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Jimin uscì dallo studio di RM sospirando, mentre Jungkook era leggermente deluso: aveva sperato di ascoltare almeno la base musicale, ma il leader e il biondino avevano solo discusso del video della canzone, che avrebbero girato nel fine settimana. Era soprattutto per quel motivo che si era offerto subito di accompagnare Jimin sul famoso set, non perché temesse che fosse Taehyung il fortunato, sia chiaro, era solo curiosità per la canzone, non per il biondino.
Ormai non ci credeva più nemmeno lui, ma se lo avesse ripetuto abbastanza spesso nella sua mente se ne sarebbe convinto prima o poi.

«Sono felice che Namjoon Hyung abbia scelto me, ma d'altro canto preferirei che non lo avesse fatto.»

Jimin era stato settimane chiuso nello studio con il loro Leader per scegliere la tonalità della canzone, adattarla allo stile del biondino e quando era giunto il momento di inciderla Jimin aveva voluto che ci fosse solo Namjoon con lui e Yoongi, naturalmente. I due Hyung erano tornati a casa soddisfatti e felici e il biondino si era lasciato coinvolgere dal loro entusiasmo, ma nei suoi occhi era rimasta una nota strana, come se non fosse convinto al cento per cento di ciò che aveva fatto.
Ore dopo Tae gli aveva confidato che era per il testo di quella canzone, che a quanto pare parlava di amore, di un amore in cui teoricamente Jimin implorava l'amato di accettare i suoi sentimenti e lasciarsi amare da lui senza paure ... Jungkook faticava a capire perché il biondo ne fosse così tormentato, d'altronde era solo un testo, no?
Con gli anni, però, aveva appreso che le loro canzoni non erano mai solo testi e se Jimin ne era così angosciato, forse le parole che cantava non erano poi così lontane dalla verità.

«Jimin non dire così, sono sicuro che la canzone sarà perfetta e poi manca solo il video, la maggior parte del lavoro ormai è fatta, no?».

Jungkook provò a risollevargli il morale e il biondino accennò un sorriso, ma che non coinvolse i suoi occhi, sembrava così perso nel suo mondo ultimamente e il moro avrebbe tanto voluto che gli permettesse di farne parte per poter aiutarlo, ma lui non era Taehyung.

«Perché ti sei subito offerto di accompagnarmi giovedì?».

Il moro si fermò in mezzo al lungo corridoio leggermente imbarazzato, d'altronde non poteva dirgli che il vero motivo era che voleva evitare che Taehyung gli stesse addosso, così si passò una mano tra la chioma scura - chiedendosi da quando aveva iniziato a copiare Jimin - e gli sorrise leggermente a disagio.

«Ehm, perché volevo ascoltare la canzone e poi Namjoon ha detto che sarebbe arrivato sul set solo nel pomeriggio e così ho pensato di accompagnarti per farti compagnia.»

Il biondo annuì fra sé e riprese il suo cammino, Jungkook gli stava dietro senza dire niente, non sapendo che altro aggiungere. Voleva solamente rivederlo allegro e solare come sempre, questa nuova versione di lui non gli piaceva molto.
Giunsero alla sala prove senza nemmeno rendersene conto e Jimin rimase fermo sulla soglia, quel giorno era teoricamente libero per il ragazzo, che sarebbe stato impegnato con le riprese di Serendipity da lì a poco, quindi poteva benissimo tornare a casa, ma temeva che prendere una pausa lo avrebbe solo penalizzato.

«Jimin oggi hai la giornata libera, perché non vai a casa a riposare o a farti un giro, non sei costretto a rimanere qui.»

Jimin si voltò verso il moro lasciando la maniglia e osservandolo attentamente: Kookie indossava un paio di jeans chiari strappati, una t-shirt bianca e aveva i capelli scompigliati, era così carino che il biondo pensò di star sbavando.

«Sì, ma ci son-».

«Vai a casa, Hyung.»

Il tono del più piccolo era irremovibile e Jimin rimase sorpreso per come lo aveva chiamato, chiedendosi se si sentisse bene.
Stava per ribattere quando la porta alle sue spalle si spalancò facendo bella mostra di sé un Taehyung sudato e alla disperata ricerca di una bottiglietta d'acqua, che rimase sorpreso di vedere i due lì davanti.

«Che ci fate qui? Oggi non avete il giorno libero entrambi?».

A quelle parole il biondo sospirò: Jungkook voleva mandarlo a casa solo per levarselo dai piedi, ecco perché era stato così autoritario, probabilmente lui si sarebbe fermato a provare e magari avrebbe passato la giornata con Taehyung.
E lui che aveva pensato che fosse preoccupato per lui.

«Ho accompagnato Jimin da Namjoon Hyung, poi siamo venuti qui, ma lo stavo convincendo a tornare a casa.»

Taehyung annuì a quelle parole e lanciò un'occhiata curiosa al suo migliore amico, che se ne stava fermo e immobile a fissare le sue mani. Jimin ultimamente era sempre più giù, forse il carico di stress unito ai pensieri su Jungkook non erano proprio un toccasana.

«Andate a casa entrambi, non vi voglio vedere qui intorno per oggi, chiaro?».

A parlare fu Jin, che nel notare Taehyung fermo sulla porta lo aveva raggiunto e, intuito cosa stesse accadendo, aveva preso la parola.
Jimin e Jungkook erano sempre pronti a uccidersi di lavoro pur di essere perfetti e impeccabili, ma forse avrebbero dovuto capire che strafare non comportava nulla di buono, eppure nonostante il Maknae ne avesse avuto un assaggio abbastanza spaventoso, era talmente testardo da rimanere chiuso nella sala prove molto più del necessario.
Jin si era ripromesso, così come tutti gli altri, che non avrebbero mai più permesso che una cosa del genere accadesse, a nessuno di loro.

«Ma Hyung-».

«Niente 'se' e niente 'ma'! Sparite di qui prima che vi trascini a casa io!».

I due ragazzi annuirono alle parole del loro Hyung e, dopo aver salutato, se ne tornarono verso casa.

Appena misero piede in casa Jimin tirò un sospiro di sollievo, non si era reso conto di aver avuto tutta quella agitazione in corpo finché non si era rilassato tra le mura di casa e a Kookie questo non sfuggì: voleva veramente capire cosa stesse tormentando quel ragazzo, ma non voleva essere troppo invadente.

«Prepariamo qualcosa da mangiare?».

Jimin lo osservò qualche secondo e poi, semplicemente, scoppiò a ridere lasciando Jungkook felicemente sorpreso.
Il biondo stava ridendo, ridendo di cuore e il più piccolo era felice, che una semplice frase come quella avesse scatenato così tanta ilarità.

«Kook, se dovessimo dare fuoco alla cucina, Jin ci ucciderebbe ... Ci conviene ordinare qualcosa.»

Il moro finse di esserne offeso e si avviò in cucina borbottando che lui non era un pessimo cuoco, aveva solo incollato delle patate ad un piatto, non avvelenato qualcuno e Jimin lo seguì ridacchiando, cosa che fece comunque sentire meglio Jungkook: voleva che rimanesse sereno.

«Non offenderti Kookie, sai che la mia idea è la migliore.» mormorò Jimin superandolo e afferrando il menù del ristorante d'asporto vicino a casa, già con la acquolina in bocca per il pasto tanto desiderato, almeno il moro era sollevato di sapere che avesse fame.

«Non mi sono offeso, ma una sera di queste ti preparerò una cena con i fiocchi! Ti dimostrerò che sono un ottimo cuoco.»

Jimin arrossì a quelle parole, poiché la sua mente aveva creato uno scenario totalmente sbagliato: loro due, da soli, a mangiare la cena di Kookie in un'atmosfera romantica, intenti a sorridersi dolcemente e a mormorare parole tenere.
Si diede mentalmente del coglione.

«Vedremo, per ora pensa a scegliere che vuoi mangiare!».

E detto ciò Jimin gli mollò il menù in mano e sparì lungo il corridoio, diretto verso il bagno cercando di nascondere la sua espressione e di riprendersi da quel momento.
Doveva smetterla di illudersi e di soffrirne: erano solo amici, colleghi di lavoro e niente di più. 

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