L'assedio di Villa di Chiesa

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Quando si parla di Storia Italiana Medievale, si pensa spesso alle grandi Signorie della
penisola – Firenze, i Medici, Milano, Venezia... Si tralascia invece l'importante Storia
Medievale dei Giudicati della Sardegna, degna delle congiure e avvenimenti politici della
penisola dei secoli successivi.

Gli avvenimenti di cui voglio raccontare sono l'inizio del definitivo declino dei Giudicatisardi, per mano del Regno Catalano-Aragonese, ed in particolare della mia città, Iglesias(Sud Sardegna)

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Gli avvenimenti di cui voglio raccontare sono l'inizio del definitivo declino dei Giudicati
sardi, per mano del Regno Catalano-Aragonese, ed in particolare della mia città, Iglesias
(Sud Sardegna).
Già nel 1257 il Giudicato di Cagliari aveva visto la sua fine per opera dei Pisani. I
Giudicati di Gallura e Torres erano ormai in mano straniera (genovese, per la maggior
parte) e il Giudicato di Arborea era l'unico superstite, alleato di Genova.
Nel 1297, Papa Bonifacio VIII infeudò il Regno di Corsica e Sardegna al re Aragonese,
Giacomo II, lasciandogli la licenza di invadere e conquistare il territorio. Dopo anni di
trattative, il re decise di invadere la Sardegna nel 1323, affidando l'incarico al figlio
ventiquattrenne, l'Infante Alfonso – futuro Alfonso IV – che agli occhi del padre non era
molto capace.

Si credeva che l'impresa sarebbe stata semplice e veloce, tant'è che Alfonso portò con
sé sua moglie Teresa. Il malcontento verso i Pisani serpeggiava nei vecchi domini del
Giudicato di Cagliari – ora sotto mano diretta di Pisa – e gli stessi abitanti aspettavano con
ansia l'arrivo del re.
All'arrivo in Sardegna, l'Infante si incontrò con il Giudice Ugone di Arborea, che lo
convinse a non attaccare direttamente Cagliari, ma Villa di Chiesa (odierna Iglesias). Il
Giudice, nemico di Pisa e preoccupato dalle nuove truppe inviate a Villa, riuscì quindi a
garantire per primo i suoi interessi.
A seguito dell'arresto di un corriere da parte delle truppe del Giudice, sappiamo della
conformazione della città, delle sue difese e dei suoi due capitani, Vico Ronselmini e
Iacopo da Settimo.

Villa di Chiesa viene ufficialmente fondata una cinquantina d'anni prima, per volere delConte Ugolino di Donoratico della Gherardesca (sì, proprio lui) in una zona rinomata per leminiere d'argento

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Villa di Chiesa viene ufficialmente fondata una cinquantina d'anni prima, per volere del
Conte Ugolino di Donoratico della Gherardesca (sì, proprio lui) in una zona rinomata per le
miniere d'argento. Ancora oggi l'antico codice pisano della città, il Breve di Villa di Chiesa,
è uno dei pochi – se non l'unico in Europa – che descrive nel dettaglio diritti, doveri e salari
dei lavoratori delle miniere (lavoratori di fosse).

L'Infante Alfonso decise quindi di assediare Cagliari e attaccare Villa di Chiesa,
bloccando tutte le vie di possibili soccorsi. Il primo tentativo di attacco da parte aragonese
finisce rovinosamente, convincendo l'Infante a tentare l'assedio.
Con cinque campi d'assedio e le truppe del Giudice in supporto, la città iniziò a soffrire
la sete nell'estate sarda, quando gli acquedotti vennero isolati e le fontane si seccarono.
La città continuava ad essere difesa strenuamente da 128 balestrieri.

Ma agli assedianti non andava meglio. I loro campi erano situati in zone paludose e la
malaria si diffuse rapidamente. Gli stessi Infante e Infanta ne furono contagiati, e si dice
che la maggior parte delle ragazze di corte dell'Infanta furono sostituite da ragazze sarde,
a seguito della morte delle damigelle aragonesi. I vivi non bastavano più a seppellire i morti. L'esercito aragonese venne dimezzato, ma nonostante tutto si continuava a combattere.
Arrivarono dei rinforzi con il castellano d'Amposta dalla penisola iberica, ma lui stesso
venne ucciso da un balestriere sulle mura. Ancora oggi, all'inizio di Agosto, si tiene il
Torneo della Balestra, in ricordo dell'avvenimento.

All'inizio del nuovo anno, i cittadini erano costretti a mangiare i propri animali – cavalli,
muli, cani, topi – perché le risorse iniziavano a scarseggiare. Donne e bambini vennero
mandati fuori, per limitare il numero di presenti nella città, ma le truppe aragonesi li
rimandarono indietro. A quel punto, i capitani iniziarono a trattare la resa con gli aragonesi:
se non fossero arrivati soccorsi entro un mese, la città si sarebbe arresa.
Ancora prima della scadenza, a metà Febbraio, i cittadini aprirono le porte della città
agli Aragonesi, dopo sette mesi di assedio. Chi volesse, sarebbe potuto andar a Cagliari
con i propri beni, e i soldati, arresi con l'onore delle armi, vennero inviati a combattere
nell'assedio di Cagliari. Quando l'Infante entrò in città, si accorse che non vi erano più le
risorse per nemmeno un altro giorno.

Con il Regno Aragonese, il Breve venne emendato ma mantenuto quasi intatto, nella
forma che è pervenuta fino ad oggi. L'Infante fece coniare dall'importante zecca la moneta
che porta il suo nome – l'alfonsino.

Lasciata l'Infanta al castello, Alfonso proseguì per Cagliari, che cadde poco dopo nella
battaglia di Lutocisterna. Dalle cronache di Pietro IV – figlio di Alfonso – sappiamo che
l'Infante combatté anche lì valorosamente, venendo anche ferito.
I territori del Giudicato di Cagliari passarono quindi in mano Aragonese. Il
completamento della conquista aragonese si ebbe nel 1409, con la battaglia di Sanluri, in
cui le truppe arborensi vennero definitivamente sconfitte e il Giudice si sottopose al re,
letteralmente vendendo la sua corona.

Villa di Chiesa, in catalano Villa d'Esgleyes e poi Iglesias, divenne in seguito la prima
città regia del Regno Aragonese, in seguito spagnolo.

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