Come due bambini.

672 48 3
                                    

Emma.
Dopo pranzo, come confermato, mi preparai per uscire.
Simone era in ritardo e mi arrivò un suo messaggio dove mi diceva che sarebbe passato alle cinque.
Perfetto! E ora che faccio per tutto questo tempo?
Decisi di guardare degli arrangiamenti di alcune canzoni, la scuola sarebbe iniziata il giorno successivo ed ero certa che mi avrebbero chiesto un brano a mia scelta per "presentarmi".

Dopo qualche ora arrivò finalmente Simone e uscii con lui.

Biondo.
S: Scusa per il ritardo babe - le stampai un bacio sulla guancia.
E: Ma che fine avevi fatto? - chiese infastidita.
S: Cose mie - risposi secco.
Non potevo di certo dirgli che stavo procurando gli alcolici per stasera.
Io e Filippo non avremmo mai rinunciato a quella festa ed evidentemente Emma non ci aveva ancora inquadrati bene. Avevamo deciso di distrarla in modo da preparare il tutto e farla stare tranquilla, con lei tra i piedi non avremmo di certo concluso nulla e, oltre alla voglia di divertirci, avevamo anche già sparso la voce a degli amici che a loro volta l'avevano detto in giro. Come sempre sarebbe venuta tanta gente e non potevamo disdire tutto all'ultimo.
Prima di passare da Emma andai al supermercato per procurare da bere, ma le file alle casse erano interminabili e quando finalmente riuscii a tornare a casa lasciai i superalcolici nella cantina di Filippo.

S: Oggi cosa facciamo? - chiesi.
E: Sei tu che hai voluto fare un giro.
S: Almeno ti rilassi - sorrisi prendendola in giro.
E: Solitamente sono nervosa? - chiese con un pizzico di acidità.
Le risi praticamente in faccia. Era chiaro che non aveva capito nulla.
S: No... e comunque sei un po' troppo permalosa per i miei gusti - appoggiai un braccio sulle sue spalle.
E: That's not true! I'm not! - si lamentò come una bambina.
S: Vedi? Ti incazzi! - replicai continuando a ridere.
E: Se mi porti in qualche negozio di perdono.
S: Emma siamo andati l'altro giorno, i vestiti saranno sempre gli stessi - la supplicai, non avevo minimamente voglia.
E: Shut up - disse tirandomi per un braccio.
Emma Muscat, sei decisamente una bambina!

Stavo seduto su un divanetto fuori dai camerini, Emma si stava provando infiniti vestiti. Appena ne metteva giù uno, ne vedeva magicamente un altro e fu così in ogni negozio.

E: Come mi sta? - mi chiese per la millesima volta in una giornata.
S: Come ti ho già detto con gli altri ventimila vestiti - dissi ironico - Ti sta bene.
E: Puoi essere sincero per una volta? - domandò perdendo di vista lo specchio e voltandosi verso di me.
S: Emma lo sai pure tu che stai bene, finiscila - la ammonii.
E: Sei insopportabile - rise.
S: Se ti dico che ti sta male sei felice?
Non annuì e questa fu la risposta alla mia domanda.
Ogni donna voleva sentirsi dire che stava bene con qualsiasi cosa, non ci voleva molto a capirlo. Tanto ognuna faceva sempre di testa sua, qualsiasi cosa tu le dicessi.
Nonostante questo lo pensavo davvero: Emma era perfetta con tutto. Ogni vestito sapeva risaltare le sue forme senza renderla volgare ed era impossibile dirle che non le calzava a pennello.

E: Questo invece? - chiese mostrandosi con un altro abito.
S: Questo non mi piace - mentii.
E: Ma come? - chiese guardandosi.
Inevitabilmente mi scappò una risata, ormai era un'abitudine con lei.
E: Are you making fun of me? - chiese con un tono misto tra il dispiacere e la rabbia.
S: No Emma! Sto a gioca'!
Non la vidi convinta e così mi alzai per andare verso lei. Mi posizionai davanti e le afferrai il viso per costringerla a guardarmi e quando lo fece, riuscii finalmente a vedere i suoi bellissimi occhi
S: Emma stai bene con tutto, è inutile che te lo dica io... farai comunque di testa tua.
E: Smettila di fare lo sbruffone - disse allontanandomi.
Era così buffa. Sapeva essere una bambina e allo stesso tempo una donna. In ogni suo gesto riuscivo a conoscere qualcosa di nuovo in lei.

S: Ora vieni dove dico io - dissi afferrandole un braccio non appena uscimmo da un negozio.
E: But... non ho finito! - si lamentò, ma non la ascoltai.
S: Passerai una vita qui, basta negozi per il momento.
La feci salire in macchina e la portai in uno dei posti più tranquilli della città, lì riuscivo sempre a rilassarmi.
Era un po' lontano da casa quindi arrivammo dopo circa quindici minuti.
Era una piccola sala giochi. Non era molto popolata poiché si trovava in un vicolo cieco ed era questo che mi piaceva, non avrei mai trovato confusione.
Amavo andare lì, facevo giochi di ogni tipo ma il mio preferito era indubbiamente il bigliardo.

Solo amici > biemma♡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora