Prologo/A sky sparkling with stars

1.9K 34 5
                                    

Ci sono dei momenti, all'inizio delle storie, in cui vige una calma serafica. Tutti sono felici, o quasi, e se non lo sono, tra di loro c'è equilibrio. Questa non è una di quelle storie. Questa storia inizia con la calma apparente, fasulla, una corda tesa in procinto di spezzarsi.

~*~

Il cielo di quella sera era la quiete prima della tempesta, così semplice e silenzioso che un meteorite avrebbe potuto scalfirlo e devastarne la perfetta immagine da un momento all'altro senza che nessuno lo prevedesse. Stelline colorate e piuttosto rumorose lo graffiavano con eterea grazia, fulmini dorati disegnavano linee dritte sulla sua distesa blu notte.

Ma se il cielo era una pace paradossalmente mantenuta dai fuochi d'artificio, il cortile di Hogwarts era una guerra in gran fermento. Enormi folle di studenti osservavano l'infinito, chiacchieravano e sorridevano disinvolti come se andasse tutto bene. Le loro labbra erano increspate in false smorfie, i loro visi apatici, maschere di Carnevale con mesi di anticipo nell'aria estiva e torbida. Un nuovo anno era alle porte.

Harry, Ron ed Hermione erano seduti su una panchina che dava sul Lago Nero, e anche i loro occhi guardavano verso l'alto. Le loro orbite seguivano le traiettorie dei fuochi d'artificio, distraendoli dal pensiero innegabile di quello che avrebbero affrontato durante il loro sesto anno ad Hogwarts: Voldemort, i Mangiamorte e tutto il resto.

Hermione sospirò, i boccoli bruni spostati lievemente dal venticello tiepido, e Ron le mise un braccio intorno alle spalle procurandole brividi che, data la temperatura, erano improbabili.

"Andrà tutto bene, vedrai." Disse il rosso, e la ragazza per un attimo pensò stesse leggendo i suoi pensieri turbati.

"Ne sei certo?" Ribatté, continuando a guardare il cielo, come se farlo ripetutamente, ancora e ancora, potesse tenerla lontana dalla realtà.

Ron sospirò a sua volta e fece sparire quello sguardo speranzoso, mentre addentava golosamente una barretta di cioccolato. Mandò giù vari bocconi finché il suo stomaco non reclamò anche l'imbarazzo che gli chiudeva la gola.

"Penso che sia più certo della cioccolata che ha in mano, Herm." Celiò Harry, cercando di spezzare il silenzio con una flebile risata.

La Grifondoro scosse la testa in segno di resa e sorrise. Un flebile, impercettibile gesto che nascondeva tonnellate di preoccupazioni e paure...

Ma tutto per un attimo sparì quando, furtiva, lanciò uno sguardo a Ron.

Ron, il ragazzo che le era sempre piaciuto, in fondo. Dalla risata forse troppo rumorosa ai capelli rossi che quella sera spiccavano sotto il cielo plumbeo, dal suo essere troppo protettivo fino ad arrivare alla sua evidente ossessione per il pollo. Le sue braccia la facevano sentire al sicuro, la sua voce la riportava a casa. Il calore della sua pelle era confortante anche con quaranta gradi. Perfino il suo essere pauroso e paranoico le ricordava di tutte le avventure vissute insieme e di tutti gli spaventi che lui si era preso, dell'ansia che lo tormentava quando c'erano i ragni, al terrore che nutriva per le creature magiche non ammaestrate. Ron la aiutava a ricordare la normalità, la quotidianità e la sicurezza, due cose che erano ad alto rischio, in quel momento. Le ricordava che c'era ancora una famiglia, che c'era ancora una speranza, che in quel mondo minaccioso e sull'orlo del baratro, forse, non tutto era perduto. Lo amava anche per quello. Chissà se anche lui provava le stesse cose...

Hermione gli rivolse un sorriso timido che fu subito ricambiato.

"Ehm, io dovrei vedermi con Pansy, quindi vi lascio, ragazzi." Disse all'improvviso Harry, visibilmente imbarazzato.

Hermione impallidì, certa di aver sentito male.

"Pansy Parkinson? Davvero, Harry?"

Il moro si lasciò sfuggire una risata un po' troppo rumorosa, ma era evidente che nascondeva un malcelato imbarazzo e forse anche un po' di fastidio.

I don't wanna die//DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora