18|paura

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📍Brackley, Regno Unito
Luglio 2018

"Dai Alex, era il mio turno!" esclama George mettendo il broncio, quando, appena Lewis si alza dal simulatore, corro a prendere il suo posto.
Siamo da ieri mattina tutti e tre qui in fabbrica per lavorare ai nuovi aggiornamenti che verranno poi portati nei prossimi Gp, anche se l'unica cosa che stiamo realmente facendo è litigare come dei bambini per il simulatore.
Dopo quel 'ne riparliamo un altro giorno' detto al mio compagno di squadra qualche giorno fa, le cose sembrano quasi essere ritornate quelle di Montreal, con lui che fa di tutto per ignorarmi, con la sola differenza che questa volta io non cerco di parlarne con lui, ma gli rivolgo lo stesso trattamento che ha riservato a me.

"Sembrate due bambini." aggiunge Lewis ridendo, osservando me e l'inglese che continuiamo a litigare.
È forse una delle prime cose che mi ha detto nell'arco di questi due giorni, e uno dei pochi sorrisi che gli ho visto sul volto da quando lunedì mattina siamo saliti sul jet per il Regno Unito.

George sta per replicare, quando fa il suo ingresso nella stanza Toto, con un'espressione preoccupata e tutt'altro che rassicurante.
Si avvicina a noi a passo lento, e quando mi alzo dal simulatore per mettermi di fianco ai due inglesi, l'austriaco fa un profondo respiro e inizia a parlare.

"Niki è in ospedale, a Vienna.
La cosa sembra essere molto grave." dice semplicemente, in tono basso e quasi impercettibile, con gli occhi lucidi.
Resto immobile senza sapere come reagire, sentendo le lacrime rigarmi il volto e osservando l'espressione sconsolata di Toto.

"Fra un'ora partiamo con il jet e andiamo in Austria da lui.
Se ve la sentite di venire, c'è posto anche per voi." continua, uscendo poi a testa bassa dalla stanza.
Sia io che i due inglesi non proferiamo parola, restando in silenzio, ancora scossi dalle parole del nostro team principal.
Adesso si spiega l'aria strana che aveva lo scorso fine settimana...

"Noi andiamo, vero?" domanda il più piccolo, dopo interminabili istanti di silenzio totale.

"Certo che andiamo, non possiamo lasciare Niki da solo in un momento del genere." risponde Lewis, dando una pacca sulla spalla, come di conforto, al suo connazionale.
Si voltano poi entrambi verso di me, che ho ancora la stessa espressione sconvolta e incredula, non riuscendo e soprattutto non volendo credere alle parole di Toto.
Non riesco a capacitarmene.
Ricaccio indietro le ultime lacrime e, sempre in silenzio, esco anch'io dalla stanza e corro nella mia camera all'interno della fabbrica, nella quale rimetto tutto velocemente all'interno della valigia, per poi uscire e dirigermi verso l'ingresso, dove sono quasi tutti pronti per partire.

"Sei sicura di farcela?
Se non ci riesci non preoccuparti, resta pure qui." domanda Toto preoccupato, essendo a conoscenza del mio rapporto con il tre volte campione del mondo e immaginando la mia situazione in questo preciso istante.

"Non ce la faccio a rimanere ferma qui.
Voglio andare da lui." esclamo quasi impercettibilmente, cercando di restare tranquilla e non andare nel panico.
Non si sa ancora quanto grave sia la cosa, e sto cercando con tutta me stessa di non pensare al peggio, di essere ottimista e di convincermi che andrà tutto bene.

"Ma si sa cos'è che ha?" chiedo dopo qualche minuto di silenzio, sempre in tono bassissimo, come se questa notizia mi avesse tolto anche le forze per parlare.

"No, Birgit, la moglie, mi ha solo detto che era in ospedale in gravi condizioni.
Purtroppo non so altro." risponde sospirando.
Annuisco lievemente e mi stringo nella mia felpa sentendo un brivido attraversarmi da capo a piedi, di certo non dovuto al freddo.
Qualche istante dopo sento un braccio intorno alle mie spalle, e voltandomi mi ritrovo di fianco George, che mi sorride lievemente come per tentare di darmi forza.

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