Non l'hai ancora capito?

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Biondo.
La mattina dopo presi l'aereo prestissimo in modo da arrivare a Malta in un orario decente.
Così fu, atterrai nell'aeroporto alle otto e trentasette della mattina.
Era decisamente più piccolo rispetto a quello che si trovava nella mia Roma, non ci volle molto ad uscire.

Presi un taxi e, dopo aver detto l'indirizzo al tassista, mi portò fino all'hotel in cui avrei trascorso quei giorni.
Era difficile per me parlare solo ed esclusivamente inglese. Okay, non è che non sapessi nulla, ma non parlavo di certo in modo fluido!
In hotel mi accolsero gentilmente dandomi la tessere per aprire la mia stanza ed, in meno di due secondi, mi ritrovai in camera a lasciare giù la mia piccola valigia.

Decisi di uscire per andare a fare colazione in un bar, la valigia l'avrei sistemata dopo.
Percorsi una lunga via fino ad arrivare al centro di quel piccolo paese e giurai di aver intravisto Keanu camminare su un marciapiede.
Oh, meglio se non ti fai vedere.

Entrai in un bar e ordinai un caffè, lo bevvi mangiando due biscotti e dopodiché tornai in hotel.
Non conoscevo Malta e non sapevo cos'avrei potuto fare per passare il tempo, così decisi semplicemente di svuotare la piccola valigia che si trovava ancora piena.
Sarei stato lì solo due giorni, ma odiavo non avere tutto sotto controllo ed in ordine.

Si erano ormai fatte le dieci del mattino.
Il momento era arrivato, dovevo andare da Emma.
Camminai attraverso le strade calde di quella piccola isola, guardando di tanto in tanto il telefono per vedere se stessi andando nella direzione giusta.
Entrai nella sua via e mi misi a guardare i numeri civici per poter trovare il suo.
tre, cinque, sette, nove e, finalmente, l'undici.

Mi avvicinai al portone di casa sua. Era una di quelle villette a schiera e da fuori sembrava molto accogliente, non era enorme ma era comunque abbastanza grande.
Dietro essa c'era un giardino che, però, non riuscivo a vedere.
Mi ripresi dai miei pensieri e mi feci coraggio bussando alla porta.
Pregai mentalmente Dio, sperando che Emma
fosse sola in casa.
Sarebbe stato imbarazzante beccarsi davanti qualche membro della sua famiglia.

E: Chi è? - sentii Emma urlare al di là della porta.
Non risposi, non mi avrebbe mai aperto altrimenti.
Improvvisamente si spalancò la porta.
Puntò gli occhi nei miei mentre io la scrutavo dall'altro.
Aveva un'espressione confusa, occhi sbarrati, bocca leggermente socchiusa e la fronte corrugata.
S: Uhm ciao -dissi spezzando il silenzio dopo aver deglutito.
E: Che diavolo ci fai qui? - quasi mi urlò contro.
S: Dobbiamo parlare - mi limitai a rispondere.
E: Hai avuto mesi per farlo, ora non puoi presentarti qui a Malta come se niente fosse! - sbraitò.
Cercò di chiudere la porta ma glielo impedii entrando definitivamente in casa sua.
In quel momento sì che speravo veramente che non ci fosse nessuno in casa!

S: Non dire minchiate Emma, non me ne hai mai dato l'occasione ma non sono qui per litigare - spiegai rimanendo calmo.
E: Okay, siediti! - si arrese dopo aver tirato un sospiro.
Non feci ciò che mi disse. Ero troppo felice di averla finalmente rivista che persi il controllo e l'abbracciai istintivamente.
Mi era mancata tantissimo, mi mancava vederla e poterla stringere, mi mancava sentire la sua voce, mi mancava vederla così piccola rispetto a me, mi mancava.
Ora non stava facendo nulla ma mi sentivo già meglio.

E: Simone - si scansò dall'abbraccio - Parla che non ho molto tempo.
S: Non fare la difficile - alzai gli occhi al cielo.
Odiavo quando faceva la preziosa e si comportava da snob.
E: Cosa devi dirmi? Scommetto niente di così urgente o che io non sappia già! - disse acida mettendo le mani sui fianchi.
S: Mi manchi - confessai semplicemente, senza fare giri di parole e senza pensare alle conseguenze - Tu non immagini minimamente quanto mi manchi. È brutto non averti con me sempre ed è anche brutto non poterti parlare nemmeno un attimo perché tu scappi via...
E: Sai benissimo perché è successo tutto questo - mi interruppe.
S: Lasciami finire - la zittii continuando a guardarla negli occhi, erano come calamita per le mie iridi nere - Non hai mai pensato al perché io e te siamo sempre stati tanto uniti? Non hai mai pensato a come sia stato possibile legare così velocemente e andare d'accordo nonostante tutto? Non hai mai pensato al perché con te io sia sempre stato tanto protettivo e ti abbia visto quasi fin da subito come una delle persone più importanti della mia vita? Non hai mai pensato al perché, alla prima tua chiamata, mi dirigevo da te senza pensarci due volte? Non hai mai pensato al perché con te abbia sempre messo da parte l'orgoglio, cosa che con gli altri non ho mai fatto? - le parole mi uscivano dalla bocca e non riuscivo a controllarmi.

Ero tremendamente agitato, stavo veramente per dirle ciò che provavo per lei? Era questo quello che stavo per fare?
E: Sinceramente no, perché avrei dovuto? - mi domandò riportandomi con la mente a terra.
S: Non l'hai ancora capito? - chiesi avvicinandomi a lei.
Mi guardò perplessa mentre la raggiunsi facendo qualche passo, indietreggiò un attimo, ma appena le posai una mano sulla guancia non si scansò da quel contatto, rilassando il suo volto.
Vedevo nei suoi occhi la confusione, non aveva ancora capito ciò che le stavo per dire.
S: Tu mi piaci, Emma. Mi piaci da morire - sganciai la bomba.
Lei sbarrò gli occhi e rimase in silenzio mentre io ritirai la mia mano e la misi nella tasca dei miei pantaloni abbassando lo sguardo.
Cazzo, non avrei dovuto dirlo.

E: Penso tu stia delirando - disse dopo un lungo momento di silenzio - Stai scherzando vero? È ovvio che è così - rise in maniera nervosa.
S: Vorrei veramente che tutto questo fosse uno scherzo - dissi più a me che a lei.
E: Mio Dio. Simone, ti prego schiarisciti le idee, è impossibile...
S: Tu dico che non lo è - la interruppi - Emma non immagini quanto io stia male per questa situazione, è frustante non averti più come prima.
E: Simo, sai benissimo che io sono fidanzata e non provo le stesse cose per te. Se devo essere sincera, penso anche che tu sia un po' confuso, probabilmente ti manca solo il nostro rapporto d'amicizia - disse tutto d'un fiato.
Sorrisi leggermente nel sentire che mi aveva finalmente chiamato con l'abbreviazione del mio nome e non con il mio nome completo. Ho sempre odiato sentirle dire "Simone".
Mi aveva scaricato, ne ero consapevole, ma non stavo male.
Non stavo male perché potevo leggerle negli occhi tutto. Si vedeva che provava le stesse identiche cose, si vedeva che le mancavo almeno quanto lei mancava a me. Le sue sfere color oceano brillavano e solitamente queste cose non accadono con dei semplici amici.

S: Pensala come vuoi, ma non puoi continuare a starmi lontano. Sei la mia migliore amica - dissi la cazzata più grande del mondo.
Ormai sapevo benissimo che non era più solo un'amica, ma se volevo conquistarla dovevo iniziare a starle accanto in qualsiasi modo possibile.
E: Ti perdono.
Sbarrai gli occhi.
S: Davvero? -domandai sorpreso.
Annuì.
Sorrisi come un ebete e la strinsi forte a me.
Finalmente lei ricambiò l'abbraccio.
Potevo sentire di nuovo l'odore dei suoi capelli, le sue braccia stringermi, sentire la sua pelle liscia a contatto con la mia.
Potevo averla di nuovo con me.
E: Però ricordati che siamo solo amici.

Ciao guysss! Tutto bene?
Spero come sempre che il capitolo vi sia piacciuto. Secondo voi che succederà? Sono troppo felice che finalmente Simone si sia fatto avanti!
Lasciatemi un commento e anche una stella se vi fa piacere!🌟
Ci sentiamo settimana prossima❤️
Ambra

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