Capitolo 21

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<< Jason, Jason Jonshon>> dico frettolosamente all'infermiera dietro il bancone.
Lei comincia a sfogliare un libretto e mi fa cenno con la mano di attendere.
Non è nelle mie facoltà in questo momento la pazienza... immagino che non lo sia per nessuno in una situazione del genere.

<<Stanza 124, secondo piano>> mi informa dopo qualche istante.
Elaboro velocemente quelle informazioni e afferrando la mano di Nate mi dirigo subito verso il secondo piano.
Vedo Nate restio, si era fermato per un attimo difronte l'ascensore ma avremmo impiegati più tempo, perciò do una stretta alla sua mano e continuiamo a camminare.

<< Eccola, stanza 124>> farnetico velocemente mentre abbasso la maniglia della porta.
Quando apro trovo subito gli occhi stanchi di Cheryl che mi stavano aspettando.
Il mascara colato le dintorna gli occhi gonfi e un sorriso triste le contorna le labbra per rassicurarmi.
<< Come sta?>> chiedo appena mi avvicino.
<< Ancora non si è svegliato>> risponde guardando il fratello, con un espressione addolorata, la stessa che assumo io quando mi volto nella direzione del lettino d'ospedale.
Non riesco a capire come sia possibile che Jason sia in queste condizioni, chi l'ha ridotto in questo modo?

Cheryl comprende la mia confusione e avvicinandosi mi sussurra qualche spiegazione << Eravamo a casa quando abbiamo ricevuto una chiamata anonima da una ragazza che diceva di averlo trovato svenuto nei pressi dell'università.
Secondo i dottori è stato aggredito , ha un braccio rotto e deve aver sbattuto la testa perchè ha perso i sensi.>>

La guardo incredula, qualcuno ha picchiato Jason? Chi può essere stato? Jason è la persona più buona che conosca, non capisco chi sarebbe così crudele da fargli del male.

Mi avvicino titubante a Jason e con delicatezza gli accarezzo la guancia, poi sfioro la sua fronte con le labbra e resto qualche secondo con gli occhi chiusi.

Una mano mi sfiora la spalla, mi giro e vedo Marianne con gli occhi ancora rossi per le lacrime e suo marito, Rudolph, che la cinge per i fianchi. A causa della fretta non mi ero accorta di loro. Mi rivolgono entrambi un sorriso dispiaciuto che io ricambio.
Vedere il proprio figlio sdraiato sul lettino di un'ospedale con un braccio rotto e la testa fasciata non dev'essere una bella immagine.

<< Eccomi! Dov'è? Come sta? Oh mio Dio!>> esclama una voce stridula dalla porta. Mi giro e vedo una ragazza entrare. Corre verso di me e mi spinge sgarbatamente lontano dal letto per poi abbracciare Jason e scoppiare in un pianto isterico.
La guardo storto.

Ma chi è questa?

A seguirla è un'altra ragazza... no aspetta, questa non è una ragazza qualsiasi, è Olimpia!

Ha uno sguardo preoccupato ed un atteggiamento strano, sembra quasi scombussolata, scostante. Senza degnarmi di uno sguardo mi oltrepassa e raggiunge l'amica.

Ma cosa...

<< Esmeralda, cosa ci fai qua?>> dice Marienne fredda asciugandosi gli occhi.

Esmeralda? Ho già sentito questo nome.
Ah! Certo, è la compagna di stanza di Olimpia.

<< Non ti sembra ovvio? Ho saputo dell'incidente e mi sono precipitata qui!>> quasi urla insolente contro Marienne con le lacrime agli occhi, poi si rigira verso Jason e si appoggia al suo petto.

La fisso con sufficienza, non credo ad una lacrima di quella ragazza e deduco che Marianne pensi la stessa cosa, visto che la sta guardando disprezzante.

Marianne sospira e scuote la testa rassegnata.

Mi guardo intorno per ingannare il tempo, l'aria è piena di tensione ed io mi sento soffocare. Nate è rimasto tutto il tempo a braccia conserte appoggiato allo stipite della porta a testa bassa e ogni tanto presumo di averlo sentito addirittura sbuffare. Non ha avuto neanche la decenza di chiedere come stesse suo fratello o di andare ad abbracciare la madre, ma devo considerare il fatto che nessuno ha pensato di avvisarlo. Se non fosse stato con me probabilmente sarebbe rimasto all'oscuro di tutto.

Lo sguardo si indirizza ad Olimpia, mi sembra spaesata e allo stesso tempo sembra mi stia ignorando volutamente.
Sta dietro quella nevrotica di Esmeranda lisciandole la schiena fingendosi preoccupata e dispiaciuta per lei. Devo assolutamente parlarle. Sta nascondendo qualcosa, e questo la tormenta, portandola ad allontanarsi dalla famiglia, da me.

Senza accorgermene incrocio lo sguardo di Rudolph, che mi rivolge un sorriso rassicurate, ma si vede che non è per niente tranquillo.

<<Bene signori, abbiamo fatto le analisi delle cartelle>> irrompe il medico nella stanza. << Vostro figlio sta bene>> lascio andare il respiro, che senza accorgermene avevo trattenuto. Jason sta bene, e starà bene, tornerà tutto come prima.

<<Solo che...>> ricomincia il medico e d'un tratto vedo tutte le mie sicurezze vacillare. <<A seguito di un trauma celebrale dovuto alla botta alla testa, c'è una possibilità che il ragazzo non si ricordi più nulla delle ultime settimane, o mesi, non ne sono sicuro, ma è una possibilità su mille, quindi state tranquilli>> sorride pensando di averci rassicurato e va verso Rudolph.

Sento il mondo crollarmi addosso. E se non si ricordasse più di me?

Non riesco a sopportare tutto questo, vedo tutti annuire preoccupati, Marianne piangere ed Esmeralda sul punto di una crisi isterica. La vista comincia ad appannarsi, non posso piangere qui davanti a loro. Prendo il mio zaino e di corsa esco dalla stanza senza curarmi di salutare nessuno.

Corro attraverso i corridoi, devo uscire da questo posto e liberare i miei pensieri.
Sento la testa scoppiarmi.

Mi sento in colpa, sarei dovuta uscire con lui sta sera, ma "ero troppo stanca". A quest'ora lui non sarebbe qui con una fascia sulla testa.
Ma il bello è che il tempo per stare con Nate lo trovo e anche ora, invece di pensare al mio ragazzo disteso sul letto dell'ospedale, penso a quel maledetto ragazzo e al perchè io stia passando altro tempo con lui. Perchè, nonostante io non lo voglia ammettere, è lui la causa della mia lontananza da Jason. È lui il centro delle mie domande e risposte, colui che chiamo quando ho bisogno. E non dovrebbe essere così. Jason dovrebbe mancarmi ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Ma in realtà la persona a cui non riesco a stare lontana è quell'odioso di Nate, che riesce a farmi sussultare con un solo tocco e farmi sorridere senza un motivo. Sto tradendo il mio ragazzo e ne sono anche consapevole. Sono una persona orribile.

<< Darla, ti senti bene?>> dice una voce più che familiare dietro di me. Non poteva essere Cheryl o Olimpia? Persino Esmeralda mi andava bene.

No.

Doveva essere Nate.

<<No Nate! Non va tutto bene okay? Io non sopporto più nulla!>> sbotto girandomi verso di lui. Il vento gelido soffia tra i miei capelli e il naso, ormai rosso, cola. Fa per avvicinarsi ma io lo fermo con una mano.<< E non provare ad avvicinarti. Vedi, fai sempre così. Perchè? Cosa ti ho fatto? Hai tante ragazze dietro, perchè devi venire da me? Perchè devi esserci sempre quando ho bisogno? Persino adesso ti sei accorto che stavo male!>> faccio una risata isterica. << Mi crederai pazza, ma è vero. Non riesco a smettere di pensare a te e a quello stupido bacio, che, caro mio, non considero per niente un errore, anzi...è stato fantastico...>> sospiro.<< Ed è questo il problema. Lì dentro>> ed indico l'ospedale<< c'è il mio ragazzo, la prima persona che mi ha fatta sentire importante, amata, e che probabilmente quando si sveglierà non si ricorderà di nulla ed io... io che faccio? Penso a te! Capisci!? >> tossisco sfiatata. Lui mi guarda immobile senza dire niente, probabilmente penserà davvero che io sia pazza, ma non mi interessa. Lo fisso con gli occhi lucidi aspettandomi una reazione, ma niente.

Continuiamo a scrutarci per qualche istante finchè lui inaspettatamente si avvicina e mi avvolge tra le sue braccia. Cerco di spingerlo via ma lui mi tiene stretta. Rassegnandomi, mi lascio scappare un singhiozzo disperato e lui stringe più forte.

<< Disprezzo tanto mia madre per quello che sta facendo, quando io in realtà sono uguale a lei>> mormoro sul suo petto. Lui si ritira di scatto e mi prende il viso tra le mani.

<<No, tu non sei tua madre, non provare nemmeno a paragonarti a lei>> mi rimprovera, per poi chiudere gli occhi e appoggiare la sua fronte sulla mia.

Le Nostre OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora