Naturalmente la notizia del regolamento di conti si è sparsa in modo rapido, a macchia d'olio, e la maggior parte dei detenuti vuole parteciparvi in modo attivo.
Mentre rientro dall'ora all'aria aperta, noto che ci sono diversi gruppetti di uomini che parlano a bassa voce, ed in alcuni casi si passano dei fagotti di stoffa che contengono, senza alcuna ombra di dubbio, diversi tipi di arma bianca; mi fermo per qualche istante in cima ad una scala metallica e richiamo il mio compagno di cella, impegnato a parlare con altri due detenuti.
Lui mi raggiunse subito, senza la minima esitazione, proprio come un cagnolino obbediente; afferra la stoffa della tasca sinistra dei miei pantaloni, sorrido compiaciuto, ed a quel punto scendo i scalini per raggiungere la mia piccola abitazione, ma quando arrivo davanti ad essa, spalanco gli occhi per la sorpresa: Scofield sta frugando tra i miei effetti personali, sicuramente perché è alla ricerca di quella maledetta vite.
"Che cosa ci fai nella mia cella?" domando, in tono risentito, perché prima d'ora nessuno ha mai osato fare una cosa simile; lui si volta a fissarmi con un'espressione impassibile, e quando socchiude le labbra mi lascia nuovamente senza parole nell'arco di pochissimi secondi.
"Voglio entrare"
"Come?" domando, facendomi avanti, piego leggermente il viso e socchiudo gli occhi "puoi ripetere?"
"Ho detto che voglio entrare nella famiglia. Vuoi che combatta? Combatterò. La vite della panca mi serviva proprio a questo".
Osservo Michael in silenzio, soffermandomi sul viso e sugli occhi, per capire se sta dicendo la verità o se si tratta di una menzogna; alla fine mi convinco che non ha alcuna ragione concreta per raccontarmi una menzogna e che si è semplicemente pentito del modo in cui è iniziata la nostra conoscenza: dopotutto, a mio tempo, sono stato anche io una matricola, ed anche io ho commesso errori simili, e così decido di chiudere un occhio nel suo caso.
"Se desideri combattere non hai nulla di cui preoccuparti. Potrai sfogarti questa sera stessa"
"Questa sera?" ripete il pesciolino, e per la prima volta vedo un'espressione confusa e preoccupata che lo rende ancora più carino ed appetibile.
"Qualche problema, Scofield? Perché ormai è già tutto deciso. Quando ci verrà ordinato di uscire dalle nostre celle per l'appello serale, avranno inizio le danze, quindi ti consiglio di darci dentro se non vuoi beccarti una pugnalata per errore, capisci che cosa intendo?"
"Avrò bisogno di un'arma"
"Vuoi un'arma?" interviene, allora, Jason: gli mostra per qualche istante la tanto bramata vite e poi gl'infila in una tasca dei pantaloni un piccolo bastoncino di legno "ecco la tua arma. Adesso vattene".
Blocco Michael prima che possa uscire dalla nostra cella: stringo una mano attorno al suo braccio destro e glielo accarezzo, prima di avvicinare il mio viso al suo, tanto che quasi si sfiorano.
"Non posso darti l'artiglieria pesante se prima non ho una prova della tua fiducia, capisci? E, comunque, voglio che tu sappia in anticipo che se mi offri la tua mano io mi prenderò tutto il braccio" mormoro, facendo schioccare la lingua contro il palato; lascio la presa sul suo braccio e qualche istante più tardi le porte scorrevoli delle celle si chiudono in automatico con un tonfo sordo.
Mi lascio cadere sulla mia brandina, con un sorriso soddisfatto, ed incontro lo sguardo di Maytag, che mi sta fissando con un'espressione completamente diversa e tutt'altro che allegra.
"Tu vuoi sostituirmi con lui".
Sollevo gli occhi al soffitto a causa dell'accusa che mi è stata appena rivolta, e mi preparo ad affrontare l'ennesima discussione con il mio compagno di cella.
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Alabama's Monster; Prison Break (✔️)
FanfictionPREQUEL DI 'LIKE A PRAYER'. "Non stiamo parlando di pazzia, ma c'è il serio rischio che quel seme possa depositarsi e germogliare, signora, se non interveniamo in tempo. La società rischierebbe di doversi occupare, un giorno, di un soggetto pericolo...