Capitolo 13

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Cam

Persi il controllo in un istante, digrignai i denti spingendo via la bionda che mi lanciò degli insulti incomprensibili, la guardai in cagnesco e lei parve cogliere al volo che doveva starmi lontana. Mi voltai, la rabbia mi era montata dentro non appena si era permesso di rivolgerle la parola e, adesso, era arrivata ad annebbiare ogni sana cellula celebrale che mi era rimasta. Doveva starle lontano, togliere quelle insulse zampacce da lei.

I piedi si mossero anticipando i miei pensieri, li raggiunsi, gli afferrai il polso stringendo così forte che speravo di spezzarglielo e, appena lasciò quello di Erin, lo spintonai.

<< Ehi amico, calmati! >> disse con sorriso beffardo alzando le mani.

Giurai a me stesso che, di lì a cinque minuti, gli avrei spaccato la faccia. Lo afferrai per il colletto stringendo la presa con tale forza che quasi lo sollevai da terra.

<< Volevo solo divertirmi! >> le sue parole furono come sventolare un drappo rosso di fronte ad un toro infuriato.

Il mio corpo mi incitava ad aggredirlo con tutta la forza che possedevo mentre la ragione mi suggeriva di restare fermo al mio posto.

<< Quella non è altro che una ragazza da una botta e via! >> chinò la testa di lato con un ghigno che mi fece esplodere all'istante.

Gli assestai un pugno sulla mandibola facendolo indietreggiare, vacillò appena, così tornai all'attacco. Gli saltai al collo afferrandolo di nuovo per il colletto e, l'istante dopo, ci ritrovammo per terra, mi misi a cavalcioni su di lui e lo strattonai un paio di volte facendogli sbattere la testa sul pavimento. Dovetti trattenermi per non rischiare di fracassargli il cranio. A quel punto, Patrick scoppiò a ridere, una risatina acuta e sinistra che mi stritolò lo stomaco.

<< L'avrei fatta urlare come una cagna! >>

Non ci vidi più, iniziai a riempirlo di pugni ma lui continuava a ridere. Più rideva, più la rabbia cresceva. Non sarei riuscito a fermarmi, lo volevo ammazzare, togliergli dalla faccia quello stupido sorriso, fargli pentire di aver solo pensato di poterla sfiorare, figuriamoci di portarsela a letto.

Lo colpii ancora, poi ancora e ancora quando sentii qualcuno afferrarmi da sotto le braccia e tirarmi via. Mi voltai di scatto fermandomi appena misi a fuoco l'espressione seria di Travis.

<< Cam. >> mormorò mettendomi una mano sulla spalla e cercando di mantenere un contatto visivo con me che mi sentivo stravolto, smarrito.

Distolsi lo sguardo da lui e, solo allora, mi resi conto che intorno a noi si era formato una muraglia di spettatori, c'era chi mi fissava stupito, chi cercava di capire cosa stesse accadendo.

Il mio sguardo si intrecciò a quello di Sky che mi si avvicinò alzando la mano, serrai gli occhi pensando che stesse per darmi il più grande schiaffo della storia per aver picchiato un suo amico e, invece, la sua mano si poggiò sulla mia guancia. Riaprii gli occhi e incontrai un'espressione preoccupata che mi destabilizzò.

<< Stai bene? >> mi chiese con voce roca.

Solo in quel momento, il mio pensiero si intrecciò ad un paio di occhi chiari ricolmi di terrore. << Erin. >> mormorai superando Sky velocemente.

Mi voltai per cercare Erin ma incrociavo solo facce sconosciute. Mi feci largo in mezzo alla folla tra uno spintone e l'altro continuando a gridare il suo nome con tutto il fiato che possedevo, ma niente. Continuai a cercarla in ogni angolo di quella maledetta casa, misi a soqquadro tutto ciò che mi trovavo davanti prendendomi la libertà di entrare in ogni stanza mentre il panico cresceva sempre di più.

La ragazza con il cuore di lattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora