L'Ultimo Giorno Di Jordsand

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Bentornati viaggiatori del tempo!

Questa settimana vi accogliamo nuovamente nella nostra rubrica Storie di Storie con un nuovo ed entusiasmante articolo. Questa settimana, a deliziarci con le sue parole, ci ha pensato WBabila42. Rilassatevi e indossate il costume, per rinfrescarvi in quest'isola danese misteriosa, ricca di storia e di segreti. Buona lettura! 

In questo mondo niente è immutabile. Gli uomini, gli animali e le piante muoiono, gli oggetti si consumano e si rompono e le isole scompaiono.

Da che gli uomini cominciarono a scoprire il mondo, le isole apparivano e sparivano dalle mappe a causa dell'approssimazione con cui gli avvistamenti erano riferiti, senza contare la strumentazione imprecisa e la superstizione. Continenti con nomi fantasiosi, isolette tropicali e cordoni di scogli venivano riportati sulla carta l'anno prima e il successivo svanivano, prima ancora di essere reclamati da qualche potenza mondiale.

Ma se in molti casi si è trattato di sviste, in altrettante circostanze la comparsa o la distruzione (e l'innalzamento e l'inabissamento) di certi luoghi sono dovuti ai mutamenti climatici e al continuo movimento vitale del pianeta. Per cui episodi come un'eruzione vulcanica o il sollevamento del livello degli oceani creano e uccidono nuovi territori.

Jordsand era un'isola danese piatta e senz'argini. Le prime tracce risalivano a una mappa nautica del 1585 creata da un cartografo di nome Lucas Waghenaer. L'isoletta sorgeva nel Mare dei Wadden, misurava circa 6 chilometri quadrati e in principio possedeva un altro nome, Hiortsand, che tradotto significa "La terra dei cervi". Non è difficile immaginare un territorio salmastro, paludoso, verdeggiante, dove centinaia di mammiferi artiodattili brucavano l'erba, si scontravano – palchi contro palchi – per le femmine, figliavano e perivano nell'indifferenza dei navigatori che passavano nei pressi delle spiagge.

Un'altra mappa del 1600 confermava l'esistenza dell'isola: in questa erano segnalate persino due fattorie. Ma già dopo la metà del XVII secolo, i navigatori si accorsero che Jordsand aveva cambiato forma. I capitani scrupolosi che annotavano la profondità e i siti migliori di ancoraggio nel Mare dei Wadden, capirono che l'estensione si era ristretta e l'acqua aveva dato avvio al processo di erosione di coste fragili.

Nel 1807, nuove misurazioni stabilirono che l'isola era larga solo 0,4 chilometri quadrati

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Nel 1807, nuove misurazioni stabilirono che l'isola era larga solo 0,4 chilometri quadrati. Dall'anno successivo il processo subì un'accelerata, quasi che il mare staccasse a morsi, a ogni assalto di marea, i fianchi di Jordsand, inghiottendo la sabbia e risparmiando le paludi e alcuni terreni dove pascolavano il bestiame e i cervi, e si coltivava il fieno.

Nel 1873, l'isola si ridusse a 0,2 chilometri quadrati: le frequenti tempeste nordiche, implacabili, levarono le erbe e lasciarono un terreno esposto ricoperto di sale dove non cresceva quasi nulla. I tumuli di materiale della forma di colline, che una popolazione coraggiosa aveva creato nei secoli per rifugiarsi e scampare alla furia delle inondazioni, non resistettero. Con il crollo dell'ultimo rifugio, negli anni Venti del 1900, l'isola venne abbandonata e diventò un santuario per uccelli. I cervi diminuirono e in un anno imprecisato del XIX secolo scomparvero.

Rimasero gli uccelli, una tale ricchezza di avifauna che il governo danese stabilì dei posti di osservazione su Jordsand e fondò una riserva naturale per studi scientifici. Ma l'isola continuò a soffrire gli attacchi di pioggia, neve, vento e di un mare rabbioso.

Una fotografia aerea scattata nel 1973 mostra un banco di sabbia sterile di forma allungata, con la parte settentrionale e occidentale ormai priva di palude. Gli ultimi frammenti di vegetazione sparirono dieci anni più tardi, lasciando un orlo sottile di ciuffi stenti che avrebbe accompagnato Jordsand nell'ultima parte del suo esistere.

Accortisi troppo tardi di ciò che stava accadendo – la perdita di un intero ecosistema – gli uomini tentarono di costruire una diga intorno ai resti con l'utilizzo di un sottobosco cespuglioso resistente al sale, un frangiflutti per opporre un'ultima resistenza. Fallirono.

L'erosione è un processo subdolo, continuo, che non lascia niente di incorrotto. L'ultimo giorno di Jordsand, nell'ultimo anno del secolo – 1999 – fu una lenta agonia di sprofondamento. Nei versi di gabbiani e anatre che ormai fluttuavano sull'acqua dove una volta avevano affondato le zampe nella mollezza della sabbia, nel ruggito del mare che sciacquava, spazzando, le ultime superfici frammentate, l'isola s'inabissò. Pochi giorni prima, i naturalisti della riserva avevano dato il loro addio a Jordsand alla maniera vichinga: avevano bruciato le costruzioni di legno su cui per anni avevano osservato gli uccelli e assistito l'isola. 

Per questa settimana è tutto, viaggiatori del tempo! Conoscevate quest'isoletta? Noi ringraziamo nuovamente WBabila42 e vi diamo appuntamento alla settimana prossima, per approfondire un altro nuovo e interessante argomento!

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