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Quando Jungkook si era svegliato quella mattina, non aveva trovato Jimin accanto a sé e una parte di lui si era chiesta se l'avesse sognato, ma il profumo di vaniglia era ancora impresso tra le lenzuola e lo fece mugolare scontento.
Avrebbe preferito averlo lì, stringerlo tra le braccia e cercare di spiegare perché si fosse comportato da completo idiota il giorno precedente e invece poteva solo sperare che le cose si sistemassero velocemente.
Taehyung gli aveva spiegato il suo piano per il Giappone, che sarebbe stato messo in pratica nei giorni successivi, ma Jungkook aveva paura che il biondo decidesse di non volervi più prendere parte dopo tutti i casini che aveva combinato o che, non appena avesse saputo che il grigio non gli avrebbe accompagnati, si sarebbe rifiutato subito di andarci da solo con lui.
Sperava vivamente che non fosse così, anche perché ci teneva a quel viaggio e ci teneva a portarlo a Disneyland, dato che gli aveva confidato di volerci andare. Voleva rendere quella piccola vacanza speciale e magari avrebbe sfruttato l'occasione per dichiararsi, sempre se Jimin avesse mai voluto parlargli ancora.
Rimase a tormentarsi tra le coperte a lungo, voleva trovare una soluzione, ma Yoongi gli aveva anche consigliato di non esagerare, probabilmente Jimin aveva bisogno di un po' di tempo per schiarirsi le idee e lui non poteva di certo obbligarlo a starlo a sentire, soprattutto perché non voleva creare ulteriori problemi.

«Stai ancora dormendo?».

La voce di Jimin lo fece sobbalzare e girando il capo verso la porta lo vide intento ad osservarlo divertito: indossava una felpa scura, dei pantaloni della tuta pesanti e portava gli occhiali, probabilmente perché quel giorno non si sarebbe mosso di casa.
Era stupendo, come sempre e fece arrossire leggermente il moro.

«No, mi sono svegliato poco fa, ma tu non c'eri.»

Sincerità, doveva essere il più sincero possibile, forse così Jimin si sarebbe accorto dei suoi sentimenti, no?
Tanto valeva tentare.

«Uhm, dovevo andare in bagno, scusa.»

Si accomodò di nuovo sul letto al suo fianco e Jungkook cercava di capire cosa diamine stesse accadendo: perché era così pacifico? Perché si stava comportando come se niente fosse successo? Si era perso qualche passaggio? Cosa diamine era successo?

«Smettila di pensare troppo, okay? Eri arrabbiato, hai detto la prima cosa che ti è passata per la mente, no? O almeno così mi ha detto Yoongi, sono disposto a passarci sopra, per questa volta ... Ma se ricapitasse sappi che non ci metterei così poco a farmela passare.»

Jimin si sentiva uno stupido per aver ceduto così presto, ma proprio non riusciva a rimanere arrabbiato con il Maknae e inoltre aveva mentito - era sveglio da un paio d'ore e aveva avuto una piccola chiacchierata con Taehyung, che si scusava per il suo atteggiamento e per averlo fatto stare male, avevano fatto pace velocemente, era raro che rimanessero innervositi l'uno con l'altro per più di dieci minuti e dopo avevano parlato un po' di Kookie.
Jimin aveva confidato anche a lui i suoi pensieri, la voglia di accantonare i suoi sentimenti e di dimenticarsi del Maknae, ma aveva confessato a Tae, che dopo aver dormito nuovamente con lui aveva capito che sarebbe stata un'impresa impossibile.
Aveva sospirato e aveva guardato il grigio negli occhi, sentendosi improvvisamente piccolo e fragile.

«Non voglio andare in Giappone con lui.»

Glielo aveva detto velocemente, quasi vergognandosi di questo suo desiderio, ma aveva paura il biondo, paura di stare male di nuovo.

«Jimin perché non vuoi andare in Giappone con Jungkook?».

Taehyung glielo aveva chiesto con tutta la delicatezza possibile, ma aveva sentito il panico impossessarsi di lui: come avrebbe fatto a convincerlo?

«E se poi mi innamorassi ancora di più di lui?».

Le parole di Jimin erano state disperate e il grigio si era sentito stringere il cuore: era completamente cotto di lui e temeva solamente di starci più male, se solo avesse saputo che Jungkook provasse le stesse cose.

«Fidati di me, okay? Andrà tutto bene e ci divertiremo un modo.»

Alla fine Taehyung era riuscito a convincerlo, più o meno, a non abbandonare il viaggio, anzi gli aveva consigliato di iniziare a cercare qualche Hotel dove volesse soggiornare e di parlarne anche con Jungkook.
Il biondo si era chiesto perché il suo migliore amico fosse intenzionato ad assicurarsi che tutto piacesse più a loro due, che a se stesso.
Qualcosa non gli tornava, ma era stanco e non aveva voglia di indagare.
Si erano salutati con un abbraccio veloce, Tae doveva vedersi con due dei suoi Hyung con cui aveva girato il Drama ed era già in ritardo, così Jimin era tornato da Jungkook.

«Non capiterà mai più, promesso.»

Jimin annuì, anche se faticava a crederci, ma Jungkook gli afferrò il mignolo con il suo e poi fece unire i loro pollici, in un gesto dolce e infantile, ma che significava molto.
Si sorrisero per qualche secondo, poi decisero di alzarsi prima che i loro Hyung decidessero di buttare giù dal letto Jungkook, che quel giorno aveva le schedule piene.
Jimin si spostò sul divano e rimase lì tutto il tempo, sbirciando il più piccolo muoversi per casa e quando Jin si accomodò al suo fianco lasciò che lo avvolgesse con un braccio.

«Andrà tutto bene, fidati.»

Continuavano a ripeterglielo tutti, ma Jimin pensava che fosse impossibile e che quelle parole fossero dettate solo dal fatto che facesse pietà ai suoi amici.

«Grazie Hyung» rispose poco convinto e poi si lasciò sprofondare contro la sua spalla, sperando di addormentarsi di nuovo per smettere di pensare almeno per un paio d'ore, mentre Jungkook lo osservava dalla soglia del salotto, preoccupato come non mai di aver commesso un danno irreparabile.

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