Le Radium Girls

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Buongiorno a tutti voi, viaggiatori del tempo! Inauguriamo adesso una nuova rubrica, che vede voi, e proprio voi, come protagonisti. Abbiamo chiesto a molti di voi di collaborare con noi e di inviarci un contributo storico di qualunque tipo, perché Storie di Storie è proprio questo: una celebrazione del nostro amore per la storia!

Iniziamo oggi con il contributo di @LilyAnnF, che ci ha mandato un articolo su una curiosità storica degli anni Venti. La ringraziamo per aver partecipato e invitiamo tutti i lettori a farle domande!

Le Radium Girls

I ruggenti anni Venti. Anni del movimento femminista, del proibizionismo, di Al Capone, della marcia su Roma e... del radio!

Immagino che voi tutti conosciate la straordinaria scoperta del radio e delle sue proprietà da parte di Marie e Pierre Curie. Ebbene, una volta isolato il radio (e qui siamo nel 1902) e, soprattutto, una volta finita la prima guerra mondiale, la ripresa economica e una prima spinta al consumismo portano a voler tentare territori inesplorati.

Negli anni Venti, il radio viene considerato una cura universale. I medici lo prescrivono, in capsule o sotto forma di iniezioni, contro praticamente ogni malattia conosciuta, dalla calvizie all'impotenza, dai problemi circolatori al cancro. L'industria cosmetica, che i cambiamenti economici e sociali portati dal primo conflitto mondiale hanno reso accessibile a ogni ceto sociale, cavalca immediatamente l'onda.

È un fenomeno senza precedenti. Creme per il viso, rossetti, tonici, shampoo e dentifricio: su tutto troneggia la scritta "radioattivo". Per sbiancare il sorriso o rinfoltire i capelli, per cancellare le rughe o migliorare il tono della pelle, la soluzione è sempre la stessa: radioattività. Particelle radioattive compaiono anche in un altro mercato in forte crescita, quello dei prodotti per l'infanzia. Bagnoschiuma delicati, creme per il cambio, tutto viene arricchito con il radio. Fortuna vuole, in questo caso, che il radio abbia costi proibitivi: è proprio il desiderio di rendere economico un prodotto costoso a far sì che le quantità utilizzate siano pressoché irrisorie.

 Fortuna vuole, in questo caso, che il radio abbia costi proibitivi: è proprio il desiderio di rendere economico un prodotto costoso a far sì che le quantità utilizzate siano pressoché irrisorie

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Ma l'utilizzo industriale del radio non si ferma all'estetica. Una particolare proprietà del radio - ovvero la fluorescenza - lo rende idoneo a un'altra applicazione curiosa: viene utilizzato per arricchire la vernice con cui vengono dipinti i quadranti degli orologi. Grazie al radio, l'industria immette sul mercato enormi quantità di orologi "che brillano al buio". Stanchi di dover accendere la luce per vedere che ora è, quando vi svegliate di notte? Nessun problema! Il radio brillerà per voi!

Curiosamente, il mercato americano, quasi non toccato dalla cosmesi radioattiva, impazzisce per gli orologi "glow in the dark". Perfino la Difesa ne fa larghissimo uso, e ne chiede grandissime quantità alle industrie americane.

E proprio qui entra in gioco una delle protagoniste della storia contemporanea - suo malgrado, credo - la U.S. Radion. Nel 1917, la U.S. Radion inizia la produzione di questi straordinari orologi. È un'azienda che occupa quasi mille persone. Settecento di queste sono donne, e hanno l'incarico di dipingere con la vernice al radio i quadranti degli orologi. Hanno un pennello in pelo di cammello, che perde subito la forma, e sono invitate a fargli la punta usando le labbra, o la lingua. In piena sicurezza, spiegano i responsabili, perché il radio è innocuo. Le operaie, che vengono pagate a cottimo, scherzano con la vernice luminescente, la usano come smalto, si dipingono il viso.

Quando le prime operaie iniziano ad ammalarsi di cancro alle ossa e delle altre patologie legate all'esposizione e all'ingestione del radio, la U

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Quando le prime operaie iniziano ad ammalarsi di cancro alle ossa e delle altre patologie legate all'esposizione e all'ingestione del radio, la U.S. Radion fa di tutto per screditarle. I sintomi, grazie a medici conniventi, vengono attribuiti a patologie virali, prima tra tutte la sifilide. Il radio viene ancora definito sicuro, e questo nonostante i responsabili lo maneggino soltanto attraverso pareti di piombo, per schermare le radiazioni.

L'idea di citare in giudizio un'azienda è assurda, al tempo. Nessuno lo ha mai fatto prima. Grazia Fryer, un'operaia, impiega oltre due anni a trovare un avvocato che abbia il coraggio di rappresentarla nella sua causa contro la U.S. Radion. Altre cinque operaie si uniscono a lei in una lotta che non ha precedenti. Passeranno alla storia come le Radium Girls, le vittime del radio e dell'assenza di normative di sicurezza. Quando finalmente arrivano a giudizio, sono ormai talmente malate da non riuscire nemmeno ad alzare il braccio per prestare giuramento davanti al giudice.

 Quando finalmente arrivano a giudizio, sono ormai talmente malate da non riuscire nemmeno ad alzare il braccio per prestare giuramento davanti al giudice

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Vincono. Ottengono un risarcimento monumentale, che però non verrà mai pagato, e che si tramuterà in un pugno di dollari, anche per via della loro breve sopravvivenza alla sentenza. Ma il significato della loro lotta e della loro vittoria va oltre questo aneddoto. È dal loro sacrificio e dalla loro battaglia che nasce, e si diffonde in tutto il mondo, l'idea di una normativa che tuteli i laboratori e la loro sicurezza. Cose che oggi diamo per scontate.

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