Incomprensioni.

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Emma.
Nel mezzo della serata, proprio quando iniziavo a spiaccicare qualche parola, ecco che sentii il mio telefono squillare in segno dell'arrivo di un messaggio.
Lo presi per leggere velocemente e vidi che era una notifica di Keanu.

Da Keanu:
Chiamami quando puoi.

Dato che in quel momento ero occupata decisi di rimettere il telefono in tasca ma mi anticipò Nicole.
N: Se devi sempre stare attaccata a quel coso puoi benissimo startene a casa - mi aggredí.
E: No, stavo mettendo via - dissi balbettando.
Non ero brava con l'italiano e mi risultò difficile pronunciare una piccola frase composta da poche parole come quella, soprattutto perché ero leggermente agitata.
C: Certo, come no! Ieri sei stata al telefono tutta sera - replicò con non poca acidità.
S: Dai, calmatevi adesso - mi difese il biondo.
N: Non negare l'evidenza, tutti voi ieri vi siete lamentati mentre era in disparte.

Quelle parole furono come una pugnalata nel cuore. Guardai prima Fil e poi Simone, loro più di tutti sapevano che per me era difficile stare lontano dalla mia famiglia e da Keanu e ci rimasi veramente molto male.
E: Tolgo il disturbo allora. Ci vediamo a casa - dissi trattenendo le lacrime.
Irama cercò di fermarmi ma con scarsi risoltati. Potevo accettarlo da Simone ma non di certo da mio cugino, lo stesso che poche ore prima mi aveva detto di essere forte e che mi aveva appoggiata in tutto.

Mi avviai verso casa ma non conoscevo le strade di Roma e nel tragitto non avevo prestato attenzione.
Le lacrime erano ormai troppe e non riuscii a contenermi. Mi sentivo tradita dal mio stesso cugino e non potevo crederci.
Ma perché sono così sensibile?
Potrebbe sembrare banale ma per una ragazza è difficile affrontare tutto questo, era una realtà diversa dalla mia e mi ci ero catapultata in pochissimo tempo.
Mi sedetti su una panchina per cercare di calmarmi.
Non sapevo se chiamare il mio ragazzo o aspettare. Avevo bisogno del suo supporto ma avevo paura della possibile conversazione che avremmo avuto dato che era ancora arrabbiato e in quel momento l'ultima cosa di cui avevo bisogno era litigare nuovamente con lui.

Improvvisamente sentii una mano appoggiarsi sulla mia coscia e sobbalzai dallo spavento. Non mi ero nemmeno accorta che Simone mi avesse raggiunta e si fosse seduto accanto a te.
E: Che vuoi? - chiesi in modo più freddo possibile.
S: Solo scusarmi. So che è difficile per te e ieri ho detto cose senza pensarci due volte.
Sembrava davvero sincero, ma ero consapevole di non potermi fidare di una persona che conoscevo malapena.

E: Ho bisogno di stare sola - sbottai.
S: Non parlo, sto solo qui.
Perché? Perché voleva aiutarmi? Perché era venuto lui e non Filippo?
E: I'm serious - dissi puntando il mio sguardo sul suo - Non preoccuparti, non ho bisogno di te.
Solo Dio sa quanto mentii in quel momento.
Non avevo chiaramente bisogno di lui, ma in quel momento anche un passante mi sarebbe bastato per avere conforto.
S: vuoi tornare a casa? - mi chiese.
E: Non ho le chiavi e zia è già partita.
Mia zia sarebbe stata perfettamente in grado di consolarmi, ma, da sfigata che ero, non c'era.
S: Dai! - disse alzandosi e afferrandomi un braccio - vieni.
Mi alzai ma restai immobile, non capivo dove volesse andare.
S: Facciamo un giro - mi propose sorridendo.
Decisi di dargli ascolto e lo seguii.

Salimmo in auto e mi portò non so dove ma avevo l'impressione che non fosse un luogo lontano da casa mia.
S: Tuo cugino mi strapperà i capelli - rise.
E: Why? - chiesi non capendo.
S: Mi aveva detto di non tormentarti perché quando sei incazzata vuoi stare sola.
E: Dovevi dargli ascolto - dissi anche se ero felice che fosse con me.

Mi prese per mano e mi portò all'interno di un palazzo, probabilmente quello nel quale c'era anche casa sua, ma decisi di non oppormi. Per il momento.
S: Non mi sembra che tu sia tanto contraria in questo momento - disse riferendosi alla conversazione che aveva lasciato in sospeso.
Lo ignorai non sapendo cosa rispondere, mi aveva colta di sorpresa.
S: So come ci si sente a sentirsi soli senza la famiglia accanto.
E: Non lo sai - lo interruppi.
Casa sua era lì, la mia era a Malta.
S: Quando ero piccolo i miei divorziarono e per mesi non mi sentivo appartenente a nessuna famiglia, crescendo ho capito che era meglio che stessero separati piuttosto che litigare ogni giorno. Durante quegli anni, però, avevo alcuni amici accanto e il loro supporto mi aiutò molto.

Sapevo benissimo quanto fosse importante il supporto di un amico, ma lì a Roma io non ne avevo.
E: I'm sorry - dissi riferendomi ai suoi genitori e successivamente, senza pensarci, lo abbracciai. Probabilmente avevo più bisogno io di quell'abbraccio che lui.
Mi strinse forte dandomi un bacio sulla fronte, appoggiai il mio viso sul suo petto. Mi sentii improvvisamente meglio, era riuscito a farmi capire che era veramente pentito.
E: Ma dove siamo? - chiesi curiosa.
S: Casa mia - mi disse infilando la chiave nella serratura.
Fermai il suo gesto, non volevo disturbare i suoi genitori e glielo dissi, in più sarebbe stato estremamente imbarazzante.
S: Tranquilla che a casa non c'è nessuno, questa è casa di mio padre ed è ad una cena di lavoro in Francia.
In Francia? Vicino!

Mi fece entrare e mi buttai sul divano.
Mi raggiunse poco dopo porgendomi un bicchiere d'acqua.
E: Grazie - dissi finendolo velocemente e questo gli suscitò una risata.
S: Avevi sete eh.
Anche se stavo decisamente meglio rispetto a prima, il fatto di Filippo mi turbava comunque, ci ero rimasta proprio male.
S: Dai Emma non pensarci - mi consolò.
E: Ma come fai? - risi.
Non riuscivo a spiegarmi come riuscisse a capirmi non conoscendomi nemmeno.
S: Non nascondi tanto bene le cose.
E: È un vantaggio o uno svantaggio?
S: Beh, direi che dipende dalle situazione - mi fece ridere.

Improvvisamente mi venne in mente Keanu.
E: Ti dispiace se chiamo il mio ragazzo? - domandai titubante.
S: Fai pure - mi sorrise - Ti lascio sola.
Lo bloccai afferrandogli il polso, avevo bisogno mi stesse accanto.
E: No, stai pure qui.

Finita la chiamata stavo ancora meglio, avevo chiarito e lui si era scusato. La mia serata non era stata poi così brutta.
Più o meno.
E: Grazie ancora per essere stato con me, ma ora è meglio se vado - gli sorrisi cortesemente.
S: Ira è a casa?
Guardai l'orologio e notai che era veramente tardi.
E: A guardare l'ora penso di sì.
S: Se trovi chiuso vieni pure qui - disse premuroso per poi abbracciarmi.
E: Buonanotte Blondie.
S: Notte Emma.

Biondo.
Ero veramente pentito per quello che avevo detto su Emma, in genere non sono uno che parla prima di conoscere le persone e in quel caso avevo proprio sbagliato.
Ciò che più mi aveva dato fastidio era stato il comportamento delle ragazze che, anche quando lei se n'era andata, erano andate avanti a parlare di lei e di quello che era successo. Stessa cosa Irama, come puoi non andare da tua cugina se la vedi stare così male? Era rimasta delusa da lui e aveva anche ragione. Avrei preferito andasse lui a cercarla ma dato che non accennava minimamente a farlo ho deciso che stava a me aiutarla e Filippo si era dimostrato un po' contrario.

*Flashback*

Emma si alzò e se ne andò correndo.
L'unica cosa che fece Irama fu bloccarla da un braccio ma lei non lo ascoltò e continuò a camminare.
L'unica cosa che avevo capito di Emma era che era un osso duro, sapeva essere testarda come poche.

S: Potevate evitare, lo sapete che è lontana dalla famiglia - dissi difendendola quando ormai non c'era già più.
N: Non sappiamo nemmeno che si chiama Emma a momenti! Se vuole veramente entrare nel gruppo potrebbe sforzarsi di fare le sue telefonate quando non è con noi!
S: ma che vuol dire? Se lei alle nove vuole chiamare a casa, chiama! - mi innervosii.
N: Ma perché la difendi? - chiese scocciata dal mio comportamento.
Era abituata a sentirsi dire che le davo ragione, ma in quel caso come potevo farlo?
S: Perché si vede che non è facile per lei fare tutto questo! - dissi alzando un po' la voce.
F: Dai bro, ora calmati - mi disse Irama.
S: E tu? Non fai nulla? È tua cugina fra! - chiesi scioccato.
F: Ma che devo fare? Quando si incazza è meglio lasciarla sola! - si auto-difese.
S: Allora ci vado io - alzai gli occhi al cielo.
F: Dai Bio! Ma che è? stai a gioca'? Ma che ti importa che manco la conosci!
S: Tu più di tutti sai che ha bisogno di un amico, se non vuoi farlo tu lo faccio io.
C: È cotto - scherzò.
E tu sei scema.

Con Emma volevo essere un amico e di certo non di più. Lei non aveva bisogno di altro e specialmente io non avevo bisogno di una ragazza, non ne avevi bisogno da tempo.

*Fine flashback*

A Irama sembrava quasi desse fastidio che passassi del tempo con Emma, ma era stato lui che la stessa mattina le aveva detto di scrivere a me. Io sarei stato benissimo a casa ma se lui voleva che andassi con Emma non mi sarei tirato indietro.
Tranquillo bro! Non ci faccio nulla!
Quel pomeriggio l'avevamo passato bene ed ero riuscito, non so come, a farla stare meglio... era veramente bello vederla sorridere.

Ciao ragazzi, spero vi piaccia il capitolo.
Se vi va lasciategli una stellina e fatemi sapere cosa ne pensate :)
Grazie a voi che continuate a leggere la mia storia!❤️
Ambra.

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