Capitolo 26

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Erin

<< La temperatura deve essere diminuita. >> balbettai mentre entravamo in casa.

Stavo congelando, i denti battevano, il corpo veniva scosso da continui brividi di freddo, mi strinsi ancora di più le braccia intorno alle spalle, ero talmente congelata che non riuscivo a muovere le mani. Mi fiondai in camera e afferrai velocemente una coperta, poi me l'avvolsi intorno sedendomi sul bordo del letto. Questa esperienza del pattinaggio aveva portato solo a farmi odiare ancora di più il freddo. Cercai di respirare a fondo in attesa che i brividi finissero quando sentii dei passi farsi sempre più vicini, dopo pochi istanti Cam comparve sulla soglia con un sorrisetto che mi imbarazzava e irritava allo stesso tempo. Stava seriamente ridendo di me, lo sapevo, non poteva essere altrimenti.

<< Non guardarmi in quel modo! >> lo rimproverai stizzita.

<< In che modo ti sto guardando? >> il suo sorriso s'ingrandì ancora di più, si appoggiò contro lo stipite della porta incrociando le braccia al petto.

<< Stai ridendo di me! >> borbottai mettendo il broncio come una bambina di cinque anni.

Cam rise divertito, si staccò dallo stipite e mi si avvicinò chinandosi di fronte a me arrivando ad un palmo dal mio naso. << Dovresti cambiarti o prenderai il raffreddore, questi vestiti sono umidi. >>

Storsi la bocca, non aveva tutti i torti, mi alzai avvicinandomi all'armadio mentre lui alla finestra per fumare, aprii l'anta e tirai fuori un paio di pantaloni e un'altra felpa.

<< Dove vai? >> mi chiese ridendo.

Gli lanciai un'occhiataccia prima di attraversare la stanza. << A farmi una doccia calda! >> entrai in bagno e chiusi la porta alle mie spalle sorridendo nel sentire la risata di Cam.

Aprii l'acqua e chiusi la porta della doccia, poi mi feci coraggio e mi tolsi tutti i vestiti riponendoli nel cestino dei panni sporchi. Dovevo ricordarmi di mettere a fare la lavatrice, promemoria per domani. M'infilai subito in doccia e lasciai che l'acqua calda mi scorresse addosso. Lentamente, il mio corpo si abituò a quella temperatura, iniziavo a stare decisamente meglio.

Dopo un tempo che parve infinito, mi convinsi ad uscire e affrontare il freddo, mi diedi una rapida asciugata prima di vestirmi, mi sgranchii la schiena mentre il mio corpo tornava ad essere caldo sotto la felpa.

Mi avvicinai alla porta, afferrai la maniglia ma, senza volerlo, mi voltai indietro e i miei occhi si intrecciarono ai suoi. Il ghigno sul suo viso era più profondo, derisorio e inquietante del solito. Era lì, immobile dentro lo specchio e mi fissava con quello sguardo che una volta mi faceva morire di paura. Non adesso, non mi sarei più lasciata ingannare da lei, non avrei più permesso all'oscurità di prendersi gioco di me. Eppure, lei continuava a guardarmi soddisfatta come se, in fondo, sapesse che non sarei mai riuscita a sfuggirle.

Contrassi la mascella e il suo sorriso si allargò, imposi a me stessa di allontanarmi, così uscii dal bagno e chiusi la porta più forte di quando volessi.

Alzai lo sguardo e incrociai quello di Cam, era seduto sul bordo del letto, una t-shirt bianca lasciava trasparire il nero dell'inchiostro sotto il tessuto, i suoi occhi erano fissi su di me, l'espressione preoccupata.

<< Stai bene? >>

Feci un sorriso forzato staccandomi dalla porta e, con pochi passi, gli arrivai davanti, infilai le dita tra i suoi capelli e mi chinai fino a sfiorare il naso col suo.

<< Sì, sto bene. >> gli diedi un piccolo bacio prima di superarlo e stendermi sul letto. La stanchezza iniziava a farsi sentire, era impossibile immaginare quanto una cosa banale come pattinare fosse in grado di prosciugarmi ogni energia.

La ragazza con il cuore di lattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora