33/All The Love We Never Had

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When I think of you (ooh-ooh-ooh-ooh)
My heart remembers
(All the love we never had)
All the love we never had
Just me and you


Uno scrittore tedesco di nome Thomas Bernhard scrisse: "Es ist alles lächerlich, wenn man an den Tod denkt". Questa celebre e tetra frase in tedesco significa: "Ogni cosa è ridicola, se paragonata alla morte".

Andrew Parkinson non poteva essere più d'accordo.

Pallido e reduce da una notte insonne, sedeva su una sedia di mogano scuro in una stanza dell'ospedale San Mungo. Davanti a lui un letto imponente e bianchissimo, sul cuscino il volto etereo e senza espressione della donna che, da più di vent'anni, chiamava sua moglie.

Aveva avuto un'overdose, aveva detto il medico. Aveva assunto più cocaina di quanta il suo corpo potesse sopportarne. E l'aveva fatto di proposito.

Non era la prima volta che succedeva, Andrew avrebbe dovuto esserci abituato. Ma quella volta era diverso, lui odiava sé stesso. Lui l'aveva abbandonata perché non tollerava più le sue abitudini, senza curarsi del fatto che, con o senza di lui, la droga l'avrebbe uccisa. E che se fosse rimasto probabilmente non sarebbe accaduto quel giorno.

Ma non era tutto.

Come altre volte aveva fatto, mentre era lontano dalle sue amarezze non le era stato fedele. Aveva ricevuto la chiamata dell'ospedale quella notte, mentre era in hotel, accanto a lui sul letto una prostituta metà Veela dai capelli chiari. Un lampo di luce su scure lenzuola, lei incarnava l'opposto di Violet, bionda, gioiosa e aperta alla vita. Se ripensava a ciò che aveva fatto mentre Violet tentava invece di togliersela, gli veniva voglia di farlo anche lui, ma con successo. Carezzare quel giovane corpo era stato un potente affronto, le sue mani colpevoli su una pelle colpevole.

Ma Andrew non tradiva sua moglie perché non la amava. Era questa forse la più strana e peculiare caratteristica del suo adulterio: era proprio l'amore per quella donna maledetta a spingerlo tra le braccia di altre. L'affetto che bramava da lei lo riceveva da blande prostitute che mai sarebbero state sincere, ma la cui finzione era in grado di illuderlo a sufficienza da godere, almeno per qualche minuto. Era come proiettarsi in un mondo ideale, un mondo in cui Violet ricambiava quello che per lui era amore incondizionato, lo era stato dal primo istante in cui, quando erano giovani, aveva posato gli occhi su di lei. Mormorava il nome di Violet quando veniva, sfinito e sollevato su quelle soffici e scure coperte, mentre era sicuro che Violet mormorasse quello del dio denaro.

Questi pensieri erano quelli che più lo facevano sentire in colpa, perché credeva, nel profondo della sua anima tormentata, di dovere in fondo qualcosa a quella donna, il motivo della sua felicità, che per quanto intaccata fosse, era sempre stata un barlume di luce nella sua vita, qualcosa che da sempre gli impediva di crollare. Era innamorato di Violet e pensava di doverla ringraziare per quello, perché amare qualcuno può mantenerti vivo, anche se sei a un passo dalla morte. E averla tradita certo non era un ringraziamento, anzi, era come sputare nel suo stesso piatto. A pensarci voleva morire, lo voleva profondamente, perché i pensieri che aveva avuto su di lei non erano stati belli, ma tremendamente crudeli.

C'era stato un momento, mentre era con la Veela, in cui ogni sua forma di devozione nei confronti di Violet era crollata. Mentre erano a letto aveva pensato per puro caso a quanto denaro quella notte gli sarebbe costata, e poi aveva pensato a sua moglie, l'erede dei Blackthorn, una famiglia che, prima di unirsi alla sua, si stava lentamente avviando verso la rovina. Aveva pensato a Violet come si pensa a una merce di scambio. Come la puttana che giaceva nel suo letto, Violet si era venduta a una famiglia al solo scopo di risollevare economicamente la sua. E quello significava che si era fisicamente venduta anche a lui. Le prime notti insieme, quella avvenuta alla festa Serpeverde a scuola tanti anni prima, e tutte quelle che l'avevano seguita imitando passionali storie giovanili, erano anch'esse finte, ritratti fedeli di una donna che si era venduta? Erano le sue carni l'unico mezzo che la sua dannata famiglia aveva avuto per evitare di dover vendere le loro ceramiche? Non voleva crederci, ma a tratti non riusciva a pensare ad altro e questo lo distruggeva.

I don't wanna die//DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora