Capitolo 36

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Erin

A malincuore dovemmo deciderci a riprendere la strada del ritorno. Se fossimo partiti subito, sarei riuscita ad arrivare a casa in tempo per una doccia prima di andare a lavoro.

Karen e Richard ci accompagnarono fino alla porta dove mi strinsero in un caldo abbraccio. Per la prima volta, ammisi che mi dispiaceva dover andare via, avrei voluto passare ancora un po' di tempo con la dolcezza infinita di Karen e la simpatia di Richard.

<< È stato un vero piacere averti qui, spero verrai a trovarci ancora. >> mi disse entusiasta Karen stritolandomi tra le sue braccia.

<< Certo! >> annuii decisa, quindi lanciai un'occhiata ad un Cam silenzioso in piedi accanto a me.

Teneva lo sguardo basso, la mascella contratta e le mani abbandonate nelle tasche dei jeans, trattenni l'impulso di dargli un calcio sullo stinco. Probabilmente si sentì osservato perché, dopo una spicciolata di secondi, si voltò a guardarmi con un enorme punto interrogativo stampato in faccia. Alzai gli occhi al cielo ma dovetti ammettere che il cipiglio sul suo viso, stranamente, lo rendeva ancora più attraente. Gli rivolsi un timido sorriso e, finalmente, i suoi lineamenti si addolcirono.

Tornai a guardare Karen e Richard e, dopo avergli rivolto uno sciocco saluto con la mano, mi allontanai raggiungendo la macchina. Avevo notato lo sguardo allarmato che mi lanciò Cam non appena capì che lo stavo lasciando solo, sembrava supplicarmi di non farlo. Frenai la vocina nella mia testa che mi suggeriva di tornare accanto a lui, di stringergli la mano e fargli sentire che c'ero e ci sarei sempre stata. Eppure non lo feci, non tornai indietro. Cam ne aveva bisogno, proprio come Karen e Richard, non mi sarei mai messa tra loro più di quanto avessi già fatto.

Desideravo regalargli quegli ultimi istanti senza intromettermi.

Salii in macchina tirando un profondo respiro, evitai di guardare nello specchietto per non sembrare una spia o un'impicciona. Fissai per chissà quanto tempo le mie mani abbandonate sulle gambe prima di decidermi ad accendere la radio e rendere quei minuti meno pesanti e silenziosi.

Spinsi il tasto per cambiare stazione radio finché non trovai quella che mi andava più a genio, non sapevo chi fosse il cantante, però mi piaceva molto sia la melodia che la sua voce, non che ne capissi molto di musica.

Poggiai il gomito contro lo sportello, poi la guancia sul palmo della mano. Puntai gli occhi nella campagna che si stendeva intorno alla proprietà e, lentamente, mi ritrovai a vagare in un mondo che non mi apparteneva, un mondo pieno di felicità e di amore in cui il dolore era visto solo come un'entità quasi irreale.

Chiusi gli occhi e mi lasciai andare ad un profondo respiro, provai ad immaginare la mia vita diversa da quella che era in realtà, con due genitori che mi amavano più di ogni altra cosa. Mi ritrovai ad odiare tutta la mia vita, l'oscurità stava di nuovo prendendo il sopravvento, la sentivo nascere al centro del petto e avvelenarmi una cellula dopo l'altra.

Contrassi la mascella serrando i pugni, il caos nella mia testa diventò un inferno, mi sentii serrare la gola, stavo per mettermi ad urlare quando Cam aprì lo sportello e scivolò a sedere accanto a me.

Mi guardò e, in un istante, il sorriso svanì dal suo bellissimo viso.

<< Ehi. >> mormorò preoccupato accarezzandomi la guancia col dorso della mano.

Mi ci vollero più di tre respiri per riacquistare la calma necessaria per non crollare, per non lasciar prendere il comando a quella parte di me che odiavo più di ogni altra cosa. Quando ci riuscii, mi voltai appena per baciargli la mano, quegli occhi mi facevano morire, ci vedevo dentro l'infinito. L'infinito della notte che, per la prima volta, non detestai. I suoi lineamenti si addolcirono, mi sorrise e lo trovai bellissimo, avrei dato qualsiasi cosa per fermare il tempo e restare a guardarlo però, il tempo non era dalla mia parte.

La ragazza con il cuore di lattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora