Rose blu.

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Emma.
E: vuoi restare a cena? - chiesi a Simone quando la puntata finì.
Avevamo passato una giornata tranquilla a guardare la nuova stagione de La casa di carta su Netflix.
S: In realtà pensavo di andare in un ristorante che si trova vicino al mio hotel - confessò grattandosi la testa, era imbarazzato?
E: Ma dai resta, non ti faccio nemmeno pagare - rise alla mia battuta.
S: Ci mancherebbe altro - mi abbracciò.
Sprofondai il viso nel suo petto, che buon profumo che aveva! Me ne ero quasi dimenticata.

E: Non ti lascio andare via.
Non volevo che quella giornata finisse. Ero stata senza lui per così tanto tempo che in quel momento volevo solo recuperare tutti i momenti persi.
S: Ma i tuoi dove sono? - chiese cambiando discorso.
E: Tornano per cena, infatti devo cucinare qualcosa. Se non trovano nulla da mangiare al loro ritorno impazziranno - risi all'immagine di mio padre affamato.
Quando stava fuori casa tutto il giorno la prima cosa che faceva appena rientrava era mangiare, dopodiché andava a lavarsi.
E: Cosa vuoi da mangiare?
S: Emma ti ho detto che non resto a cena - insistette - Non voglio disturbare i tuoi genitori.
E: O forse non vuoi farti vedere da loro.
Rimase in silenzio, colto in fallo.

Improvvisamente si alzò e andò vicino all'ingresso per mettersi le scarpe e indossare il giubbotto.
S: Ci vediamo domani se sei libera, altrimenti ci becchiamo in Italia - si avvicinò e mi strinse in un abbraccio.
E: La smetti? Che ti costa restare? - sbuffai.
S: Emma, i tuoi non sanno nemmeno chi diavolo solo, non posso restare qui. E poi cosa dovrei dire? "Sono un amico di Emma che è venuto dall'Italia. La vedo tutti i giorni ma dovevo parlare con lei"? - chiese retorico alzando gli occhi al cielo.
E: Ma non dovrai dare nessuna spiegazione, tranquillo - dissi togliendogli la giacca.
In realtà l'idea delle domande che i miei genitori mi avrebbero fatto una volta che lui sarebbe andato via mi terrorizzava.
S: Sei una rompi palle! - esclamò prima di spingermi sul divano.
Questo ragazzo è un bambino.

E: Va bene se cucino un po' di pasta?
B: Dovresti chiedere ai tuoi genitori, lo sai che io mangio tutto - rispose ridendo.
Ed era vero.
Simone era praticamente un bidone della spazzatura. Mangiava veramente qualsiasi cosa, ancora non avevo trovato qualcosa che non gli piacesse.
Era completamente diverso da me.
Io ero molto schizzinosa ed ero anche diventata vegetariana da qualche anno.
E: Andata per una pasta al pesto allora - gli sorrisi andando a prendere una pentola.
La riempii di acqua e la posai sui fornelli per farla bollire.
Mentre aspettavo tornai accanto al romano sul divano, sedendomi vicino a lui e girandomi in modo da ammirare perfettamente il suo viso mentre mi parlava.

S: Che hai fatto in questi giorni? - mi chiese.
Gli raccontai un po' di tutto.
La cosa più importante era stata sicuramente l'aver rivisto la mia famiglia, i miei amici e Pearl, la mia cagnolina.
Ero certa di avere un sorriso enorme dipinto sul viso, ma non potevo farne a meno. In quel momento avevo tutto ciò che desideravo: ero a Malta con le persone a me più care e c'era pure Simone che, come sempre, mi ascoltava e mi sorrideva. Un sorriso sincero che diceva tutto.
Mi venne istintivo domandarmi perché non avevo messo da parte l'orgoglio prima.
Avevo fatto proprio una stronzata a tagliarlo fuori dalla mia vita.

S: Sono felice che tu sia contenta, so quanto ti mancava casa - disse spostandomi una ciocca di capelli che si era posata sulle mie labbra con due dita.
Sorrisi imbarazzata guardandomi le mani e quando rialzai lo sguardo i miei occhi si incastrarono con i suoi.
Non facevo altro che guardare le sue magnifiche iridi nere.
Dopodiché posai lo sguardo sulle sue labbra e notai che non erano più piegate in un dolce sorriso, ma erano leggermente dischiuse.
Dopo qualche secondo che passai a fissarle lo notai passarsi la lingua sul labbro superiore.
Sentii la sua mano lasciare i capelli che stava accarezzando dietro l'orecchio e afferrare delicatamente il mio mento.
Il suo viso si stava avvicinando in maniera pericolosa verso di me.
Quando la sua bocca si trovava ormai a pochi centimetri dalla mia sentii il campanello suonare.
Grazie a Dio.

E: Uhm... vado ad aprire - biascicai alzandomi velocemente dal divano.
Ma cosa diavolo stavi per fare, Emma?
Non osai immaginare alla cazzata che avrei fatto se non fosse suonato quel dannato campanello.

Aprii la porta e appena alzai lo sguardo quasi non soffocai con la mi stessa saliva.
E: Ciao Keanu - dissi abbracciandolo e ricambiando il suo bacio - Che ci fai qui?
K: Domani parto, è un viaggio improvvisato che hanno organizzato i miei genitori e ci tenevo a passare a salutarti siccome tu tornerai in Italia domani sera - si interruppe posando nuovamente le sue labbra sulle mie - Ti ho portato questi - mi allungò un mazzo di fiori.

Improvvisamente sentii un tumore dietro di me e girai la testa. Vidi Simone alzarsi e dirigersi velocemente verso la cucina.
K: Chi c'è in casa -alzò un sopracciglio.
E: Simone, è venuto a... trovarmi -  questa frase uscì più come una domanda che come una risposta.
K: E come mai? Non vi vedete sempre a Roma?
E: Nulla di importante - risposi tagliando il discorso, impedendogli così di fare altre domande.
Oh, se solo sapessi!

Ammirai i fiori che ora erano passati nella mia mano. Erano bellissimi anche se non erano i miei preferiti.
Rose rosse.
Banali, mi ritrovai a pensare.
Amavo molto di più le rose blu, erano più rare e fuori dal comune.
Probabilmente avevo iniziato ad amarle grazie a mia nonna che mi ripeteva sempre quanto le piacessero quei fiori.
Nonostante questo piccolo particolare apprezzai il suo gesto.

Biondo.
Vaffanculo.
Non potevo credere che quel coglione si era presentato a casa di Emma proprio in quel momento.
Ero sicuro che lei sarebbe riuscita a capire ciò che provava per me solo in quella maniera. Forse detto così potevo apparire un egocentrico, ma ero sicuro di ciò che pensavo.
Ero proprio sfigato!
Ogni occasione veniva rovinata e dopo aver visto che le aveva portato dei fiori non ero proprio riuscito a resistere.
Tra l'altro non era nemmeno stato in grado di comprarle le sue rose preferite, quelle blu. Ormai lo sapevano pure i muri e lui aveva fallito anche in quello.

Dopo vari minuti che sentii Emma parlare in inglese con il suo fidanzato la vidi andare in sala per afferrare la felpa e mettersela addosso, dopodiché venne verso di me.
Non mi guardava negli occhi e questo mi fece imbestialire ancora di più.
Quando pensai che stesse per dire qualcosa, ecco che disse una minchiata.
E: Puoi spostarti? Dovrei mettere il sale nella pentola e si trova in quel cassetto - disse indicando dietro di me.
Lo aprii e presi la saliera, gliela passi e mi sedetti al tavolo senza proferire parola.
Dopo che ebbe messo il sale, aprì un armadio e prese un contenitore inserendo al suo interno i fiori dopo averlo riempito d'acqua.
Si avvicinò al tavolo per appoggiarli sopra e finalmente mi guardò.

E: C'è qualcosa che non va? - chiese.
Distolse subito il suo sguardo non appena i nostri occhi si incrociarono.
Fu proprio in quel momento che decisi di smetterla di fare il coglione. Dopotutto non potevo incazzarmi se il suo ragazzo era venuto a salutarla, ma gli avrei comunque spaccato volentieri la faccia.
Prima che lo pensiate no, non ero geloso. Mi dava semplicemente e tremendamente fastidio il fatto che aveva interrotto il "nostro" momento.

S: Quelli non sono i tuoi fiori preferiti - giocai d'astuzia sfoggiandole un ghigno - Te l'ho sempre detto che il tuo ragazzo non sa fare nulla. Non sa nemmeno prenderti delle dannatissime rose blu!
La vidi sorridere e questo non fece altro che provocarmi piacere.
Al contrario delle altre volte non difese il suo ragazzo, ma si limitò a sorridere contenta del fatto che io mi ricordassi quali erano i suoi fiori preferiti.
Avevo imparato a conoscerla.

Ciao ragazzi, come state?
Come al solito vi chiedo di lasciare una stellina e, se vi va, un commento❤️
Ci sentiamo la prossima settimana
Ambra

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