II - Longway

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Il saloon si chiamava proprio 'Drunken Elk' - come aveva premura di recitare un frontone decorato di corna di caribù - ed era grande, fumoso e affollato: ecco dove si era rintanata tutta l'umanità del villaggio, complice forse il fatto, suggerì una rapida consultazione del calendario interno, che era Sabato sera...dell'anno cinquemila e rotti (di un computo che non aveva più ragione di esistere).

L'analizzatore tattico contò per lui ottantasei persone nella sala comune a piano terra, fuse in una folla chiassosa che si muoveva fra tavoli e sedie alla rinfusa sotto una cappa grigiastra che si poteva tagliare con un coltello: indios, trappers, taglialegna, minatori, cercatori d'oro, bari coi loro polli da spennare, balordi con le loro puttane e ubriaconi coi loro bicchieri e bottiglie; nessuna pianola a tenere allegra l'atmosfera, ma non sembrava essercene bisogno...e le ragazze parevano fresche, meditò facendosi avanti per primo, seguendo con lo sguardo le forme sode di una donna dell'età di Twinky: da lei passò alla medesima e alla sua aria tesa...e corrugò la fronte, senza dire nulla, alle dita troppo vicine alla fondina.

Alcune teste iniziarono a voltarsi mentre penetravano nell'atmosfera greve della sala, lui avanti e loro indietro, lui a guardare il fronte e loro le spalle, proprio come doveva essere. Occhi si allargarono alla vista delle fondine tenute basse, i più prossimi alla traiettoria smorzarono il fracasso e si scostarono...dopodiché Chase si scontrò con un rottame caracollante che puzzava come una distilleria clandestina: senza manco fermarsi lo dirozzò al pavimento, quindi vide Twinky affiancarsi sulla sinistra e appoggiare la mano sul calcio...e le appoggiò la sua sulla spalla, bloccandola. Il rottame strepitò qualcosa a proposito di suo padre, che si perse fra il caos (e comunque ignorò).

"Tieni i nervi a posto, stasera non ho voglia di problemi". Al limite del campo visivo Miguel rallentò tenendosi al passo: anche lui non pareva troppo felice di ritrovarsi in quel baccano, dopo tre mesi e più passati nei boschi senza il minimo contatto con altri loro simili...tuttavia era grazie a posti del genere che poteva indulgere nell'illusione della programmazione, che lo adescava quando se ne teneva lontano per troppo tempo, e proseguire parimenti l'addestramento ininterrotto della sua famiglia.

Come sputare nel piatto in cui si mangia, era: del che non gliene fregava punto.

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Il pistolero si diresse verso il banco, affollato di schiene, luccicante di specchi e bottiglie, e nell'occhiata con cui catturò il suo figlio adottivo c'era il medesimo avvertimento: avrebbero mangiato, bevuto, dormito e magari scopato, quindi l'indomani sarebbero andati dallo sceriffo a cercare lavoro...e se non ce n'era sarebbero ripartiti. Soprattutto non per primi avrebbero creato problemi-

"Straniero!" chiamò una voce, calma ma autoritaria: Chase si irrigidì accanto al piano di legno, teste si girarono, corpi si spostarono rapidamente.

2

Un uomo sui quarant'anni lo stava guardando, con l'aria di chi è abituato a prendere le misure al suo prossimo.
Chase ricambiò l'occhiata sentendo la peluria delle braccia sollevarsi: l'uomo era alto quanto lui, indossava pantaloni di pelliccia e un maglione di lana grigia con le maniche arrotolate ai gomiti, su braccia sottili dai muscoli definiti come lo era la sua corporatura. Gli occhi che lo stavano scandagliando erano attenti, di un azzurro chiaro e glaciale; un sorrisetto stirò un viso rasato dai tratti affilati, sotto capelli lunghi, neri, lucidi e mossi: il piglio era furbo e intelligente, comunque estremamente sicuro di se.

Dall'uomo il pistolero scivolò con gli occhi ad una seggiola scostata pochi passi più indietro, da un tavolo dove quattro ceffi patibolari (fra cui c'era anche un indio) avevano interrotto il loro poker e stavano osservando la scena.
"...in effetti è quel che sono". Nessuna stella sul petto dell'uomo, come non c'erano pistole in fondine visibili: gli occhi dell'altro si allargarono leggermente nel notare il gesto, baffetti curati si sollevarono all'allargarsi del sorriso.

Antico SegretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora