Meglio distanti.

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Biondo.
Mentre tornai a casa vidi in lontananza una figura a me familiare: capelli color rame, minuta e il suono del suo pianto era altamente riconoscibile. Era proprio Emma.
Preoccupato per quello che poteva essere accaduto mi affrettai a raggiungerla e posai le mie mani sulle sue spalle levandogli i capelli dal viso bagnato.

S: Piccolè - dissi preoccupato vedendola accasciata a terra.
E: Simone, go away! - mi ordinò con la voce spezzata dal pianto, ma sembrava più una supplica.
S: Te pare che ti lascio così? Che succede? - domandai preoccupato.
E: Perché? Perché sei l'unico a cui importa e allo stesso tempo l'unico a cui non dovrebbe importare?
S: Perché non dovrebbe importarmi? -chiesi confuso non trovando un senso alla sua frase.
E: Beh sai, dopo quello che è successo settimana scorsa - mi rispose imbarazzata.
S: Emma abbiamo sbagliato ma non cambia la maniera in cui ti vedo.
E: Ti prego Simo, lasciami sola - disse di nuovo.
S: Filippo capirà il tuo errore e non farà più l'incazzato, è difficile ragionarci quando fa così ma vedrai che passerà tutto velocemente - cercai di tranquillizzarla.
Alzò finalmente il viso e vidi i suoi occhi rossi e gonfi, mi si strinse il cuore. Era bruttissimo vederla così.

Mi sedetti accanto a lei abbracciandola, dopo poco sentii finalmente i suoi muscoli rilassarsi e posò la nuca sulla mia spalla.
S: Lo so che ti sembra strano ma ti capisco, ti conosco malapena ma...
E: Mi conosci più di gente che mi sta accanto da sempre - mi interruppe finendo la frase.
Le sorrisi, era esattamente ciò che volevo dire. Eravamo così complici che non riuscivo minimamente a spiegarmelo, non riuscivo nemmeno a capire come potessimo essere così legati nonostante ci conoscessimo da poco. Era surreale, una cosa fuori dal normale. Per me era difficile affezionarmi alle persone dopo mesi, ma con lei... beh con lei era tutto diverso, in poco tempo era riuscita a mostrarsi per quello che era e ogni giorno eravamo sempre più vicini.

Finalmente vidi anche le sue labbra piegarsi in un piccolo e dolce sorriso.
S: Dovremmo parlare, non pensi?
E: non è una buona idea, anzi tutto è già fin troppo sbagliato - disse scansandosi e subito mi maledii per aver toccato l'argomento.
S: Aspetta Emma. Lo sai che prima o poi ne dovremmo parlare.
E: Non so più niente e non dobbiamo parlare di nulla io e te - disse fredda - L'unica cosa che mi preoccupa è Keanu che, se sapesse quello che abbiamo fatto, si incazzerebbe da morire e avrebbe anche ragione! Voglio chiarire con mio cugino ma appena mi vede mi urla contro o mi ignora. Voglio tornare a casa ma dopo quello che ha detto Filippo mi imbarazzo anche a stare davanti a mia zia - terminò tutto d'un fiato.
S: Che ha detto? - domandai serrando i pugni.
Sapevo quanto Filippo fosse incontrollabile quando era arrabbiato e vedere Emma in quello stato mi fece preoccupare parecchio.
E: Quello che è successo. Stiamo meglio distanti, abbiamo incasinato tutto: il rapporto che avevamo con Filippo, il nostro e il mio con Kenau. You know - singhiozzò.
S: Sì che lo so, ma io non voglio lasciarti sola - le accarezzai una guancia.
E: Non sono sola.
S: Lo sai che sono sempre qui per te, poco ma sicuro. Quando hai bisogno non pensarci due volte a farmi uno squillo.
E: Grazie ma non lo farò, in questo momento non mi sembra il caso, potrebbe riaccadete di nuovo.
S: perchè dovrebbe accadere ancora? Spiegamelo e ti lascio stare. Provi qualcosa per me Emma? - le chiesi avvicinandomi nuovamente a lei e posando le mani sulle sue spalle.
E: No, are you crazy? Simo lo sai che intendo non farmelo dire.
S: No Emma, non so nulla, quindi parla.
Che diavolo stava cercando di dirmi? Iniziava a spaventarmi il suo comportamento. Perché sarebbe dovuto riaccadere se nessuno dei due provava qualcosa per l'altro?
E: Ciao Simo - si alzò.

Le afferrai il polso, non poteva andarsene senza prima spiegarmi che cavolo stava succedendo. Non volevo nemmeno farla andare via da me.
S: Tu ora mi dici che cazzo succede - affermai incastrando il mio sguardo al suo - Cos'hai paura di dirmi?
Interruppe il nostro contatto visivo abbassando lo sguardo, ma non glielo permisi. Le afferrai il mento posandole la ciocca di capelli, che nel frattempo le era caduta davanti agli occhi, dietro l'orecchio e avvicinandomi ancora di più a lei.
S: Parlami - le sussurrai - Non devi avere paura di niente con me, puoi essere te stessa.
E: Da quella sera sono confusa, non so più quello che voglio. Prima non avrei mai fatto una cosa simile a Keanu. Non sto dicendo che mi interessi perché è ovvio che non è così, sto solo dicendo che aver baciato un altro mi ha fatto capire che non sono più certa di quello che provo per lui - sospirò.
S: Per questo hai paura di starmi accanto? Non vuoi ammettere che tra voi forse non c'è più nulla? - chiesi.

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