La Tragedia del Gleno #2

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Buon pomeriggio e buon giovedì, viaggiatori del tempo! Oggi, come promesso, vi proponiamo la seconda parte dell'articolo scritto da CalcabrinaMalebolge, che finisce di raccontarci la triste vicenda del Gleno. Buona lettura!

"Amico mio,
che sollievo poter confidar con te dei miei fastidi e pur delle soddisfazioni. Il lavoro allo impianto procede bene solerte e conto possa entrare in funzione entro un anno più tardo a oggi, forse pur prima.
Ma le falle mi perseguitano pure nelle notti, par che per ogniuna sanata dieci altre ne vengano! In cuor non mi sento di sospettare delle squadre, so bene il nemico mio è di fuori, pure se nella valle questi ancora accusano che l'impianto ha colpa sui loro pascoli. Ma che sono i pascoli, a confronto? "

L'invaso della diga viene attuato gradualmente, di pari passo al procedere dei lavori. L'idea di Santangelo è di poter individuare tramite tale metodo qualsiasi potenziale imprecisione strutturale e intervenire tempestivamente, giacché lo sbarramento che comprende sia il sistema a gravità che ad archi multipli mai è stato realizzato prima al mondo -e mai verrà tentato più-.
È documentato ampiamente che le infiltrazioni d'acqua che compromettono la struttura siano molteplici, frequenti, soprattutto lungo la linea di giunzione fra tampone a gravità e archi che su esso poggiavano. Risulta che il guardiano informi Viganò quotidianamente di nuove falle, che gli operai non nascondano la preoccupazione e che Santangelo dichiari che si tratti di una conseguenza assolutamente fisiologica dato il tipo di costruzione, motivo per il quale si sta procedendo all'invaso graduale, e ne minimizza il sospetto di potenziale pericolosità.

"Ma cosa vi credete, che si tira su un muro e l'acqua ci sta dentro solo perché lo vogliamo? Quella tenta sempre di uscire e bisogna capire da dove" affermerà il giovane ingegnere in sede processuale

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"Ma cosa vi credete, che si tira su un muro e l'acqua ci sta dentro solo perché lo vogliamo? Quella tenta sempre di uscire e bisogna capire da dove" affermerà il giovane ingegnere in sede processuale. Che il progettista di una diga s'esprima così non è certamente rassicurante, pur ammettendo che la sua teoria abbia un fondamento.

Piuttosto, nella missiva di Viganò al suo intimo amico e confidente, egli fa un interessante riferimento a ipotetici nemici che vengono da fuori, in prossimità del suo manifesto sospetto riferito alle falle, alle troppe falle.

L'eventualità dei sabotaggi non è opzione di scarsa rilevanza, tutt'altro.

Fra il passaggio progettuale dal sistema a gravità a quello ad archi multipli, Viganò solleva dall'incarico di costruzione la ditta che aveva operato sul tampone e ne assume una nuova, alla quale affida la messa in opera dello sbarramento ad archi e la costruzione dei piloni. Come spesso accade in caso di successioni edili, il cambio in corsa darà luogo a ripercussioni astiose di vario genere: dall'aspra critica della qualità del lavoro precedente per bocca della ditta entrante, alla rivendicazione di materiali accessori lasciati in loco da parte della ditta uscente, fino a dissapori e difficoltà d'interazione con gl'operai del posto.

Muovere un'accusa di sabotaggio verso la ditta uscente sarebbe sicuramente un atto imprudente ma è un'eventualità che il lecito dubbio porta a non poter del tutto escludere.

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