Intervista a Melianta

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Benvenuti, viaggiatori del tempo!

Abbiamo il piacere di inaugurare questo spazio ospitando Melianta, autrice di La Rosa Nera - We shall overcome, vincitrice del contest di San Valentino organizzato dalla comunità Ambassador internazionale. È stato davvero un onore, per noi, veder trionfare, tra le tante e meritevoli storie concorrenti, proprio una piccola perla di narrativa storica!

Quindi, carissima Melianta, siediti pure e serviti liberamente dal cestino delle fragole!

La Rosa Nera è una storia molto particolare. Parla della segregazione razziale negli Stati Uniti, e parla di una storia d'amore che va oltre razzismo e pregiudizio. Da cosa hai tratto l'ispirazione per scriverla?

Brian e Nevaeh sono due personaggi che esistono in tantissime pagine nascoste nel mio computer. Sono piccoli episodi e idee che ancora non hanno una trama ben definita. Mi hanno solo sussurrato: "Scrivi adesso, scrivi adesso! Non lasciarci nei files del computer". Come non accontentarli?Sono nati proprio come poliziotto e attivista nell'America dei Diritti Civili, perché anche le donne afroamericane erano socialmente impegnate, in quel periodo. All'inizio li avevo collocati al nord, negli anni 30/40, ma poi Birmingham, per questo progetto, mi è sembrato il luogo più adatto. Racconta meglio la difficoltà di viversi in una delle città più razziste del periodo (se non la più razzista).


Parlare della segregazione razziale negli Stati Uniti, anche nel 2019, non è facile. Perché hai scelto questo tema?

Non è per niente facile. La memoria è ancora viva, accesa, è un nervo scoperto che fa ancora male. Anche a New York, che sembra un mondo a parte nell'incarnare pienamente il sogno americano, chi ha vissuto in prima persona la segregazione razziale è ancora lì, seduto sulle panchine intorno a Fort Greene, per esempio, che scruta con occhi intensi tutto quello che capita e i figli dei loro figli ancora patiscono l'eredità collettiva che si portano dietro. È nel loro campo morfogenetico, scritto nella storia di un'America che sarebbe da dimenticare. Ricordare quello che è stato fa sempre bene. Sperare di non rivivere gli errori del passato è una piccolissima battaglia che porto avanti, se può servire a qualcosa la mia umile voce. Evitare che si ripetano le emulazioni della segregazione americana, come successe in Sudafrica, è importante, dato che oggi come oggi rischiamo di andarci vicino, anche nel nostro paese. In più, sono una grande appassionata di Black History e uno dei miei piccoli sogni era poter scrivere qualcosa durante il periodo dei Diritti Civili. Seguendo la cultura Hip Hop da sempre, mi è naturale come l'aria che respiro. Per come lo conosciamo noi, l'Hip Hop è figlio di quelle lotte e delle sue conseguenze e nipote del Blues e della figura mitica di Robert Johnson che aveva venduto l'anima al diavolo, per il suo talento. I rapper sono bluesmen che raccontano storie d'amore e di sofferenza, di razzismo e di speranza, lunghe 400 anni.


Hai trovato difficile ricostruire l'ambientazione storica? Come lo hai fatto?

No. Non è stato complicato. È tutta la vita che, con l'Hip Hop, sono a contatto con la Black Culture, quindi non mi sono sconosciuti il mood e i tratti salienti di un percorso sociale e civico complesso. Però non si finisce mai d'imparare e ci sono tante cose che ancora non conosco, che devo ancora conoscere e che devo comunque imparare. Il viaggio che i due protagonisti affrontano insieme per arrivare a Washington, per esempio, l'ho dovuto cercare: potevano risultare storicamente verosimili, per esempio, le stazioni dei bus di Birmingham e Atlanta, per come le avevo in mente io? Su YouTube ho trovato uno splendido resoconto proprio dell'organizzazione di quel 28 agosto del 1963. Considerando l'evento che è stato, era infattibile impedire anche agli afroamericani del Sud di presenziare alla marcia. Certo, poi l'avrebbero scontata in seguito, da settembre del '63 in poi, fino alla firma dei diritti civili. E oltre.Quali sono state le difficoltà più grandi che hai incontrato?Paradossalmente la vera difficoltà è stata scrivere una storia d'amore. Non so scrivere d'amore, non ne so proprio parlare (come accenna una famosa canzone!). Ho voluto superare questo mio limite che sento enorme e quindi mi sono messa in gioco e cercare di non essere banale per me è stato fondamentale e complicato. E far entrare tutto il viaggio in un limitato numero di parole è stato ancora più arduo. Far capire il tormento di un uomo con una cultura diversa dalla co-protagonista è stato complicato. E usare la parola 'negros', è stato difficilissimo: la N-Word è controversa nella cultura black, lo è sempre stata.


La narrativa storica ti piace? Quali sono gli aspetti che preferisci?

L'adoro. Tendenzialmente sono propensa al paranormal/fantasy/horror, ma se è ambientato lontano nel tempo, gongolo come una bimba col suo nuovo giocattolo. Mi piace andare a conoscere la mentalità, la cultura, il modo di vivere di tempi che non sono i nostri. Mi piace vedere il cammino che abbiamo fatto fino a ora, le dinamiche che hanno scatenato eventi importanti che ci hanno portato dove siamo adesso, i cambiamenti che ci sono stati e cosa siamo in grado di comprendere scrivendo con altra mentalità, altra cultura, altri costumi sociali o confrontandoci con un tempo che è 'altro'. Da buona storica (la base dei miei studi è prettamente storica), non potrebbe essere altrimenti. E pensare che a scuola (compreso il liceo, classico per giunta) la odiavo, la storia!


Quali sono i tuoi autori preferiti, dentro e fuori da Wattpad?

Tanti. Troppi! E spesso non vado neanche ad autori (che brutto difetto che ho) ma a storie. Trovo anche che leggere gli sconosciuti, oltre ai classici o i best-sellers, sia un viaggio affascinante. Potrei quindi passare dai classici di Charles Dickens, Poe e le sorelle Bronte, a Marion Zimmer Bradley, Ken Follett e Stephen King fino a Schiava del Dio Serpente di Jewell Parker Rhodes.All'interno di WattPad sono alla continua ricerca di storie, come il pane, anche se ultimamente ho poco tempo sia per leggere che per scrivere. Una lunga fila interminabile di autori formidabili e i loro romanzi che sono lì, che mi aspettano. Elencarne solo qualcuno mi sembrerebbe limitante.


Hai in progetto di scrivere altre storie? Parlacene!

Ho un quaderno dove ogni tanto mi appunto idee, personaggi, trame. Ci sono le collaborazioni, tra cui un progetto a quattro mani ormai in via di definizione (mancano gli ultimi dettagli della trama), con uno degli autori più weird, talentuosi e interessanti di WP, DomenicoNigro5.E poi altre idee con già uno schema: uno di questi, se mai vedrà la luce, è sempre collocata negli anni Sessanta, ad Atlanta; racconterebbe la storia di un gruppo musicale (inventato) formato da "bianchi e neri" in una delle città più importanti per i diritti civili. Un'altra è ambientata negli anni 80/90 e nel mondo dell'hip hop nel suo massimo splendore e dell'industria musicale di allora: dalla nascita ufficiale con Rapper's Delight e fino alla fine degli anni 90. Almeno una decina di capitoli sono già scritti ed è ferma da mesi perché comincia dall'infanzia dei protagonisti e devo sistemare un paio di snodi importanti.Un'altra ancora è già scritta da tempo e solo da revisionare: intreccerebbe le storie di varie generazioni di donne a partire dalla civiltà minoica fino ad oggi, attraverso la reincarnazione e vari contesti religiosi/culturali che si mischiano, era dopo era.E poi non escluso di portare alla luce Brian e Nevaeh. Come dicevo, ho già tantissimo materiale. Chissà. Magari un giorno.C'è anche un fantasy con metà mappa già disegnata e tutta la sua struttura sociale, personaggi, dinamiche di trame e punti di svolta.Non mi basterebbe una vita, per scrivere tutto quello che la mia immaginazione partorisce ogni santissimo giorno. Perché, davvero, non smetto mai di 'inventare'. È il mio lavoro, del resto.


E voi, cari viaggiatori del tempo, avete letto la sua storia?

Grazie per averci fatto compagnia, Melianta, e grazie anche a voi per la vostra presenza!

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