5- Forse ho la risposta

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Torno a casa e mi butto nel letto tappandomi la testa con il cuscino, non voglio più sentire nient'altro se non il silenzio.

Sono nascosta sotto il letto, sento urla di ogni tipo che provengono dall'altra stanza a volte sento anche dei grugniti di bestie. Decido di uscire e andare dai miei per vedere cosa sta succedendo. Vado verso camera loro ma sento che tutti i rumori vengono dal salotto. Appena arrivo in salotto vedo due persone molto grandi che fanno a botte con i miei genitori. Sembra abbiano tutti delle maschere in viso, hanno le orecchie più grandi e appuntite, invece del naso hanno un piccolo grugno, sulle mani hanno dei lunghi artigli appuntiti e hanno anche dei denti molto affilati. "Mammaaaa", I miei genitori e le due persone si girano, hanno tutti e quattro gli occhi che luccicano con un colore diverso sono arancio/oro, "Va a nasconderti subito!", finita la frase i due uomini vanno verso i miei e appena arrivano passano la mano con gli artigli sul collo e si vedono tutti gli schizzi di sangue che vanno su ogni superficie che ci sia nella stanza, dopo qualche secondo cadono a terra e rimangono immobili.

Corro verso la mia stanza e passo davanti a uno specchio che prima non avevo visto. Mi guardo e vedo degli schizzi di sangue sulla maglia e mi accorgo che sono un bambino.

Mi sveglio immersa nel mio sudore e piena d'ansia. Ormai è da notti che faccio questo sogno e ogni volta è sempre più realistico.

Per tutta la mattina sono stata molto scombussolata finché non è suonata la campanella dell'intervallo e io, Jen e Gabry andiamo nella solita sala. "Hey Mia, tutto okay?, Oggi sei diversa, sembra tu abbia la testa da tutt'altra parte", dice Jen mettendomi la mano sulla spalla, "Sisi, sto bene, sono solo un po' stanca, non riesco a dormire molto ultimamente". "Sarà perché ha paura di dirti che il ventinove ottobre è il suo diciottesimo", sghignazza Gabriel per poi mettersi a ridere, "Il ventinove ottobre è il tuo compleanno e non mi dici nulla?!?!? Vergognati. Però, per questa volta ti perdono, solo se... Mi fai preparare la tua festa, il diciottesimo si fa solo una volta nella vita", sorrido,"Visto, cosa ti avevo detto?! ", dice Gabry facendo una faccia soddisfatta. "Va bene, puoi, però devi parlarne anche con mamma, di solito la prepara lei", "Ottimo, quando possiamo venire a casa tua?", rido, "Allora oggi ho una visita e sabato viene Savannha, che ne dici di domenica pomeriggio?", "Ottimo" dicono in coro Jen e Gabry.

Mentre torniamo in classe vedo Jeson che mi fissa, anche se lo guardo facendogli capire che vedo che mi guarda non distoglie lo sguardo neanche un secondo.

Entriamo in classe e ci sediamo sui nostri banchi. Uno della compagnia di Jeson sta venendo verso di me, appena arriva si blocca davanti al banco per poi dire: "Questo è da parte di Jeson", appena finisce la frase mi rovescia il caffè che aveva in mano sulla testa. Mi alzo di scatto e gli do una sberla in viso e lui non si smuove di un millimetro come se non lo avessi nemmeno sfiorato. Le mani cominciano a bruciarmi e comincio a sentirmi molto strana.

Mentre corro in bagno comincia a pulsarmi la testa, entro e guardandomi allo specchio vedo il riflesso delle mie mani appoggiate sul lavandino. Non hanno più le unghie, al loro posto ci sono degli artigli, proprio come quelli del sogno.

Cerco di chiudere gli occhi e calmarmi auto convincendomi che sono solo troppo stressata per quell'incubo. Riapro gli occhi e osservando le mani noto che non c'è più nulla, tutto nella norma. Cerco di pulirmi i vestiti il più possibile però più gratto più sembra si sporchino. Ma cos'hanno in quella testa di così marcio da non andare. Non sanno far altro che rompere e umiliare le persone.

Torno in classe e il solito gruppo si mette a ridere, vorrei tirargli dietro qualsiasi cosa, tutti i banchi che ho davanti, ma no, non ha senso farlo.

Mi siedo al mio banco e vedo che tutto il quaderno è sporco da caffè , provo ad asciugarlo più che posso con i fazzoletti ma ormai le parole si vedono a malapena. "Tranquilla, poi ti do il mio per ricopiare" mi sussurra Jen, le sorrido e la ringrazio pronunciando la parola silenziosamente solo con la bocca.

Torno a casa e vado subito a farmi una doccia, fra venti minuti dobbiamo già essere dal dottore.

"Mamma sabato viene Savannha e domenica vengono Jen e Gabry a studiare. Jen ti vuole parlare perché quest'anno vuole prepararmi lei la festa di compleanno", "Va bene. Savannha come sta? Verrà in bus? O la porta sua mamma?", "No, viene in bus, arriva qua per le due e va via alle cinque di sera, finalmente la vedo, mi manca tantissimo","Immagino, quando eravate piccole era impossibile tenervi separate anche solo per qualche ora."

Arriviamo in ospedale e ci accomodiamo nella sala d'aspetto del mio dottore. Che ansia, odio aspettare in ospedale. Mi annoio e ogni secondo che passa ho sempre più ansia. "Signorina Blackman", oh là, era ora. Entro nello studio e mi fanno accomodare su una specie di sedia che ti tiene su anche le gambe. "Eccomi qua, scusate il ritardo ho avuto un contrattempo","Non si preoccupi dottor Fitz" risponde mia madre, "Si ricorda il mio nome, strano, di solito non lo ricorda mai nessuno", "Devo ricordare il nome del dottore che sta curando mia figlia, non crede?" Dice ridendo. Il dottore mentre prende l'ago e la fialetta per il prelievo mi dice:"Allora signorina Blackman come sta?", "Sto molto bene grazie, ma sopratutto sono molto felice, l'altra notte ho avuto un attacco di tosse e l'ossigeno mi peggiorava solo la situazione così ho provato a stare senza e sono stata subito meglio e adesso è da due notti che dormo senza e sento di stare meglio di prima","Ti consiglierei comunque di tenerlo in camera e non prendere decisioni affrettate, comunque se è così ne sono davvero felice". Il dottore si siede e comincia a cercare la vena, prova a infilare l'ago ma fa fatica, ci riprova e sta volta ce la fa. All'inizio il sangue esce subito senza problema ma dopo qualche secondi esce a stento per poi non uscire più, il dottore prova a togliere l'ago ma non riesce, "È come se il tuo corpo avesse già cicatrizzato l'ago". Continua a tirare finché non riesce a far uscire l'ago con della pelle attaccata sopra. Guardo il braccio e non c'è nessun segno, come se non fosse successo nulla. "Va bene anche questa dose per gli esami". Sembra stia facendo finta di nulla, come se fosse tutto normale, ma non c'è più nulla di normale ormai. "Ma dottore cos'è successo?", gli dice mia mamma, "Niente di importante, è già successo che l'ago faccia fatica a uscire,ora potete andare, quando l'esame sarà pronto la chiameremo", sembra molto serio e preoccupato ma non più di tanto.

Torno a casa e ho troppe domande in testa.

Decido di digitare quello che sento e che mi sta succedendo su Google. Morso strano di una bestia che poi si è cicatrizzato in meno di ventiquattro ore, incubi su bestie strano, strani flash reali di me con gli artigli al posto delle unghie, cicatrizzo subito qualsiasi cosa, sentire conversazioni a chilometri di distanza . Schiaccio il pulsante cerca e come prima risultato, se non uguale a tutto il resto della pagina, c'è una parola in grande.

Werewolf=Lupomannaro/licantropo.

The shadow of werewolf Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora