VI - Chi vince e chi perde

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Montego maledisse la sua decisione di partire da solo confidando nella luce residua delle aurore.

La bufera si era placata da poco: per quanto breve, si era lasciata dietro quasi due piedi di neve che non aveva avuto tempo di solidificare, ed Eskimo faticava a prendere le salite, affondando fino al petto nelle dune che circondavano il corso in gran parte sepolto del Black Creeck.
Il capobanda inspirò aria a due Fahrenheit sotto zero e spedì una bestemmia all'alto colorato dei cieli: Dixie, Ronnie e Jubal lo avrebbero raggiunto più tardi, avevano l'ordine di muoversi con la slitta e i cavalli risalendo le sue tracce appena fosse stato chiaro, portando con loro la dinamite...che forse alla fine era eccessiva, ma perché no?

Sempre che facessero i bravi cagnolini: aveva la pessima sensazione che lo rispettassero poco e aveva scelto di partire da solo anche per quello, per impressionarli, per dire di esserne capace, per darne prova a sé stesso...
...e poi perché continuava ad avere addosso un presentimento di urgenza che lo rodeva come un mal di denti. Qualcosa sta per succedere.

Il capobanda sentì uno spiacevole formicolio alla nuca e incitò i cani, che fecero ciò che potevano; in alto i colori schiarivano intorno al punto da cui sarebbe sorto il sole e lui era in viaggio da poco più di un'ora: la costa ripida del basso Black Creek gli rispose, dai suoi tronchi innevati e le sue balze farinose, che sarebbe stata dura ancora per almeno altrettanto.

2

Twinky non era riuscita ad addormentarsi, a stento manteneva la calma malgrado quell'uomo l'avesse portata, negli ultimi due anni, a vivere situazioni anche più pericolose di quella.

Ma lì era diverso, avevo te...avevo voi.
La ragazza ricacciò la rabbia che quel pensiero le innescò, e strinse i denti sul dolore che irradiava dalla botta alla tempia e dalla vescica gonfia; strisciò sul pavimento di roccia portandosi in disparte, sollevò le gambe, tirò su i pantaloni dopo averli slacciati e poté finalmente svuotarsi...e mentre lo faceva, per ritrovare la concentrazione si costrinse a fare di nuovo il punto: la volevano viva, quel muso rosso si faceva di qualcosa e reagire senza avere sottomano una pistola o un coltello sarebbe stato pericoloso...

...come farsi mettere le grinfie addosso da quel Montego e la sua gente: avrebbero potuto torturarla, violentarla, tagliarle la gola...o usarla per ricattare quell'uomo, e una tale umiliazione per ciò che l'avrebbe fatta diventare ai suoi occhi, sarebbe stata ben peggiore della violenza o della morte.

Che merda, come ne vengo fuori?

La ferita al fianco pulsò in modo spiacevole mentre si contorceva lontana dalla chiazza fumante ricordandole che avrebbe dovuto cambiare la medicazione: come se avesse potuto. La figura distesa accanto al focolare spento mormorò qualcosa, il cavallo sbruffò, una schiena si sollevò e si sentì il rumore di una lunga scorreggia; la ragazza si irrigidì col cuore che martellava nella tempia ammaccata, si rannicchiò immobile e sbirciò da sotto la frangetta il selvaggio che si tirava su, barcollava, si piegava in due e vomitava l'anima fino in fondo.

Qualsiasi cosa pigli non ti fa bene gongolò sorridendo di pura cattiveria; comunque avrebbe dovuto sganciarsi...ma l'aveva legata così stretta che aveva dovuto divincolarsi e allargare le corde soltanto perché le mani non necrotizzassero. "Squaw bianca".

Sollevò lentamente la faccia e un pezzo di pemmican le piovve davanti: senza abbassare lo sguardo fece ruotare le braccia legate ritrovandosele davanti, le dita intorpidite risposero lentamente quando disse loro di raccogliere il gentile omaggio. Il pellerossa sorrise con la faccia impiastricciata di vomito staccandosi dal contatto visivo per primo.

Antico SegretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora