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Taehyung trascinò Jungkook fuori casa, ma il minore non aveva la forza di opporsi, né la voglia ad essere del tutto sincero con se stesso.
Voleva capire cosa diamine stesse accadendo, perché Yoongi avesse detto che Tae lo stava aiutando con Jimin, quando tutto quello che stava facendo era stare appiccato ventiquattr'ore su ventiquattro al biondo e pretendere che a lui andasse a genio.

Camminarono per un po' per le strade secondarie di Seoul finché non arrivarono in un piccolo locale deserto, Tae lo spinse dentro in malo modo e ordinò al cameriere dietro al bancone due succhi di frutta, poi prese posto nel tavolino più appartato che trovò.
Voleva evitare che la loro conversazione venisse ascoltata da qualcuno che non doveva, per quello aveva scelto quel locale - era sempre vuoto, contava solo qualche anziano ogni tanto e Taehyung ci passava il tempo libero qualche volta, lontano dai riflettori.

«So che mi odi, Kookie, ma non ho intenzione di mettermi tra te e Jimin, quello che voglio è vedervi felici, siete due dei miei più cari amici, ma dovevo farti svegliare - soprattutto te, tesoro.»

Jungkook non capiva che stesse dicendo: farlo svegliare? Per cosa? Non riusciva proprio a capirlo, anzi gli sembravano tutte scuse.

«Oh andiamo Gukk-ah non dirmi che prima che io iniziassi a girare intorno a Jimin, non ti fossi reso conto che ti piaceva diversamente da un amico.» mormorò provocandolo e il minore si morse il labbro inferiore frustrato, d'altronde non sapeva cosa rispondere, perché il ragazzo aveva ragione: nonostante avesse sempre pensato che Jimin fosse quello più carino tra di loro, quello più talentuoso, gentile, dolce, disponibile, testardo, ambizioso e tantissime altre cose, finché non si era sentito minacciato dalla possibilità che Tae potesse portarselo via, lui aveva scambiato il tutto per ammirazione verso il suo Hyung. Non che non lo ammirasse, ma da quando il grigio aveva iniziato a tormentarlo, aveva capito che c'era molto di più sotto.
Desiderava Jimin per sé e sicuramente non come un amico.
Questo lo spaventava, d'altronde in Corea le coppie omosessuali non era ben accette, ma i suoi Hyung lo avrebbero sempre appoggiato ed era sicuro che la sua famiglia avrebbe capito, non lo avrebbero mai condannato a passare una vita con qualcuno che non amava.
Però temeva le dicerie della gente, temeva la cattiveria gratuita che avrebbero fatto su di lui e su Jimin.
Jimin aveva già ricevuto minacce di morte in passato e non era stato affatto semplice da affrontare, il biondo non era poi così forte come si dimostrava e lui non voleva che stesse male, voleva proteggerlo e vederlo felice.

«Okay, forse ho capito che lui mi piace grazie al tuo atteggiamento, ma perché insistere? Avevo capito che ero ...».

«Geloso? Kook, tutti abbiamo capito che tu fossi geloso, anche Jimin ... Ma, ecco, lui pensa che tu sia geloso perché io passo troppo tempo con lui.»

Il moro lo osservò confuso, nel frattempo il cameriere portò le loro ordinazioni e osservò entrambi per qualche secondo di troppo, così Taehyung gli lanciò un'occhiataccia sperando che capisse di andarsene velocemente: non voleva essere maleducato, ma preferiva parlarne in privato.

«Beh, è la verità.» sussurrò Kook e Taehyung alzò gli occhi al cielo, prese un lungo sorso della sua bevanda e gli regalò un sorriso poco amichevole.

«Jungkook, lui pensa che io ti piaccia e che lo detesti: Jimin è un libro aperto per me, ne abbiamo passate tante insieme e non scherzo quando dico che siamo soulmates, ma spero che tu capisca che il nostro sia solo un legame molto solido di amicizia. Quando Jimin è arrivato a Seoul aveva davvero solo me e questo ti segna.
È per questo che voglio che sia felice, che riesca ad aprirsi con te, che accetti i suoi sentimenti e che capisca che il suo amore per te non è uno sbaglio, ma tu rendi tutto dannatamente complicato!
Non ho mai visto una persona più ottusa di te, praticamente gli si legge in faccia che è cotto del suo caro Maknae, potresti chiedergli di donarti un polmone e lui lo farebbe, quindi dimmi dove diamine hai la testa? Come hai fatto a notare i miei gesti e non i suoi?».

Take me to the sky ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora