XXXV - Epilogo (note a margine di un lungo ritorno)

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Lepre-Veloce guardò il Wokan avvolto di nubi, alto e lontano, scuro e severo, e il cuore le sussultò in petto. Mio sposo che hai fatto...

La giovane donna appoggiò i palmi sul ventre che iniziava, con la sua prominenza, a tradire la vita che custodiva. Vento caldo la accarezzò nel sopraggiungere rapido della sera, quieto il campo intorno, odori di fumo, cavalli ed erba, canti vaghi dai tepees, di squaw ai loro guerrieri, salivano alle prime stelle pallide della volta. Mio sposo, mio sposo...
Lepre-Veloce sentì gli occhi che si inumidivano, dopo un attimo le lacrime iniziarono a uscire senza singhiozzi mentre la giovane rialzava la faccia affranta alla montagna sacra, guardandola come a volerla sfidare e pregare insieme, come aveva fatto ininterrottamente per tutta l'ultima luna.

Perché Teschio-in-Mano ha ucciso Alce-Rosso?

Lei non poteva credere a questo, semplicemente non poteva. Corvo Bianco, che cosa è accaduto? Forse questo non è che un sogno di spiriti cattivi?

Eppure Pietra-di-Vento aveva parlato chiaramente, e sua era stata la colpa di non volersi allontanare dalle terre della tribù, come invece suo marito le aveva ordinato di fare: se avesse ubbidito non avrebbe saputo nulla di tutto ciò...invece i guerrieri che l'avevano trovata presso i laghi-che-cantano l'avevano condotta alla sua tenda coi polsi legati, e davanti a lui e al consiglio degli Anziani la giovane aveva negato persino a Manito di aver mai parlato al suo uomo del tabù...ma quando Pietra-di-Vento le aveva detto che Teschio-in-Mano era cercato dalla legge della gente bianca, che presso di loro si era comportato come un uomo senza onore, e che per questo sarebbe stato in grado di uccidere Alce-Rosso per rubare la sacra sus-be-ca, la sua risolutezza aveva vacillato...e inaspettatamente erano stati proprio Cielo-Nero, Tre-Pietre, Fiume-che-Salta e tutti gli altri Anziani a sostenerla nelle sue menzogne affermando che erano stati invece gli spiriti maligni alleati del lupo, a far scomparire il tabù e il suo sposo, ad uccidere l'uomo della medicina mentre era protetto dalla danza del sangue, perché mai e poi mai Alce-Rosso avrebbe parlato al wasichu del segreto: avevano così indotto lei a rinsaldarsi nella sua corazza di bugie e l'allora capotribù non solo a liberarla, ma anche a concederle di assumere il ruolo che era stato del suo patrigno, poiché la Nazione Ana'sázi non poteva rimanere senza un tramite col mondo degli spiriti.

E tuttavia il germe del dubbio aveva attecchito nel cuore di Lepre-Veloce poiché lei non sapeva, né aveva mai sospettato, nella sua ingenuità di sedicenne, che suo marito potesse avere animo doppio, che fosse realmente un fuggitivo della sua razza, che le sue parole potessero essere state pronunciate con lingua di serpente: per lei era stato un affetto immediato e un amore profondo, e lo era ancora poiché nulla era cambiato nel suo cuore...e sebbene per dirimere l'incertezza potesse interrogare le piccole-ossa o le pietre-parlanti, o recarsi lei stessa a consiglio con il Popolo-dell'-Oltre, non ne aveva ancora avuto il coraggio...perché temeva la risposta che gli spiriti avrebbero potuto darle.

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Mio uomo, mio uomo, dove sei, dove sei? Ritorna da Lepre-Veloce, dille che non c'è sangue sulle tue mani!

La giovane si premette le dita sulle tempie, confusa, frustrata, sofferente; pochi giorni dopo quel primo confronto gli Anziani erano tornati all'attacco, e stavolta davanti a tutta la tribù avevano parlato del lupo venuto a portare la sua sfida fino al centro del campo, e di come Pietra-di-Vento avesse voluto ascoltare le sue parole invece di appenderlo subito al palo di tortura, di come addirittura si fosse quasi spinto ad accordargli fiducia: avevano urlato gli Anziani che questo gesto non poteva essere degno di un vero capo, avevano sussurrato che forse Pietra-di-Vento non era più adatto a ricoprire quel ruolo...e poi secondo la legge nella contrapposizione che si era creata, avevano chiesto a lei, ragazzina frastornata dal cuore divelto, nuovo tramite della tribù col mondo degli spiriti, di far pendere la bilancia.

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