Capitolo 22

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Cam

La vecchia radio degli anni settanta di David inondava il garage a momenti alterni, la musica andava e veniva intervallata da brevi istanti di disturbo. Non funzionava al cento per cento, ma questo non voleva dire che doveva essere buttata nella pattumiera come se non servisse più. Ero riuscito ad aggiustarla dopo giorni e giorni passati a sostituire piccoli pezzi e cavi bruciati. Rappresentava una piccola vittoria personale.

Quella mattina mi ero alzato all'alba e, dopo una lunga corsa mattutina, ero arrivato in officina. Avevo trascorso tutto il tempo nel garage prendendomi solo qualche breve pausa per bere o per una sigaretta. Stare lì mi faceva stare bene, riusciva a distrarmi. Eravamo solo io, la radio e il vecchio pick-up, uno Chevrolet del 1965 completamente andato.

Il pick-up era stato tramandato a David da suo padre finché emise l'ultimo respiro. David lo considerava solo un vecchio rottame, un pezzo d'antiquariato da cestinare. Nonostante questo, non aveva mai trovato il coraggio di disfarsene finendo con l'abbandonarlo nel garage.

Io, invece, me ne innamorai appena lo vidi anche se cadeva letteralmente a pezzi. Volevo riportarlo in funzione, rappresentava un'altra sfida che intendevo vincere ad ogni costo.

Mi rinchiudevo nel garage quando avevo del tempo libero da dedicare a me stesso o quando volevo staccare la spina da tutto. In questo caso, era il secondo motivo. In realtà, non ricordavo l'ultima volta che avevo messo mano al pick-up, sembrava passata un'eternità e un po' mi mancava.

Nelle ultime ore avevo scartavetrato accuratamente ogni parte della carrozzeria arrugginita che aveva perso il proprio colore originario, svuotato completamente il cofano dai vecchi pezzi malandati e dato uno sguardo al sistema frenante e ai condotti, mettendoci mano finché non li rimisi a nuovo.

Adesso ero sfinito ma non avevo intenzione di smettere, mi fermai solo un istante, tolsi i guanti e li lanciai sul bancone. Andai a sedermi su un bidone e respirai a fondo quell'odore che adoravo.

Mi sentivo uno straccio in ogni senso possibile. I jeans logorati, la vecchia camicia e la canotta erano sporchi di grasso, il sudore mi colava sulle tempie, i muscoli erano indolenziti. A dispetto della stanchezza ero soddisfatto del lavoro svolto, volevo rimettere in moto quel vecchio rottame e lo avrei fatto, anche se la meta era ben lontana dal mio volere.

I pezzi di ricambio sembravano introvabili e, quelli che riuscivo a reperire, costavano un occhio della testa. Non me li sarei potuti permettere nemmeno mettendo insieme i risparmi di un anno intero.

Sospirai afferrando la bottiglia di birra e feci un lungo sorso, mi lasciai avvolgere dalla sensazione di freschezza che mi rilassò i nervi. Saltai giù dal bidone e mi avvicinai al lavandino, aprii il rubinetto dell'acqua fredda e misi la testa sotto il getto.

Andava decisamente meglio. Richiusi il rubinetto e mi sgranchii le spalle e il collo quando udii dei passi alle mie spalle, sorrisi senza voltarmi intuendo chi potesse essere.

<< Ancora perdi tempo con quella ferraglia arrugginita? >> il tono ironico di David mi strappò una risata.

<< Tua moglie perde ancora tempo con te? >> replicai sollevando un sopracciglio.

David scosse la testa divertito, i pugni puntati sui fianchi mentre studiava attentamente il pick-up. << Dovresti cercarti una ragazza invece che startene rinchiuso in questo garage con un vecchio guscio rotto. >> mi sorrise malizioso prima di avvicinarsi al pick-up girandogli intorno, passò la mano sulla carrozzeria con sguardo assorto come se stesse valutando.

Senza alcun motivo mi sentii messo sotto esame. Seguii David con lo sguardo cercando di estorcere dalla sua espressione almeno un'informazione che mi facesse capire a cosa stesse pensando. Eppure non ci riuscii. Arrivò di fronte al cofano ancora aperto e aggrottò la fronte.

La ragazza con il cuore di lattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora