Capitolo 6

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Sono qui fuori dal campus, da sola, e non so dove andare. Se riuscirò a tornare a casa sana e salva sarà un miracolo.
<<Scusa, passano taxi qua intorno per caso?>> chiedo ad un anziano signore seduto su una panchina.
<<Ragazzina non sei del posto vero? Qui non passa nemmeno l'ombra di un taxi. Dovrai accontentarti di un semplice Autobus.>> mi risponde bruscamente il presuntuoso.
Sto per rispondergli a tono ma decido di essere gentile, anche perchè sono stanca e voglio tornare a casa, perciò mi limito a chiedere l'ora e il posto in cui potrò prendere il pullman.
Naturalmente, l'uomo non perde occasione per rispondermi sgarbatamente, ma almeno adesso so che il pullman passerà alle 7.30, non tanto lontano da qui. Lo ringrazio, anche se non dovrei e mi incammino verso la fermata.
Sono le 7.35 e il pullman non è ancora arrivato, spero solo che quell'arrogante non mi abbia dato informazioni sbagliate, perchè giuro che se è cosi torno indietro e gliene dico quattro, giusto per rinfacciargli la sua arroganza.
Ma non ce n'è bisogno, perchè l'autobus arriva giusto ora. Salgo decisa a passo svelto, sto già pensando al mio comodo letto a cui ho cambiato il materasso. Mi siedo a uno degli ultimi posti per non farmi notare... non vorrei trovarmi in situazioni scomode. Metto gli auricolari e mi godo la musica di Shawn Mendes.

Vengo svegliata da un branco di bestie che irrompe nel pullman. Sembrano giocatori di baseball, alti, con spalle larghe e modi di fare dell'homo habilis. Spero vivamente che non si siedano vicino a me. Come non detto... vedo un ragazzo avvicinarsi e rivolgermi la parola, ma non ho intenzione di bloccare la playlist per rispondergli, o anche solo sapere che dice, quindi lo ignoro e mi giro verso il finestrino.

Non so come, ma mi ritrovo in un locale a cantare con Shawn Mendes, lui mi guarda dritto negli occhi e poi allunga la mano per toccarmi la spalla. Sembra così reale che riesco a sentirla veramente. Continua a spingermi, non so perchè, dicendomi "Svegliati, questa è l'ultima fermata". Apro gli occhi e impiego un po' di tempo a capire di essere ancora in pullman e che il ragazzo dagli stessi occhi marroni scuri, cupi e misteriosi, che avevo incontrato a scuola, mi sta guardando divertito.
<<Devi scendere a questa fermata vero?>> mi domanda con un sorriso orgoglioso stampato in faccia. Pensa di essere l'eroe di turno per avermi svagliata? Bhe, mi sarei svegliata comunque, non avevo bisogno di lui.
Mi alzo, rivolgendogli uno sguardo indifferente ed esco dal pullman. Lui mi insegue con lo sguardo e sarcasticamente urla: << Un grazie no eh?!>> e io in tono strafottente rispondo: <<Prego!>> e me ne vado regalandogli uno dei miei sorrisi più falsi.

****

Sono le 4 del pomeriggio e mi sto preparando per andare da Cheryl a fare il progetto di chimica.
Sto per uscire di casa quando sento la voce di mia madre dalla cucina: <<Dove pensi di andare senza permesso signorinella?>> mi rimprovera.
Cavolo! Mi sono dimenticata di avvisarla! Speriamo che mi lasci andare, sennò dovrò disdire e non mi sembra molto garbato. Farò la figura dell'immatura e la mia nuova amica penserà che non vorrò passare del tempo con lei.
<<Da una mia amica a svolgere un progetto per scuola.>> rispondo decisa, pronta ad insistere per lasciarmi andare, ma lei inaspettatamente mi chiede: <<Non rimane nessuno a casa?>> confusa rispondo: <<Mi sembra di no. Papà è al lavoro, Archie è a lezione di pianoforte, Olimpia penso sia all'università ed io sto per uscire... se me lo concedi.>> unisco le mani e faccio gli occhi dolci supplicante.
Sembra valutare le opzioni, poi mi rivolge un severo cenno di assenso e io felice corro ad abbracciarla ringraziandola. Subito dopo mi dirigo verso la porta, prendo le chiavi ed esco.

L'indirizzo della casa non è molto lontano, quindi decido di andare a piedi. Naturalmente, siccome la fortuna è dalla mia parte, senza accorgermene, pesto un bisognino di un cane. Bene. E ora come mi presento a casa di Cheryl con una cacca sotto al piede?!

Vado in una aiuola e comincio a strofinare la scarpa sull'erba. Sento gli occhi di alcuni ragazzi che sghignazzano su di me, ma non ci faccio caso, ormai ci sono abituata. Quando la scarpa mi sembra abbastanza pulita, continuo per la mia strada.

Arrivo a casa di Cheryl alle 17 in punto. Suono il campanello e aspetto che qualcuno apra la porta. Mentre attendo noto che la sua casa è molto più piccola della mia: ha due piani, un garage a destra e un piccolo giardinetto a sinistra. 
Mentre cerco di intravedere qualcosa nel giardino, la porta di casa si apre facendo trasparire la figura di Cheryl, che mi da un caloroso benvenuto con un abbraccio. Faccio per entrare, ma mi ricordo di aver pestato una cacca, per cui indugio un po' sulla soglia della porta strofinando i piedi sullo zerbino. Poi entro esitatante.
Cheryl, gentile com'è, mi fa fare un giro della casa e così scopro che ha 2 fratelli più grandi e che uno di loro suona la chitarra. Lei invece è un' appassionata d'arte, infatti la sua camera è tappezzata di disegni, per altro molto belli, me ne farò regalare uno un giorno...
Finito il tour, andiamo nella sua stanza e tiriamo fuori i libri. Ci aspetta un intenso pomeriggio di studio...

Dopo due ore, però, ci viene fame, così decidiamo di concederci una pausa. Sono riuscita a convincere Cheryl a fare i brownies, per cui la sto aspettando in salotto in attesa che arrivi il cibo. Il salotto è ben arredato con tende color panna accompagnate da qualche decoro, le quali danno un tocco di classe alla casa. Questa sì che mi sembra una casa vissuta, si riesce a sentire l'amore nell'aria, la libertà e l'unione che lega l'intera famiglia. Perchè anche noi non possiamo essere così? Perchè dobbiamo essere tanto distaccati l'uno dall'altro? Vorrei tanto che... Ma i miei pensieri vengono subito interrotti dal rumore del portone che viene sbattuto con forza.
Mi giro e vedo un ragazzo. No aspetta... Non un ragazzo qualsiasi... Quel ragazzo! Quello con cui ho incrociato lo sguardo a scuola! Quello a cui ho risposto ingiustamente male ieri nell'autobus. Quello con gli occhi cupi e misteriosi.
Mi concedo qualche minuto per osservarlo. Ha la divisa da baseball, la stessa che indossava l'altra sera, solo che questa volta è tutto sudato. Si toglie la maglietta praticamente bagnata mettendo in mostra i suoi addominali e le spalle larghe. Poi con un gesto fulmineo della mano si tira indietro i capelli sudati e schiude leggermente le labbra carnose. Dopo di che  vedo i suoi occhi puntare verso i miei. Mi rivolge uno sguardo di sufficienza e un cenno con la mano. Dovrà odiarmi per come l'ho trattato ieri... Alla fine mi ha solo aiutato e io, testarda e presuntuosa come sono, l'ho solo insultato invece di ringraziarlo.

Abbasso la testa di scatto e con la coda dell'occhio vedo che mi squadra dalla testa ai piedi per poi uscire dalla stanza con passo lento e determinato.
Quello è il fratello di Cheryl!? Oddio... Ecco perchè aveva un aspetto familiare. Eppure non ci avrei nemmeno lontanamente pensato...
<<Ecco i brownies!>> esclama la mia nuova amica passandomi il vassoio sotto il naso per farmi sentire il buon odore che emanano. Ne prendo uno e poi mi faccio coraggio chiedendole: <<Ma... per curiosità... I tuoi fratelli come si chiamano?>>
Lei mi rivolge un sorriso complice e risponde: <<Beh... Quello che è appena entrato è Nate.>>
Si ferma e io mi sento arrossire. <<Mentre l'altro è Jason e frequenta l'università.>>
<<Chi?>> dico, forse con un po' troppo entusiasmo.
Ma non ha il tempo di rispondermi che la porta si apre, lasciando entrare proprio lui... Jason.

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