Capitolo 4

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Arrivata a casa corro ad abbracciare Olimpia, ancora non ci credo che è qua, nella mia stessa stanza.
Lei è molto diversa da me. E' alta, stilosa e tanto, ma tanto sicura di se stessa. Ha i capelli castani con le punte bionde che le cadono lisci sulle spalle e le guance leggermente rosate. L'unica cosa che ci accomuna sono i grandi occhi verde chiaro. Mio padre ha sempre detto che sono molto rari e che solo le persone speciali li posseggono.

"tenetene cura, perchè non tutti hanno la possibilità di vedere attraverso le persone. Ma voi, con questi occhi ci riuscirete sempre. Riuscirete a vedere il buono in tutti e a capire quando una persona ha bisogno del vostro aiuto con un semplice sguardo"

Non ho mai dimenticato questa frase.
Sono sempre stata molto legata a lei, sin da piccola. Mi ricordo ancora quando papà ci portò al lunapark e ci fece fare tutti i giochi, naturalmente quelli che due bambine di 7 e 10 anni possano fare. Ricordo che decretai quella giornata "la più bella della mia vita", ero felicissima, finchè non mi slogai una caviglia. Mi misi a piangere, ma non perchè mi faceva male, beh anche, ma principalmente perché sapevo di aver rovinato quella che doveva essere una giornata memorabile e perfetta. Ero anche triste perchè sapevo che mia sorella avrebbe continuato a fare i giochi e a divertirsi, mentre io sarei stata seduta su una panchina da sola. Invece non fu così. Olimpia decise di rinunciare a giocare e di rimase con me tutto il pomeriggio. Mangiammo anche un gelato e tornammo a casa felicissime di quella giornata, la più bella della mia vita, fino ad ora.
<<Adesso puoi anche lasciarmi.>> sento dire da Olimpia.
Non mi ero accorta di essere rimasta abbracciata a lei per tutto questo tempo. Sorrido impacciata: <<Scusa! È che mi sei mancata tantissimo.>> mi giustifico.
Dopo quasi mezz'ora passata a decidere dove andare, optiamo per fare una passeggiata vicino al campus di Olimpia, perchè vuole mostrarmi un po' come passa le giornate e anche la strada per arrivare, così potrò andarla a trovare quando voglio.
Iniziamo a parlare dei suoi corsi e di quanto sia difficile la sua facoltà, ma la consolo dicendo che può farcela, lei ce l'ha sempre fatta. E poi arriva la domanda che temevo: <<Darla, come ti senti? Sai l'anno scorso avevi un po' di problemi e io non potevo starti accanto, ma adesso posso e ti starò vicina in ogni circostanza. Ma dimmi, ti senti a tuo agio?>> insiste.
In primo luogo prendo in considerazione di mentire e dire che sto bene, ma Olimpia è mia sorella e mi fido di lei, quindi rispondo: <<Stamattina ero ansiosa di ricadere di nuovo nell'incubo dell'anno scorso. Sai credevo di non riuscire a trovare più amici o fare semplicemente conversazione con qualcuno, ma in realtà ho incontrato dei ragazzi che sono molto simpatici, certo non sono già una loro grande amica, ma se ci provo, forse, potrò diventarlo. È solo che ho paura, paura di essere giudicata un'altra volta e paura che nessuno possa capirmi. Ho mantenuto soda la mia corazza per più di 2 anni e non ho intenzione di farmi abbattere. Ma tutto sommato direi di stare bene... Per il momento.>> concludo, soddisfatta del mio piccolo discorsetto.
Comprensiva, mia sorella mi accarezza la guancia promettendomi che andrà tutto bene. Già... lo spero...
Visto che l'aria si è fatta troppo imbarazzante decido di cambiare argomento: <<Va bene adesso basta fare le sentimentali. Hai trovato il tuo principe azzurro al college? E non dirmi che non c'è nessuno che ti interessa!>> le rivolgo un sorriso malizioso.

Sorridendo lei risponde: <<Beh... Ho incontrato qualcuno, forse più di qualcuno, ma non fanno per me, io cerco il divertimento e la libertà, non voglio limiti e tutti i ragazzi che ho incontrato sono... sai... solo qualche esperienza di una notte e basta...>> conclude guardandomi e cercando approvazione.
Non voglio giudicarla, per cui, anche se un po' scioccata, la rassicuro dicendo: <<Ok... Ti capisco>> non credo di capirla, ma è una frase da catalogo.<<Comunque sono sicura che quando ti deciderai ad avere una storia seria non impiegherai molto tempo a trovare quello giusto. Ma cambiamo argomento, perché sinceramente non vorrei sapere tutti i dettagli delle tue piccole storie d'amore.>> faccio un'espressione disgustata e lei scoppia in una fragorosa risata, che fa ridere anche me.
<<Che ne dici di andare a prendere un gelato come ai vecchi tempi?>> mi propone lei con gli occhi lucidi dalle risate. E io, naturalmente, annuisco senza alcun indugio.
Come sempre scelgo i miei due gusti preferiti, nocciola e cocco, mentre Olimpia fragola e mandorla. Potrei fare una lista sui gusti strani che ho, ma meglio non iniziarla... altrimenti non finirei più.
Stiamo passeggiando sul marciapiede del campus quando ad un certo punto Olimpia mi chiede curiosa: <<Il lavoro e il tuo problema a scuola sono i veri motivi per cui vi siete trasferiti o c'è qualcos'altro?>>
Questa domanda proprio non me l'aspettavo.
Ci dovrebbero essere altri motivi per trasferirci di cui non sono a conoscenza?
Non capisco... sono confusa. Così rispondo: <<No. Non c'è altro motivo, perché dovrebbe?>>
<< Anche se questa è la sua città natale, non è da mamma lasciare una città e trasferirsi, soprattutto se lì ci sono tutte le sue amiche pettegole >> scimmietta l'ultima frase.
Mentre mangio il mio gelato, che sta colando, le rispondo: <<No. Ti sbagli. È stata proprio mamma a convincere papà ad accettare il lavoro. Ieri mi ha persino portata a fare un tour della città.>> ometto di dire che siamo state al cimitero.
Mentre cerca di rispondermi una mano si posa sulla sua spalla, alzo gli occhi e vedo una sagoma alta, con i capelli biondi laccati e con un sorriso a 32 denti.
Non ci credo! È... È LUI! Il ragazzo dello skate! E... E conosce Olimpia?!
<<Ehi Olimpia. Volevo chiederti se hai finito la tesi sul diritto di recesso, il professore è impaziente quindi mi ha chiesto di ritiralo.>>
Olimpia serenamente risponde: <<Si Jason, tranquillo. La finirò entro stasera, ma adesso sono con mia sorella, quindi proprio non posso. Magari te la consegno domani?>>
Si chiama Jason quindi... Frequenta il college e anche lo stesso corso di mia sorella... Presumo abbia 20 anni. Jason sorridente risponde: <<Certo lo ritirerò domani. Ci vediamo Olimpia e...>> riluttante dico: <<Piacere Darla... Darla Smith.>>
<<Bene... Allora ciao Darla.>> conclude lui e se ne va lasciandomi con un sorriso da ebete stampato in faccia.
Ciao Jason.

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