TERZA PARTE: ALABAMA'S MONSTER

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Occuparsi di un famigliare tossicodipendente è un processo lungo ed estenuante, sia dal punto di vista fisico che mentale: si ha a che fare con una persona che può avere violenti scatti d'ira durante una crisi d'astinenza e che può ricadere nelle vecchie abitudini in qualunque momento, anche dopo anni ed anni di disintossicazione; una persona che deve essere accudita e seguita con costanza, che non deve mai essere abbandonata, soprattutto nei momenti più bui e difficili, in cui non si vede una via d'uscita.

Ci sono momenti in cui vorrei abbandonare tutto e andarmene per sempre da Conecuh County, soprattutto quando James diventa tanto violento da essere un pericoloso sia per me che per sé stesso, ma non arrivo mai al punto di preparare le valigie ed andarmene come lui ha fatto, e tutto questo per un semplice motivo: mi sento responsabile della sua tossicodipendenza.

Anche se mia zia continua a ripetermi il contrario, che non devo darmi la responsabilità di colpe che non ho, so che la verità è un'altra: la colpa è mia, perché nulla di simile sarebbe successo se non mi avessero arrestato e spedito a Donaldson.

Trascorro quattro interi anni della mia vita dedicandoli esclusivamente a mio cugino, senza pensare un solo istante a vivere la mia vita o a svagarmi: gli unici 'lussi' che mi permetto, sono di scrivere una lettera al mese a David, ancora rinchiuso a Donaldson, e di prendere la patente.

La corrispondenza dura quasi due anni prima d'interrompersi bruscamente, senza alcun motivo apparente, e le opzioni possono essere solo due: o il mio unico amico è stato rilasciato, oppure si è beccato una coltellata durante un altro regolamento di conti.

"Teddy, dovresti riposarti, non credi?" mi domanda zia Margaret, dopo l'ennesimo giorno trascorso interamente in casa ed in compagnia di James "potresti uscire a bere una birra in un pub. Da quanto tempo non fai qualcosa di simile?"

"Sto benissimo, non ho bisogno di andare a bere qualcosa"

"Hai paura di lasciare da solo tuo cugino? Teddy, resterò io in casa con lui, non gli accadrà nulla. Ormai Jimmy ha risolto tutti i problemi che aveva con la droga, e questo grazie al tuo aiuto. Meriti di trascorrere una serata tranquilla"

"Non ne ho bisogno, davvero".

Provo a declinare più volte la proposta di Meg, ma continua ad insistere; e quando si aggiunge anche James, sono quasi costretto a indossare una giacca, salire in macchina e raggiungere il primo pub della città.

Mi siedo davanti al bancone, ordino una birra e poi mi passo entrambe le mani sul viso, lasciandole lì, finché non sento una voce provenire a poca distanza.

"Ehi!".

Lo sgabello accanto al mio non è più vuoto, ma bensì occupato da una ragazza giovane e carina, di diciotto o forse diciannove anni: indossa una gonna frusciante, una canottiera bianca ed i lunghi capelli biondi le scendono sulla schiena, fermandosi a pochi centimetri dai fianchi.

Non l'ho mai vista prima, ma qualcosa in lei, forse il biondo della chioma o l'azzurro degli occhi, mi fa subito pensare ad Ava.

"Ehi..." mormoro, rispondendo al saluto "posso fare qualcosa per te?"

"Si, potresti iniziare con l'offrirmi da bere. Che cosa hai ordinato? Una birra? Vorrei lo stesso".

La sua sfacciataggine riesce a strapparmi un sorriso, e così decido di assecondarla e di chiedere al barista un'altra birra chiara, che arriva dopo una manciata di secondi, mentre cerco di scoprire qualcosa di più sulla sconosciuta.

Alabama's Monster; Prison Break (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora