La verità

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"In quel momento ero lì per te.
Probabilmente non ti interessava.
Ero sui gradini di casa tua,
con dei fiori in mano.
Probabilmente non te lo aspettavi,
probabilmente vedendomi
mi avresti sbattuto la porta in faccia.
Mesi di incomprensioni,
mesi in cui tremavamo al freddo,
mesi in cui non ci dicevamo nemmeno un ti amo.
Volevo sentirti,
ma l'amore neanche riusciva a mettersi in mezzo
quando c'era in gioco l'orgoglio.
Avevo paura che il nostro amore
potesse essere un'arma a doppio taglio.
Il tuo amore mi elevava,
ma adesso ero caduto in pezzi,
insieme a te.
Per merito mio ci eravamo giocati tutto.
Quel giorno ero andato a trovare mio padre,
come ogni domenica gli avevo portato dei fiori al cimitero.
Mi sarei fermato a parlare con lui,
incapace di far uscire una lacrima
di amarezza o di dolore.
Avevo rumori imperscrutabili dentro,
nessuno riusciva a percepirli.
La mia rabbia non si calmava minimamente,
non potevo tornare indietro,
seguivo il mio istinto e ne rimanevo fregato.
Mentre prendevo le orchidee,
i fiori preferiti dei miei genitori,
avevo estratto i soldi per pagare.
Nel mio portafoglio c'era una nostra foto,
una di quelle in cui entrambi
eravamo spensierati e sorridevamo.
Ti tenevo tra le braccia,
e mi ricordavo delle tue labbra al sapore di sale.
La nostalgia mi aveva totalmente bloccato.
La mia mano era completamente immobile,
e si muoveva impercettibilmente,
solamente per accarezzare delicatamente
quella fotografia ai bordi consunta.
Volevo stringerti tra le mie braccia
per placare la solitudine,
ma tu non me l'avresti mai permesso.
E come biasimarti?
Che danno era l'amore...
Che danno irrecuperabile avevo fatto.
Cazzo, ne avevo la consapevolezza più assoluta.
Ma come rimediare
se tu mi guardavi con quel volto inespressivo,
e mi lanciavi quelle occhiate indifferenti?
Ci incontravamo poche volte al mese,
e ogni secondo che ti fissavo
volevo riprenderti sempre di più.
Ma te scappavi,
fuggivi alle mie rincorse,
non volevi più saperne di me.
Desideravo ardentemente avere la mente priva di pensieri,
lasciarmi trasportare dalle onde del mare,
e farmi cullare dalla notte,
fissando le stelle dalla finestra della mia stanza.
Le guardavo comunque ogni notte sai?
Ma non per mia scelta.
Trascorrevo notti insonni a cantare,
a cercare le tue mani e i tuoi fianchi,
la tua pelle abbronzata e delicata al tatto.
Ma non la trovavo mai.
Eri una melodia lontana,
che mai sarei riuscito a riascoltare dal vivo.
Adesso avevo quei fiori sul sedile dell'auto,
la canzone che sentivamo
quando eravamo di buon umore a palla,
e correvo tra le strade per arrivare a casa tua.
Ma no, una volta arrivato
non avevo avuto il coraggio
di suonare al campanello,
o di chiamarti.
Probabilmente sarebbe cambiato tutto,
forse ci saremmo rincorsi immediatamente
e ci saremmo ripresi con molta più semplicità.
Ma noi eravamo non ci comprendevamo mai,
noi amavamo dubitare,
amavamo fare le nostre supposizioni sull'altro
senza mai giungere ad una verità assoluta,
noi amavamo distruggerci l'anima
e amavamo assaporare i nostri pensieri.
Noi non eravamo fatti per le cose semplici,
ed era forse questa
la verità più assoluta e amara
che ci riguardava."

L'amore come lo vedo ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora