, lasciando cadere a terra ogni maschera.

Sarà un vero piacere scoprire a quale delle due categorie appartiene Michael.

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