VII - Banditi e pistoleri (1/3)

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Chase Bowman e Raymond Montego cavalcavano dall'alba nel silenzio, più lenti del necessario, e il vento spingeva nuvole sopra di loro a soffocare la luce finora limpida di quel primo giorno di viaggio.

Pensieroso, il pistolero passò dal bandito al paesaggio intorno: le foreste lasciate indietro in favore di un circostante spoglio, nel corso delle ultime ore la pista si era sollevata e in quel tratto fiancheggiava, a destra, una scarpata alta quindici piedi; dalla parte opposta il suolo era una discesa ondulata cosparsa di crateri fumanti, ottocento piedi più in basso il Black Lake scintillava al centro del suo bacino boscoso e oltre l'orizzonte che stavano ascendendo, bastioni grigiobluastri si confondevano nella muraglia imponente del Lunabianca.

...non aveva la più pallida idea di dove stessero andando, eccettuato il fatto che puntavano a Nord come l'ago di una bussola: ma lui aveva carte da giocare e doveva solo fare l'agnellino per un po'.

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Chase abbassò gli occhi all'orlo di un foro largo tre piedi da cui si staccava una colonna di vapore, li sollevò incontrando quelli della lupa, che zoppicava leggermente tenendo il passo; appoggiò le dita sulla fondina vuota...e dall'animale lo sguardo si spostò al cavaliere che veniva al suo fianco.
Montego sorrise: quella non potevi proprio aspettartela! Il pistolero strinse le labbra e spronò leggermente, il bandito lo rimontò e il fucile gli sbatacchiò in grembo, lì dove se lo era spostato fin dal mattino.

"Di qua si sale per la conca del Sejoul, signor 'conosco la regione come le mie tasche': il giacimento è da quelle parti?".

"...ma non dovevi impacchettarti le domande? Non lo sai che la curiosità uccide il gatto?". Montego lo squadrò e Chase sentì il sorriso rifluire dalla faccia.

"Cuidado hombre, i tuoi figli sono in mano nostra: prova a fregarmi e morranno".

"Non ne ho intenzione" chiosò muovendo la mano in circolo, risucchiando aria ghiacciata dal vago sentore metallico; una eco cristallina e non identificata rispose al sibilo del vento teso, colonne di foschia si sollevavano dalla cima della costa: il colore dell'aria era vagamente giallastro e il sole in controluce non c'entrava.

Da dieci minuti aveva iniziato a percepire tracce di inquinamento radiochimico.
Inquieto suscitò di talloni, un paio di minuti dopo il mecca si fermò sulla sommità e il cavallo di Montego lo affiancò; folate più forti investirono i due uomini facendoli ondeggiare in sella, mille tintinnii di scacciaspiriti li avvolsero...e il pistolero inarcò le sopracciglia.

2

Il suolo scivolava ripido a destra e a sinistra lungo una pietraia completamente ricoperta di ghiaccio traslucido, da cui si alzava un fitto tappeto di stalagmiti sottilissime; specie di muretti circolari, evidentemente artificiali sbucavano qua e là dalla crosta intorno a spaccature da cui si alzavano sbuffi di fumo color zolfo, un sentiero appena accennato si mostrava fra i vapori sul filo della cresta: era largo una manciata di iarde e lungo più di un migliaio, e piegava a Est descrivendo un ampio semicerchio prima che il terreno da entrambi i lati si risollevasse e la neve tornasse ad essere un rassicurante declivio intonso.

"...brutta vista la Smoky Trail, eh sbirro?". Il pistolero voltò la faccia verso Montego, che ne offrì una tirata. Il vento cambiò direzione e gettò loro in faccia nebbia che sapeva di metallo, le montature si agitarono

"Lo vedi da te lo scherzetto se caschi. Bada che i vapori fanno ammattire le bestie"; il pistolero - che sapeva bene cosa si celasse nel ventre oscuro del mondo - gli passò davanti senza dire nulla e il capobanda lo lasciò sfilare con la mano appoggiata al ferro da tiro. Il suo ferro da tiro.

Antico SegretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora