THE WOLF'S LAIR

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Il piano che ho progettato per sbarazzarmi di Wolf è suddiviso in tre fasi, e David è fortemente contrario alla seconda.

"No, T-Bag, ti prego! Ascoltami! Non lo puoi fare!" esclama, nel tentativo di farmi cambiare idea, mentre siamo in mensa per la colazione "non puoi andare nella cella di Wolf per parlargli faccia a faccia. Se lo fai, ti ammazzerà con le sue stesse mani, te ne rendi conto? Non faresti altro che servirti su un vassoio d'argento"

"E che cosa dovrei fare? Mandargli un bigliettino? Questo sarebbe il peggior passo falso, dai retta alle mie parole"

"E per quale motivo? Vuoi liberarti di lui o vuoi ritrovarti con la gola tagliata ad annaspare nel tuo stesso sangue?"

"Sospetterebbe qualcosa!" esclamo, esasperato, abbassando subito la voce per non essere sentito da qualcuno del gruppo "ho diviso la stessa cella con lui per sei anni, so come è fatto. Wolf è una persona profondamente diffidente e proprio per questo motivo è difficile fregarlo. Se voglio convincerlo a incontrarmi dentro quel capannone, devo guardarlo negli occhi, altrimenti possiamo considerarci fottuti"

"D'accordo... D'accordo..." ripete il mio compagno di cella, alzando entrambe le mani "come vuoi tu. Devo stare a distanza di sicurezza? In modo da intervenire in caso di necessità?"

"No, te l'ho già detto: fiuterebbe qualcosa"

"Almeno porta con te un cacciavite..."

"No" rispondo categoricamente, scuotendo la testa: non posso lasciare che David mi segua a distanza di sicurezza e non posso neppure portare una qualunque arma da taglio con me, perché Wolf lo capirebbe.

Devo mostrarmi trasparente come l'acqua di un fiume, apparentemente senza alcun secondo fine.

Decido di parlargli nel pomeriggio, quando tutti i detenuti escono dalle proprie celle per andare nel cortile.

Raggiungo quella del mio 'ex coinquilino' mentre si accinge a fare lo stesso, e per poco rischio di scontrarmi contro la sua mole robusta e contro quella molto più sottile del suo fedele cagnolino.

"Teddy-Bear, a cosa devo l'onore di questa visita?" mi domanda subito, con un'espressione corrucciata, perché non si aspettava una mia visita così audace, soprattutto dopo l'episodio nelle docce "hai bisogno di parlare con me?"

"Si, effettivamente sono qui perché ti devo parlare... Da solo" rivolgo una breve occhiata al ragazzino prima di tornare a fissare Wolf; lui recepisce il messaggio ed ordina al suo fedele cagnolino di uscire in cortile perché abbiamo bisogno di un po' d'intimità.

Il mio ex compagno di cella mi lancia un lenzuolo appallottolato, facendomi cenno di appendere le due estremità sul muro con dei pezzi di nastro adesivo; quando lascio ricadere la stoffa bianca, mi appoggio ad una parete e osservo Wolf prendere un oggetto nascosto sotto il cuscino della sua brandina.

Davanti ai miei occhi appare lo stesso coltello con cui mi ha minacciato qualche giorno fa; anche se in quell'occasione ho visto la lama da lontano, nutro la cieca convinzione che si tratta della stessa arma bianca.

"Vedi questo piccolo pugnale? Lo tengo da parte per un'occasione speciale, prova ad indovinare quale"

"Per il giorno in cui mi aprirai come un cocomero?"

"Sei sempre stato un ragazzo molto intelligente, ma non altrettanto furbo" commenta, divertito, nascondendo nuovamente l'oggetto sotto al cuscino "non hai mai capito che arriva sempre il momento in cui bisogna stare zitti e chinare la testa. La tua lingua biforcuta ti porterà a fare una brutta fine un giorno, ricordati queste parole"

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