Capitolo 10

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Cam

La osservai fino a vederla sparire in cucina. Il suo sguardo mi aveva gelato il sangue, i suoi occhi erano spenti, freddi, distanti. Quello sguardo mi aveva sempre terrorizzato, non perché ne avessi paura, ma perché temevo che il suo passato l'avrebbe guidata verso l'autodistruzione. Vivevo nella costante paura che se ne andasse, che sparisse per sempre dalla mia vita e, se fosse successo, non sapevo se sarei riuscito ad andare avanti. L'amavo con tutte le forze e avrei fatto qualsiasi cosa pur di strapparla dalle grinfie dei suoi demoni.

Però, mi rendevo conto che il mio amore non bastava.

Spesso innalzava una barriera così impenetrabile che non riuscivo a oltrepassare in alcun modo e, quando accadeva, mi sentivo distrutto, il non essere all'altezza era ciò che mi trascinava a fondo, ciò che mi faceva morire dentro.

Sospirai prima di voltarmi, camminai fino a trovarmi di fronte Sky che mi guardava con le labbra serrate, l'espressione piena di rimprovero e rabbia.

<< Tu. >> mormorò irrigidendosi sul posto.

La scrutai sollevando un sopracciglio. << Io, cosa?! >>

Sky si guardò intorno come se volesse assicurarsi che quella chiacchierata sarebbe rimasta tra noi, quindi tornò con lo sguardo su di me. << Devi smetterla! >>

Due parole, due semplici parole che apparentemente non significavano niente, eppure mi penetrarono nella spina dorsale come ghiaccio, sentii i nervi tendersi sotto la pelle, i muscoli irrigidirsi.

<< Il tuo comportamento non fa altro che ferirla! >>

Un suono sordo mi uscì dal centro del petto. << Non hai la minima idea di cosa stai dicendo. >>

Le labbra di Sky si tesero in un sorriso sinistro che scheggiò le mie poche sicurezze. << Credi sia così stupida? >>

Aprii bocca per richiuderla all'istante rimanendo spiazzato da quelle parole. Cosa voleva insinuare? Non la reputavo una stupida, anzi; Sky aveva un'intelligenza fuori dal comune. Improvvisamente, mille domande mi affollarono la mente, mille dubbi e incertezze danzavano in un tornado impossibile da fermare.

<< Tengo molto a lei, più di quanto tu possa immaginare. >> le dissi cercando di acquisire la sicurezza che di solito mi apparteneva.

<< Se tenessi davvero a lei, le saresti rimasto lontano! >> ribatté Sky con sorriso sprezzante prima di lasciarmi lì, da solo come un idiota.

Contrassi la mascella mentre le tempie avevano cominciato a tuonare. Percorsi gli ultimi metri di corridoio con lunghe falcate, entrai in camera e sbattei la porta alle mie spalle, lanciai la borsa in un angolo della stanza e dovetti trattenermi dal prendere a pugni il muro. Mi lasciai cadere sul letto a peso morto, respirai a fondo allargando le braccia. Le parole di Sky mi risuonavano nella testa a ritmo incessante. "Le saresti rimasto lontano". Non volevo ammetterlo a me stesso, né darlo a vedere a Sky, ma le sue parole mi avevano catapultato in uno stato di caos assoluto. Dovevo calmarmi, non potevo perdere la pazienza e rischiare di spaccare tutto ciò che mi fossi ritrovato davanti.

Puntai gli occhi sul soffitto fissando le travi in legno, il torace si alzava e abbassava velocemente mentre il cuore batteva frenetico, mi sentivo debole, privato di ogni energia.

Un profondo respiro, poi un altro e un altro ancora.

Mi alzai di scatto e entrai in bagno, aprii l'acqua fredda al massimo, me la buttai in faccia una, due e tre volte respirando a fondo per riprendere il controllo delle mie emozioni insolenti.

La ragazza con il cuore di lattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora