Basta.

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Biondo.
La serata passò monotona.
Non era come il solito, non mi stavo divertendo, non mi trovavo nemmeno a mio agio.
Emma mi ignorava, passai tutta la serata a guardarla e lei ad evitare il mio sguardo.
Era strano averla lì e allo stesso tempo non poterci parlare, era tremendo.
Avevo persino rinunciato ad una partita a basket, quando mai non giocavo?
Preferii restare seduto con Carmen e Emma, forse così avrei potuto parlare.
Lo feci.

S: Perché hai dato il numero di Emma a Giulia? - chiesi improvvisamente alla mora.
C: Perché me l'ha chiesto, pensavo si conoscessero. Che è successo? - evidentemente lei non sapeva nulla, era all'oscuro di tutto.
E: Tranquilla amo, mi ha solo detto la verità su Simone - le rispose mettendole una mano sulla spalla per rassicurarla e fulminandomi con lo sguardo.
S: Tu mi conosci davvero, non è mica quella cogliona a distruggere tutto. Stai incazzata quanto vuoi, poi capirai - affermai istintivamente facendo ormai gli ultimi tiri della sigaretta che avevo tra le labbra.
E: No Simone, hai rovinato tutto tu con quello stupido messaggio - mi attaccò acida.
C: Qualcuno mi può spiegare che è successo? Che cazzo hai detto Bi? - mi guardò come se avessi appena ucciso qualcuno.
S: Nulla, non ho fatto o detto nulla.
E: Ti sei solo finto mio amico e ancora non capisco con quale scopo tu l'abbia fatto.

Non era incazzata, o almeno non lo sembrava più. Era delusa, tanto delusa da me e dal mio comportamento di merda.

C: Probabilmente voleva portarti a letto - disse ridendo con il suo solito scopo di sdrammatizzare tutto.
Per un attimo risi anche io, ma poi capii che Emma, quella volta, non aveva colto l'ironia e maledetti Carmen mentalmente.
E: Ma stai scherzando? - urlò - Cioè tu volevi soltanto questo? Perché diavolo ti sei finto mio amico? Mi fai schifo - disse alzandosi e iniziando a camminare verso casa sua.
S: Questa me la paghi - dissi ridendo a Carmen.
So che non era sua intenzione. A quanto pare Emma era ancora accecata dalla rabbia, a differenza di come avevo pensato due secondi prima.

Mi diressi nella direzione della maltese e camminai a passo spedito finché non la raggiunsi.
Le sfiorai il polso per cercare di fermarla, ma a quel tocco si spostò violentemente come se fossi veleno.
Mi posizionai di fronte a lei e le posai le mani sulle spalle, costringendola a fermarsi.
S: Tu hai parlato fino adesso, ora puoi ascoltarmi? - le chiesi mantenendo la calma.
E: Che vuoi? - sbuffò alzando gli occhi al cielo.
S: Con te non ho mai finto, Emma, io ti voglio bene. Carmen prima stava scherzando, ti pare che ti voglio scopare? - chiesi.
La mia Emma non avrebbe mai pensato una roba simile. Sapeva che non mi sarei mai permesso e sapeva che con le ragazze che volevo portarmi a letto mi comportavo in maniera completamente diversa.

E: Beh, la sera della festa ci ha provato! -urlò interrompendomi.
Da lì non ci vidi più.
Stava dando tutta la colpa a me quando lei lo sapeva benissimo che avevamo sbagliato tutti e due, che sotto l'effetto dell'alcol e dell'erba entrambi volevamo quello che probabilmente sarebbe successo se Irama non ci avesse interrotti. Non l'avevo mai obbligata, lei ha assecondato tutto quello che abbiamo fatto.

S: Emma non dire cazzate, ti prego. Sei stata tu la prima a togliermi quella cazzo di maglia! Non inventare scuse che non stanno in piedi! - sbraitai - Per una cazzo di volta potresti anche smetterla di fare la preziosa e ascoltare senza puntare il dito, ne sei capace?
E: Non faccio la preziosa - disse cercando di assumere il mio stesso tono di voce nell'ultima parola - Come dici tu. Non ho voglia di perdere altro tempo con uno come te.
S: Ah si? Poi sono io quello che non ci tiene? Emma, sinceramente, ti sono sempre venuto incontro, ci sono sempre stato per te, ogni volta che succedeva qualcosa ero sempre io a correrti dietro, altrimenti tu te ne fregavi. Evita di dire minchiate.

Me ne andai lasciandola lì.
Vidi con la coda dell'occhio che aspettò qualche secondo prima di ricominciare a camminare.
L'avevo spiazzata, non si aspettava che potessi andarmene così.
Ero arrivato al mio limite, quella ragazza mi aveva stancato. Ero stanco di dovergli sempre correre dietro, quello non era da me, le avevo già dato fin troppe attenzioni.

Se non voleva chiarire erano cazzi suoi, non potevo fare più di così.
In quel momento ero nero, non capivo più nulla e non capii nemmeno che in quel modo avevo messo un punto a tutto quello che avevo creato con Emma.
Non mi sarei presentato più a casa di Irama con la stessa frequenza, non sarei più andato a prenderla a scuola per uscire a mangiare qualcosa con lei, non l'avrei più aiutata nei suoi momenti di instabilità.
Non avrei più fatto nulla per lei.

Tornai dai miei amici e vidi Filippo corrermi incontro e afferrarmi per la maglia.
Ma che cazzo succede?
S: Bro, che hai? - dissi afferrando le sue mani per staccargli la presa.
Ero già abbastanza nervoso, poteva evitare di fare il pagliaccio per una volta!
F: Che cazzo hai fatto a Emma? - mi urlò a due millimetri dalla mia faccia.
S: Non le ho fatto un cazzo Ira, non iniziare anche tu a darmi colpe che non ho - mi spostai e afferrai una sigaretta dal pacchetto con nonchalance.

Gli spiegai velocemente la storia e, prima che potesse aggredirmi nuovamente a causa di quel mio stupido messaggio, spiegai che non pensavo veramente quelle cose.
Sembrò capirmi e probabilmente lo fece sapendo quanto io ero innamorato perso di Giulia in quel periodo. Disse che anche lui aveva notato quanto io tenessi a sua cugina, i miei atteggiamenti verso di lei, i quali erano sempre premurosi.
Emma la consideravo veramente come una sorella, non avrei mai potuto mentirgli.
Speravo soltanto che Emma non stesse male, perché non potevo permetterlo, non me lo sarei mai perdonato ma in quel momento ero troppo incazzato per pensare ancora a lei.

Emma.
Arrivai a casa in pochissimi minuti.
Non avevo fatto altro che correre tra le strade fredde e illuminate di Roma con la speranza di arrivare a casa e non trovare nessuno che mi facesse domande.
Non riuscivo a smettere di piangere, per quanto io fossi incazzata con lui, non potevo negare che mi facesse male, stavo male.
Mi aveva abbandonata, si era stancato di me, aveva deciso di non tentare nemmeno più di riappacificare le cose con me.
Evidentemente pensa davvero quelle cose, non ci ha mai tenuto.

Mia zia stava già dormendo fortunatamente, così andai in camera per indossare il mio pigiama e poi tornai giù a bere un bicchiere d'acqua fresca per calmarmi.
Presi una vaschetta e misi dentro un po' di gelato. Cioccolato fondente e fragola, senza dubbio i miei gusti preferiti.
Mi portai un cucchiaino tra le labbra e mi diressi verso il divano con la vaschetta tra le mani.
La appoggiai sul tavolino di vetro posto davanti a me per accendere la tele e cercare qualcosa di interessante in tv.
Girai tanti canali fino ad arrivare su Real Time che stava mandando in onda uno dei miei programmi preferiti: Geordie Shore.
Ogni volta che stavo male o avevo brutti pensieri per la testa guardavo qualche puntata di quello o di Ex on the beach.
Erano due show che riuscivano sempre a tirarmi su il morale grazie al cast composto da gente pazza. Amavo vedere le litigate, il modo in cui passavano il loro tempo. Facevano ridere e io avevo bisogno di quello.

Mi gustai il gelato guardando la televisione che stoppai quando, improvvisamente, tornò Irama a casa.
E: Ciao Fil - dissi sorridendogli - Come mai già a casa?
F: Già? Emma sono le due di notte, non eravamo mica in discoteca. Comunque come stai?
E: Adesso meglio, grazie - affermai sincera.
F: Senti, ho parlato con Biondo. Guarda che quelle cose non le pensava davvero, lui ci....
E: Sì sì, lui ci tiene a me bla bla. Le solite stronzate. Ho capito, basta - lo interruppi. Non avevo più voglia di sentire quelle parole.
F: Smettila di essere così testarda per una volta, ti è sempre stato accanto.
E: Guarda caso oggi mi ha lasciata da sola. È venuto da me per chiarire ma a metà conversazione si è stancato e se n'è andato - dissi gesticolando e cercando di non urlare.
F: Beh, tu l'avresti perdonato? - chiese togliendosi la giacca per poi appenderla sull'appendiabiti.
E: Ovviamente no - risposi decisa e sicura di me.
F: Allora ha fatto bene a non insistere, avrebbe solo perso tempo.
E: Scusa ma tu da che parte stai? Prima vieni qui a parlarmi tranquillamente e ora dici che lui ha fatto bene a lasciarmi come una scema in mezzo alla strada? - domandai ormai nervosa, alzandomi da quel divano per dirigermi in cucina.
F: Dalla sua Emma, schiarisciti le idee perchè lui si è stancato di venirti dietro. Ogni volta che stavi male ti cercava, ogni volta che eri sola ti cercava, ogni volta che litigavate ti cercava, ogni volta che ce l'avevi a morte con lui ti cercava - sospirò - Lo conosco, non è uno che fa così, Simone è un ragazzo orgoglioso e se con te ha messo da parte questo lato del suo carattere è perché ci tiene realmente. Ora si è solo rotto il cazzo e si è pentito di essere cambiato per te che non hai mai apprezzato questi suoi gesti - concluse lasciandomi li, da sola, di nuovo.

Ciao rega, tutto bene?
Scusate, scusate, scusatemi davvero tanto per l'assenza, non so come farmi perdonare.
Vi ringrazio per le 7mila letture, stiamo salendo pian piano ed io non potrei esserne più felice!❤️
Se vi è piaciuto il capitolo lasciate una stellina, grazie ancora per tutto il supporto.
Alla prossima😘
Ambra

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