📍Montecarlo, Principato di Monaco
Novembre 2018"Finalmente a casa!" esclamo, dopo essere scesa dal treno che da Nizza ci ha portati a Montecarlo, dopo 12 ore di aereo dal Brasile a qui.
Max mi segue subito dopo, e ci avviamo a piedi, con le nostre valigie in mano, verso il nostro appartamento."Io devo fermarmi da Daniel perché... perché dobbiamo discutere di una cosa importante.
Tu avviati a casa." dice mio fratello appena usciti dalla stazione, in tono non tanto convinto.
Da stamattina ha un'aria strana, ho l'impressione che stia tramando qualcosa, e ho paura che quel qualcosa riguardi me."E di cos'è che dovete discutere?" domando, incrociando le braccia al petto, cercando di capire cosa abbia in mente.
"Non sono affari tuoi." risponde in finto tono acido, non riuscendo però a trattenere una risata.
Quando arriviamo di fronte casa dell'australiano, Max mi saluta velocemente e corre dentro, lasciandomi sempre più perplessa.
Mi avvio verso casa cercando di convincermi che sia tutta una mia impressione, ma quando arrivo al nostro appartamento e vedo da fuori la luce del salone accesa, inizio a preoccuparmi.
Spero non sia quello che penso.
Prendo le chiavi dalla tasca e apro la porta, ritrovandomi davanti ciò che temevo di vedere.
Quand'è che Max imparerà a farsi gli affari suoi?"Ciao Alex." esclama sorridendo leggermente, facendomi sbuffare.
"Ciao Jos." rispondo, poggiando la valigia di fianco alla porta di ingresso.
Ormai lo chiamo per nome perché non merita neanche di essere definito padre.
È possibile che Max faccia sempre la stessa cosa nella speranza di farci riappacificare?"È stata un'idea di Max, vero?" domando.
"No, questa volta no.
È stata una scelta mia." continua, stupendomi."Volevo fare un altro tentativo." aggiunge sospirando.
"Ti ascolto." esclamo, incrociando le braccia al petto, cercando di nascondere il piccolo sorriso che mi sta spuntando.
"Non ho giustificazioni, lo so.
So che probabilmente non riuscirai mai a perdonarmi, e so di meritarmelo.
Ma non ho mai avuto l'opportunità di parlarti e spiegarti il perché di tutto questo.
So di aver sbagliato tutto con te e so di non poter rimediare a quello che ho fatto in passato, ma almeno posso provare a pensare al futuro.
Quando sei arrivata nella mia vita, io ero poco più di un ragazzo, avevo 21 anni, ero ad un passo dall'arrivare in Formula 1 e nel pieno della mia carriera.
Avevo in testa solo il mio lavoro e non mi sentivo pronto a fare il padre.
Credevo di non essere adatto, temevo di poter sbagliare tutto quanto e alla fine l'ho fatto.
Non avrei mai voluto farti del male, perché anche se non te l'ho mai dimostrato sei una delle persone che amo di più al mondo.
La prima volta che ti ho vista e ti ho presa fra le mie braccia, mi sono innamorato all'istante.
Ma ero insicuro, impacciato, non sapevo cosa fare, avevo paura di poter rovinare e fare del male a ciò che di bello avevo ottenuto.
E lo so che non è una scusa, ma il me di 25 anni fa era uno stupido irresponsabile che pensava solo a se stesso e non è riuscito a capire quanto tu meritassi tutto il suo affetto e le sue attenzioni.
Ma sappi che in questi 25 anni non c'è stato un giorno in cui io non mi sia pentito di averti fatto questo.
E lo so che tu adesso mi dirai che avrei dovuto dimostrarti molto tempo fa queste cose, ma ogni volta che ho provato a fare un passo avanti, tu ne facevi due indietro, e io non ho mai avuto abbastanza forza e coraggio per riuscire a farti cambiare idea.
Ma quando Max, qualche giorno fa, mi ha rivelato della tua storia con Stoffel, in me si è accesa una piccola speranza.
Se è riuscito lui a farsi perdonare, dopo quello che ha fatto, perché non potrei riuscirci io, che alla fine di tutto sono pur sempre tuo padre?
Non ti sto chiedendo di perdonarmi di punto in bianco e di aprirmi le porte della tua vita, ma almeno dammi la possibilità di rimediare.
Ti prometto che farò di tutto per riuscirci, ma devi darmi la possibilità di poterlo fare.
Questa situazione è durata troppo a lungo e io sono stanco." dice, con le lacrime agli occhi, mostrandosi vulnerabile come non l'ho mai visto.
Quando finisce di parlare, io non dico nulla, resto ferma in silenzio per qualche secondo, mi asciugo qualche lacrima e poi lo abbraccio.
È l'unica cosa che mi sento di fare al momento."Era ora." esclamo sorridendo, mentre lui mi stringe forte a sè.
"Resti per cena?" domando, dopo essermi staccata dal suo abbraccio.
"Se per te non è un problema..." risponde, sorridendo lievemente.
"Ora chiamo Max." continuo, prendendo il cellulare.
"No, non chiamarlo.
Ho dedicato tanto tempo a lui, ora voglio passare un po' di tempo con te." aggiunge, facendomi sorridere."Lo so, ma voglio che ci sia anche lui.
Almeno avremo la famiglia quasi al completo." esclamo, componendo il numero di mio fratello."Ti prego non urlarmi contro!" dice appena risponde, facendomi scoppiare a ridere.
"Vieni a casa." affermo semplicemente, staccando la chiamata.
Non voglio dirgli nulla, non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando si renderà conto di quello che è successo.Dopo qualche minuto, sentiamo la porta aprirsi, e quando Max entra e vede nostro padre ancora lì, con me al suo fianco, spalanca le palpebre e ci guarda stupito.
"Cosa è successo?" domanda, perplesso.
"Diciamo che abbiamo stabilito una tregua." aggiungo, per poi venire subito travolta dall'abbraccio di mio fratello, che ha provato più volte a farci riconciliare.
"Finalmente!" esclama, stringendoci.
Passiamo tutta la serata insieme, a parlare, come non abbiamo mai fatto tutti e tre insieme.
Alla fine, una volta a letto, sorrido, pensando di poter finalmente chiamare Jos papà.

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brothers | formula 1
Random"Abbiamo condiviso tutto: genitori, casa, animali, festeggiamenti, catastrofi, segreti. I fili della nostra esistenza sono ormai talmente intrecciati che resteremo uniti per sempre. Non potrò mai sentirmi completamente sola, sapendo che sei sul mio...