PERFECT MAN

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Trascorre esattamente un mese prima che incontri di nuovo Susan Hollander: la vedo entrare in biblioteca, insieme alla piccola Gracey, per restituire i libri che ha preso in prestito, e non riesco ad impedire al mio cuore di battere più velocemente.

Quando i nostri sguardi s'incrociano, nel suo viso appare un'espressione imbarazzata, che prova a nascondere con un sorriso; si avvicina al bancone e mi consegna i due libri per ragazzi.

"Ti sono piaciuti, principessa?" domando a Gracey, che si limita ad annuire "allora faresti meglio a dare un'occhiata alla sezione per te e tuo fratello, perché questa mattina sono arrivati dei nuovi libri con le illustrazioni in rilievo, ed ho subito pensato a te appena li ho visti"

"Mamma, posso?" chiede, allora, la bambina rivolgendo uno sguardo speranzoso a Susan, che si ritrova costretta a cedere subito.

"Si, ma solo per qualche minuto. Dobbiamo andare a prendere tuo fratello tra poco" risponde lei, con un sospiro; quando restiamo da soli si tormenta le mani, nervosamente, alla ricerca di qualcosa di cui parlare "come stai, Theodore? È da molto che non ci vediamo"

"Si, c'è molto lavoro da fare. E tu, Susan, come stai?"

"A parte i ragazzi che mi fanno sempre impazzire, ed il fatto che non ho mai un solo minuto per me? Bene" mormora, con una breve risata, prima di tornare subito seria e rigirarsi una ciocca di capelli con l'indice destro; lancia una breve occhiata in direzione della figlia e poi torna a parlarmi, abbassando ulteriormente il tono di voce "sei libero di insultarmi se vuoi, lo capirei, ma mi stavo chiedendo se l'invito di un mese fa è ancora valido. Non ti devi preoccupare della baby-sitter, ci penserò io, però non sei costretto a..."

"Questa sera. Vengo a prenderti alle sette" dico, senza lasciarle il tempo di finire la frase.

Susan sorride e arrossisce, prima di rispondere con una punta d'imbarazzo nella voce.

"D'accordo, allora ci vediamo questa sera alle sette".



Impiego l'intero pomeriggio per decidere quali vestiti indossare per l'appuntamento, ed alla fine preferisco optare per un semplice paio di jeans ed una camicia bianca, perché un completo elegante sarebbe troppo eccessivo e fuori luogo.

Arrivo davanti al portico della villetta in perfetto orario e quando la porta si apre, dopo che ho suonato il campanello, resto letteralmente senza fiato davanti allo spettacolo che si presenta ai miei occhi: anche Susan indossa un paio di jeans ed una camicetta bianca, sprovvista di maniche, e nonostante non abbia la minima traccia di trucco sul viso, se possibile, è ancora più bella del solito.

Per la prima volta capisco qual è una delle tante cose che mi piacciono di lei: la sua bellezza naturale, così acqua e sapone, ormai difficile da trovare nelle altre donne.

"A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea riguardo a cosa indossare per il nostro primo appuntamento" dico, per allentare la tensione, facendole notare come i nostri jeans e le nostre camicie si assomiglino, prima di porgerle il mazzo di fiori che ho comprato pochi minuti prima "questi sono per te. Un piccolo pensiero da parte mia"

"Non avresti dovuto, Theodore, sono meravigliosi! Sono dei..."

"Gigli, perché..."

"Perché il nome 'Susan' deriva dall'ebraico 'Shoshannah' e significa 'giglio'" mormora lei, con un sorriso così dolce e luminoso che, per la seconda volta, mi ritrovo a dimenticare come si fa a respirare; rientra in casa per qualche istante, per salutare i figli e per riporre i fiori in un vaso, ed io sorriso, passandomi la lingua sul labbro superiore.

Adesso non ho più alcun dubbio di essere riuscito a fare colpo su questa donna.

Quando Susan torna da me, mi rivolge un altro sorriso e mi domanda dove siamo diretti.

"Ho prenotato un tavolo per due persone in un ristorantino tranquillo, poco lontano da qui, e pensavo ad una rilassante passeggiata come dopocena. Ti piace il mio programma?"

"È perfetto, ma c'è solo un piccolo problema: io e i miei figli ci siamo trasferiti qui da pochi mesi, e non conosco molto bene i vari quartieri, rischieremo di perderci"

"Anche io sono qui da poco, ed anche io non conosco molto bene i vari quartieri, vorrà dire che ci perderemo insieme e per me sarà un vero piacere" le sussurro ad un orecchio, riuscendo a strapparle una risata.

L'intera serata procede in modo tranquillo, e lo stesso vale per la piccola passeggiata che ci concediamo una volta usciti dal ristorante; lei si aggrappa al mio braccio destro e, mentre camminiamo, affrontiamo argomenti leggeri, senza mai andare troppo sul personale, perché non esiste peggior errore che si possa fare durante un primo appuntamento.

Non ci allontaniamo mai troppo dal suo quartiere, così quando l'orologio che porto al polso sinistro segna le nove, entrambi siamo di nuovo sotto il portico di casa di Susan.

"È stata una serata stupenda" commenta lei, appoggiando la mano destra sulla maniglia della porta "davvero, Theodore, è stata una serata stupenda. Era da tempo che non mi divertivo così tanto in compagnia di un uomo. Troppo tempo, in effetti..."

"Lasciamo da parte i fantasmi del passato, d'accordo? Ciò che conta veramente, in questo momento, è il presente ed il futuro... Altrimenti come si può andare avanti con lo sguardo rivolto sempre dietro di sé?" rispondo, sollevando appena l'angolo sinistro della bocca, ed è a questo punto che Susan fa una cosa che non mi aspettavo e che mi lascia paralizzato, incapace di muovere anche il più piccolo muscolo del mio corpo: lascia la presa sulla maniglia, si avvicina a me e mi bacia.

Non è un vero e proprio bacio, dal momento che appoggia le sue labbra sulle mie per qualche secondo, ma ciò basta per far esplodere una vera e propria tempesta nel mio cervello.

"Lo so che è prematuro da dire, ma forse sei davvero l'uomo perfetto" mi sussurra, all'orecchio destro, prima di augurarmi la buonanotte e rientrare nell'abitazione.

"Buonanotte" dico a mia volta, muovendo appena le labbra.

Quando torno nel mio appartamento, mi lascio cadere sul letto senza smettere di sorridere, perché l'esito della serata è andato al di là di ogni mia più rosea aspettativa, ma questa volta preferisco non chiamare mio cugino per raccontargli quello che è successo.

Per una volta, nella mia vita, voglio gustarmi questo momento completamente da solo.

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