'Cause we are living in a material world
And I am a material girlUna fila di dita pallide e sottili si mosse con grazia contro la liscia superficie di mogano. Le unghie lunghe e laccate di nero quasi si confondevano con la scurissima sfumatura di marrone del tavolo, e talvolta si macchiavano della polvere bianca sparsa sul legno. La mano destra stringeva forte una regale impugnatura d'argento, e i riflessi delle unghie lucide riflettevano nei minuscoli smeraldi conficcati alla base della lama di ferro che completava l'arma. La punta del coltello, grigia e lucida come appena forgiata, divideva una bianca polvere fitta in tre lunghe strisce omogenee, tutte uguali tra loro. Le tende argentee, dello stesso colore della lama del coltello, celavano all'esterno una bufera di neve. Ogni tanto qualche fiocco osava infrangersi contro i costosi vetri delle finestre su misura, sporcandole.
Cullata dal rumore furioso delle raffiche, Violet Parkinson gettò leggermente la testa all'indietro, scostandosi dal viso truccato i capelli neri e lucenti mentre avvicinava il naso aquilino a una banconota arrotolata con cura. Senza troppe cerimonie si affrettò ad inalare interamente una striscia di polvere fitta, con tanta foga che gli occhi castani, elegantemente truccati, lacrimarono.
"Una striscia, Andrew?" Mormorò la donna con voce instabile, scostandosi dal tavolo e lasciandosi ricadere sulla sedia ornata di argento e oro.
Il marito aveva appena varcato la soglia del salone e si avviava verso di lei con uno sguardo spento a segnargli il volto. Sembrava essere invecchiato di colpo alla sua sola vista.
"Sai che odio la coca, Violet." Disse lui, sedendosi alla sedia alla sua destra e abbandonandosi di peso contro il soffice schienale di stoffa pregiata. "E sai anche che non sopporto questo nuovo vizio."
Violet accennò un sorriso con le labbra tinte di rosso sangue, vagamente ilare.
"Oggi devo fare shopping, amore," Bisbigliò, avvicinando con disinvoltura il viso alla seconda striscia. La inalò rapidamente, fu questione di un attimo. Il rumore secco del suo respiro si unì a quello leggero delle raffiche di vento inglese. Anche la voce di Violet sembrò unirsi a quella tetra canzone. "Non posso certo sentirmi stanca o... giù di morale."
Andrew avvicinò la sedia al tavolo di mogano, poi la costrinse a voltarsi sfiorandole il mento con le dita calde. Puntò i suoi occhi scuri su quelli di lei, umidi di lacrime e inquietantemente rossi.
"Devi per forza usare il coltello di mio padre per farti le strisce?" Sussurrò lui, corrugando la fronte.
Lei rise con una sincerità che fece ghiacciare il sangue puro nelle vene del marito.
"Ha un che di teatrale, non trovi?"
Ma Andrew la guardò di traverso, con una scintilla delusa in viso. Le rughe che lo costellavano resero la sua espressione triste, quasi desolata. La sua risposta lo fu altrettanto.
"Che esempio pensi di dare a tua figlia abusando di droghe?"
Violet scosse il capo e si liberò da quella presa delicata.
"Pansy non lo saprà mai." Constatò, il viso perfetto impregnato di una sicurezza amara, irremovibile.
Stava proprio per passare alla terza striscia quando Andrew le afferrò il polso, bloccandola nuovamente. Violet si voltò verso di lui, il polso carico di bracciali reso ancora più pallido dalla mancanza di afflusso sanguigno, e tenne lo sguardo fisso sulle sue iridi, di nuovo.
"Cosa vuoi, Andrew?" La voce della donna aveva ora il suo tipico tono autorevole. "Lasciami fare."
Ma lui le sfiorò delicatamente il viso con i polpastrelli rugosi, disegnando con apparente disinvoltura il contorno perfetto del suo mento, dei suoi zigomi, e infine delle tempie. Andrew per poco non si perse nell'evidente perfezione imperturbabile di quella maschera. A quel punto, il suo indice si tinse di nero.
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I don't wanna die//Dramione
FanfictionDALLA STORIA: «Per un attimo, solo un attimo, ripensò a tutto ciò che aveva fatto e che stava per fare. Il Marchio Nero, l'omicidio, il prestigio di suo padre, la famiglia. Non riuscì a trovarvi un senso. Tutto accanto a lei perdeva valore, c'era s...