Capitolo 21

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9 anni prima

Cam

Osservai impalato le persiane socchiuse, attesi una manciata di secondi prima di guardarmi intorno in allerta. Niente macchine nel vialetto di fronte alla casa e nessuno che si aggirasse per la strada. Mi avvicinai cautamente alla griglia in legno fissata alla parete e completamente ricoperta di edera. Spostai prima un ramo, poi l'altro per trovare il punto in cui ero solito salire.

Mi morsi l'interno del labbro infilando il piede tra le aste, contai fino a tre prima di darmi una bella spinta per issarmi e cominciare a salire.

<< Cosa stai facendo? >>

I muscoli si irrigidirono all'istante, tornai con i piedi per terra e mi voltai lentamente. A due metri di distanza, Sky mi guardava in cagnesco, un sopracciglio alzato e gli occhi ridotti a due fessure.

<< Sei tu! >> dissi in un sospiro di sollievo rilassandomi prima di lanciarle un'occhiataccia e tornare a darle le spalle.

<< Aspetta! >> mantenne un tono di voce basso, quindi si avvicinò velocemente. << Sei impazzito? Non puoi farlo! >>

Mi voltai a malapena inchiodandola con un sorriso sghembo stampato in faccia. << Non riuscirai a fermarmi. >>

Sky storse la bocca alzando gli occhi al cielo. << Pensa a cosa potrebbe succedere se ti scoprissero. >> percepii distintamente la paura nel tono della sua voce, i lineamenti del viso tesi.

Contrassi la mascella e distolsi lo sguardo. << Me ne andrò prima che tornino. >>

<< Sei certo di quello che stai facendo? >>

Annuii senza pensarci un solo istante. Sky aprì bocca ma la richiuse senza dare voce ai propri pensieri. In realtà, non sapeva cos'altro dire, mi aveva avvertito, entrambi sapevamo a cosa sarei andato incontro se mi avessero sorpreso in casa.

<< Dovresti venire anche tu, sarebbe felice di vederti! >> le dissi lanciandole un'ultima e veloce occhiata, quindi afferrai le sbarre di legno della griglia e cominciai a salire lungo tutta la parete.

Gli occhi di Sky saettarono da me alla strada, poi di nuovo su di me. Sbuffò contrariata accertandosi che nessuno potesse avermi visto, la strada era deserta. Spostò un ramo d'edera e mise il piede in un foro. Le si leggeva in faccia che se la stava facendo letteralmente sotto e mi trattenni dal farglielo notare, ci avrebbe messo pochissimi secondi a scendere, prendere un sasso e tirarmelo centrandomi in pieno. Tra noi due, lei era quella che doveva tenere tutto sotto controllo, che sapeva quando restare fuori da una situazione o meno. Ovviamente quelle qualità appartenevano a lei e non a me o, almeno, non in quel preciso momento.

Arrivato fino al davanzale, mi tirai su e saltai dentro sapendo che avrei trovato la finestra aperta. Appena mi ritrovai con i piedi sul parquet, Erin s'irrigidì voltandosi nella mia direzione e, appena capì che ero io, abbozzò un debole sorriso.

<< Cam. >> mormorò con un filo di voce.

Mi avvicinai tendendo le labbra in un sorriso. << Aspettavi qualcun altro? >> le domandai ironico inginocchiandomi di fronte a lei.

Erin deglutì e i suoi occhi mi inghiottirono come le profondità dell'oceano più oscuro che potesse esistere. Lentamente scosse la testa mentre le sue guance si colorarono con una punta di rosso.

Chinai la testa di lato alzando un angolo delle labbra, le sfiorai la guancia con la punta delle dita e la sentii rabbrividire sotto il mio tocco. << Stai bene? >>

Annuì tremando come un gattino impaurito.

<< Non dovresti startene seduta qui per terra, prenderai freddo. >> dissi facendole passare un braccio intorno alle spalle e l'altro sotto le ginocchia, poi la sollevai stringendola a me.

<< Non sono troppo pesante? >> mi chiese in un sussurro.

<< Non dire stupidaggini! >> mi sentii mancare il respiro, la strinsi ancora di più mentre le lacrime mi serrarono la gola. Era così fragile, così indifesa che il desiderio di proteggerla non poteva far altro che ardermi nelle vene.

Mi avvicinai al letto per farla sedere, quindi afferrai la coperta di pile e gliela avvolsi intorno alle spalle.

<< Grazie. >> mormorò portandosi le ginocchia al petto, mi sorrise debolmente quando un rumore fuori dalla finestra la pietrificò.

<< C'è qualcuno per te. >> le poggiai una mano sul ginocchio sperando si tranquillizzasse.

<< Chi? >> gli occhi spalancati, l'espressione sconcertata e impaurita.

Non fece in tempo a chiederlo che Sky superò il davanzale entrando nella stanza. << Ciao! >> esclamò col fiatone strofinandosi le mani con un'espressione ancora incredula per l'essere passata attraverso la finestra anziché dalla porta come le persone normali.

<< Non dovresti essere qui! >> Erin drizzò la schiena mettendosi sulla difensiva, lo sguardo di ghiaccio. << Non ti voglio qui, vattene! >>

<< Io. Io. >> balbettò Sky incerta, si notava chiaramente il quanto si trovasse in difficoltà di fronte a quella reazione.

<< Vattene! >> ringhiò Erin, il panico le si leggeva nello sguardo.

<< Smettila. >> le diedi un pizzicotto sul naso sorridendo. << Tieni a freno quella linguaccia! >>

Erin mi lanciò un'occhiataccia, la mascella contratta, poi distolse lo sguardo verso un angolo buio della stanza.

<< Sky è una tua amica, trattala di conseguenza. >>

<< Amica. >> ripeté come se il suono di quella parola fosse sconosciuto, come se lo sentisse per la prima volta in vita sua.

<< Esatto, puoi fidarti di lei. >>

Erin spostò lo sguardo da me a Sky, quindi lo posò di nuovo su di me. Era titubante, come se sperasse di trovare anche un solo minimo dettaglio che le suggerisse di potersi fidare di lei, ma niente. Tuttavia, qualcosa nelle mie parole sembrò convincerla a permettere a Sky di restare.

Col passare dei giorni, le sue resistenze cominciarono a sciogliersi facendole accettare la sua presenza oltre che alla mia. L'averci intorno le diede nuova speranza, il credere che non era tutto perso. Eppure, l'oscurità che aveva dentro non mancava mai l'occasione di ricordarle che la felicità non era per lei, che non aveva alcun diritto di desiderarla nonostante io pensassi esattamente il contrario. 

La ragazza con il cuore di lattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora