Capitolo 11

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Erin

Avevo lo stomaco sotto sopra dal giorno precedente, ogni volta che i miei occhi si fermavano avari su Cam, smettevo letteralmente di respirare. Una forza magnetica e arrogante mi attirava verso di lui e, se fossimo stati soli, probabilmente non mi sarei impegnata così tanto per frenare le mie emozioni. Ma, non potevo farlo, a dispetto della mia anima che mi stava supplicando di lasciarmi andare.

Dovevo proteggerlo, anche a costo di allontanarlo.

In un modo o nell'altro me la sarei cavata, sarei riuscita a farmene una ragione. Non sapevo dire se ciò che provavo per lui fosse amore, non avevo mai avuto un termine di paragone che mi facesse capire l'entità dei miei sentimenti, l'unica cosa che potevo dare per certa era che mi faceva stare bene come nessun altro, il mio corpo reagiva d'istinto quando era nei paraggi.

Tuttavia, dovevo guardare in faccia alla realtà, non saremmo mai potuti stare insieme alla luce del sole, non sarei mai arrivata al punto da metterlo in pericolo solo perché volevo che fosse mio, era già successo e non avrei sbagliato di nuovo. Perciò, ero pronta anche ad accettare di lasciarlo andare avanti con la propria vita, di innamorarsi, di vederlo insieme ad una ragazza che non fossi io e che lo avrebbe amato all'estremo come io non potevo fare.

Cam meritava il meglio e, quel meglio, non ero io.

Avevo provato mille volte ad allontanarlo, a trattarlo come se per me contasse meno di niente, mi ero preparata mille discorsi, parole così forti e pesanti che lo avrebbero ferito soltanto per scagionarlo dalla gabbia in cui si era confinato a causa mia. Eppure, ogni volta, sentivo il cuore ostacolare la mia volontà. Qualsiasi cosa facessi o dicessi, Cam era lì, pronto ad addossarsi i miei problemi, i miei cambiamenti di umore improvvisi, il brutto tempo che si scatenava dentro di me.

Era lì per me.

Questo mi faceva male ma, ancora di più, mi distruggeva il non riuscire a portare avanti le mie decisioni e, adesso, Cam continuava ad essere legato ad una persona priva di sentimenti, un pezzo di ghiaccio che non si sarebbe sciolto persino al centro di un incendio, ad una ragazza a cui avevano rubato il cuore sostituendolo con un misero pezzo di latta.

Non riuscivo a sopportare la mia debolezza.

Dovetti sostenermi al lavandino per non crollare a terra, percepivo il male scorrermi nelle vene provocandomi un prurito fastidioso. Digrignai i denti, respirai a fondo per cercare di mantenere la calma ma l'oscurità era sempre più forte. Alzai lo sguardo incrociando l'espressione che non riuscivo a digerire, quel sorrisetto di superiorità che odiavo. Deglutii a fatica, questa volta non l'avrei lasciata vincere. I miei occhi erano fissi nei suoi, il cuore mi era arrivato in gola mentre il prurito aumentava, contrassi la mascella sapendo di non avere alcuna via di scampo.

Il sorriso nel riflesso si accentuò, l'espressione compiaciuta, solo dopo capii il perché. Abbassai lo sguardo, la manica sinistra dell'abito era tirata su fino al gomito, pesanti segni andavano e venivano da sotto i bracciali che tenevo al polso, le unghie premevano sulla pelle con movimento regolare accentuando il dolore che provavo dentro, l'oscurità si stava impadronendo di me. Rabbrividii, volevo cacciarla, volevo che uscisse da me, che mi facesse tornare a vivere. Ma, come se non fosse collegata alla mia mente, la mano continuava imperterrita a graffiare la pelle sempre più rossa.

Trasalii quando qualcuno bussò alla porta e, come per istinto di sopravvivenza, abbassai velocemente la manica per coprire il misfatto.

<< Sei pronta? >> Sky girò la maniglia e due secondi dopo era sulla porta con gli occhi puntati su di me, mi guardò per un lungo istante, ancora un po' e avrebbe capito.

La ragazza con il cuore di lattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora