Come angeli

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In macchina parlammo
della nostra vecchia relazione
senza problemi.
Lui mi guardava annuendo
quando gli ricordavo
dei motivi del mio allontanamento.
Cercava di spiegarmi con gentilezza
le sue paure,
ed io facevo lo stesso
con il mio relativo dispiacere.
Era strano per me
che fossimo ancora qui,
a parlare civilmente,
dopo tutto quello che ci era capitato.
Ci guardavamo con desiderio,
anche se sapevamo
che dovevamo aspettare ancora un po'.
Il nostro rapporto
era fatto di continue attese...
Ma tutto quell'attendere
mi aveva fatto comprendere
quanto fosse prezioso
quello che avevamo,
e quanto sarebbe stato prezioso
quello che avremmo potuto fare
solamente tra pochi istanti.
L'attesa prima di un bacio
poteva essere straziante.
Noi due lo sapevamo alla perfezione.
Io avrei atteso anche un'altra vita
per riaverlo una volta sola.
Oggi non avrei guardato indietro,
alle mie spalle.
Oggi non avrei pensato a niente,
e a nessuno,
che avesse potuto intralciarci.
Non avrei detto nulla al mio ragazzo,
perché sapevo che era addirittura
una cosa ben più grande
di me e di noi due.
Mi aveva causato talmente tanta sofferenza che adesso non me ne importava di ciò che sarebbe capitato in futuro.
Non potevo sopportare il fatto che,
dopo quelle canzoni
che mi avevano fatto riflettere
e sciogliere il cuore,
non avrei avuto nemmeno un modo
per dimostrargli il mio amore.
E così eravamo qui,
io con il mio borsone pieno di vestiti,
e lui con la chitarra
nel sedile posteriore.
Ogni tanto mi accarezzava la gamba
con le dita,
ma poi si ritraeva
non appena notava l'emozione
che faceva rabbrividire il mio corpo.
Non poteva distrarsi dalla strada.
Contraeva sempre la mascella,
aveva lo sguardo vacuo e pensieroso.
Io lo fissavo,
e lui sentiva il mio sguardo su di sé.
Non potevo evitarlo,
così come tante altre azioni
che avevo commesso.
Non era l'attrazione
a superare la logica.
Era l'amore,
che andava oltre qualsiasi razionalità.
Ci eravamo passati entrambi.
Lui per cercare di proteggermi
aveva rovinato tutto,
ed io per assecondarlo
mi ero rovinata da sola.
Lui cercava di farmi
scappare a tutti i costi,
io ero fuggita,
nonostante non lo avessi voluto.
Sapevo che sarebbe stato meglio per me,
ma a lungo andare
stavo cominciando a cambiare idea.
Ma sarebbe stato difficile tornare.
Dicevo che non ci sarebbe stato
nulla capace di riportarmi indietro.
Adesso invece i primi dubbi stavano cominciando a tormentare la mia testa,
e la sua presenza non facilitava la cosa.
Ma sarebbe stato abbastanza?
Non potevo comunque gettare
la mia nuova vita in un bidone dell'immondizia.
Ma forse lo stavo già facendo.
Non potevo agire e cercare poi
di non badare alle conseguenze
ancora per una volta.
Lo avrei fatto solamente
per questa notte,
dopodiché mi sarei allontanata
da tutti per prendere una decisione.
Avrei escogitato
un piano a lungo termine,
ma dove avrei trovato
tutta la forza necessaria?
Avevamo appena imboccato
la traversa prima di casa sua.
Ogni terminazione nervosa si era improvvisamente accesa,
e la mia voglia di lui
si era quadruplicata
in maniera istantanea.
Quei brevi minuti successivi
furono estenuanti.
L'attesa era un piacevole disastro
ai nostri occhi.
Il suo sguardo lo sentivo addosso
al mio corpo ogni secondo
che trascorreva.
Chiuse lo sportello
della macchina e la spense.
Io feci dei brevi passi verso di lui,
ma mi bloccò,
e mi fece sedere sulla sua macchina, mettendosi tra le mie gambe
e iniziando a baciarmi
e a mordermi la gola
in maniera forsennata.
Gemetti quasi gridando,
quando lui mi strinse le natiche.
Gli tiravo i capelli
mentre gemeva e ansimava
nella mia bocca,
che cercava disperatamente la sua.
Strofinai le mie caviglie
sulla parte bassa della sua schiena
e lo tirai per le spalle,
fino a quando i nostri corpi
non si scontrarono brutalmente.
Chiusi gli occhi,
verso il cielo mentre
lui mi alzava la maglietta
fino all'altezza del seno.
Bloccai le sue mani all'improvviso,
cercando di parlare.
Avevo la gola incredibilmente secca
e lui mi fissava
con uno sguardo famelico,
quasi animale.
"Potrebbero vederci.
Fermiamoci e andiamo dentro dai."
"È questo quello che vuoi?"
Mi disse lui affannosamente.
No,
pensai quasi ridendo tra me e me,
ma gli feci un gesto di assenso col capo.
Lui quasi sbuffò,
passandosi una mano
tra i capelli
e cercando le chiavi di casa
nella tasca dei pantaloni.
Mi prese in braccio,
mentre cacciai un gridolino di sorpresa
e andò ad aprire la porta.
Lo abbracciai fortissimo,
perché ancora non mi sembrava vero.
Il mio rancore nei suoi confronti
non era scomparso,
ma lo avevo completamente
occultato per un'altra circostanza.
Dovevo avere un bel ricordo di noi,
almeno per le prossime notti.
Sarebbe stato ciò che
mi avrebbe fatto andare avanti.
Salimmo le scale velocemente,
e attraversò il corridoio,
sempre con me tra le braccia.
Aprì la porta di camera sua
e non mi fece scendere.
La chiuse con una mano
e con violenza
e mi incastrò contro di essa,
mentre io lo attirai
ancora di più contro di me.
La luce che arrivava
dalla finestra era fioca,
e riuscivo a malapena
ad intravedere i lineamenti del suo viso.
"Fammi sentire tutto.
Proprio perché questa sarà l'ultima volta."
Lui parve rabbuiarsi improvvisamente,
ma subito dopo
quella sensazione svanì.
Lasciò una lenta scia di baci roventi
sulla mia clavicola,
mentre io gemetti,
tirandolo per i capelli
contro la mia pelle.
Le sue labbra carnose
mi davano un tormento insostenibile,
mentre le mie palpebre
già tremavano per l'emozione.
Gli tolsi la maglietta
e notai che il suo petto
si alzava ed abbassava
in maniera irregolare.
Gli gettai uno sguardo
carico di lussuria,
e mossi le mie dita sulla sua pelle.
Brividi su brividi.
Si morse il labbro inferiore
mentre mi guardò.
Le mie gambe tremarono
contro la parte bassa della sua schiena.
Sentivo già di non farcela più,
ma era troppo presto.
Quel momento doveva
durare per sempre,
quella notte si sarebbe
dovuta protrarre in eterno.
Gli lasciai vari segni sul collo
mentre lui ansimava
e sussurrava beatamente il mio nome.
Mi sfilò delicatamente la maglia
e mi bloccò completamente
contro la parete.
Sussultai,
incapace di respirare,
e lui cercò di slacciarmi
il gancetto del reggiseno,
mentre continuavamo
a baciarci senza sosta.
I nostri tocchi erano infuocati,
le nostre labbre
più gonfie che mai e violacee.
L'aria era bollente
e quasi aveva cessato di esistere,
all'interno della stanza.
Eravamo sempre più vogliosi,
l'uno dell'altra.
"Perché deve essere
l'ultima volta per noi,
amore mio..."
Mi disse spostandomi sul letto.
Adesso ero sotto di lui,
mentre lui mi guardava
con una dolcezza infinita
e una voglia di vivermi
ancora più grande.
Ogni fibra del suo corpo
me lo faceva percepire.
I suoi sentimenti
sembravano trasparenti,
potevo affogare dentro di lui
e osservarli in qualsiasi momento.
Quella notte sarebbe stata magica,
lui era un libro aperto per me,
e volevo riscoprirlo sempre di più.
Non mi sarei stancata mai
delle sue mani sul mio corpo,
delle sue labbra contro il mio seno.
Affondò la testa all'interno
di esso e lasciò vari morsi d'amore.
Erano quelli che dovevamo
darci tanto di quel tempo fa,
e che ogni notte desiderava darmi.
Io gli graffiai la schiena gridando per lui, mentre tremammo entrambi di piacere.
Non avevo mai desiderato
così tanto qualcuno nella mia vita.
Non avevo mai desiderato
così tanto lui in particolare.
"Ti amo, ti amo, ti amo."
Mi sussurrava lui,
senza neanche accorgersene,
con voce rauca.
Rabbrividii ancora,
mentre ci togliemmo
in fretta e in furia
i pochi indumenti
che ci rimanevano addosso,
sentendoli come
l'ultimo ostacolo
che ci divideva,
l'ultima attesa
che dovevamo vivere
prima di averci di nuovo.
Non volevamo possederci,
volevamo sentire di nuovo
di poter averci,
l'uno con l'altra.
Non volevo soltanto sentire
di nuovo quelle sensazioni,
volevo sentire lui,
e interamente.
Non avrei mai vissuto
gli stessi sentimenti,
perché sapevo che tutto era cambiato,
e che ogni sguardo,
ogni tocco, ogni bacio,
ogni graffio, ogni morso,
ogni segno, ogni carezza,
ogni gesto,
erano sempre una cosa nuova.
L'azione era la stessa,
ma assumeva sempre
una sfumatura differente.
Stavamo cavalcando
le onde dell'amore.
Ci guardammo
per un brevissimo istante.
Un'altra attesa.
L'attesa più grande della mia vita.
Poi lui quasi si scostò da me,
indugiando per un istante.
Il mio gesto fu dettato da un istinto primordiale.
Lo bloccai per il polso
e sussurrai un "no"
che lo rese incredibilmente teso.
Si rimise sopra di me.
Il suo corpo era contro il mio,
il mio cuore debole ma pur sempre potente con lui.
Ci incastravamo alla perfezione.
Il destino ci aveva portato
a questo tempo,
a questo spazio,
e a nient'altro.
Tutte le attese
erano servite a qualcosa.
Sorrisi,
e lui mi baciò.
Il primo sorriso vero
dopo anni e anni di agonia.
Respirammo la stessa aria
mentre soffiai sulle sue labbra,
pronunciando quelle parole:
"Sono stanca di aspettare.
Non voglio sentire niente,
che non sia te."
Lui non se lo fece ripetere
di nuovo con la mano sulla mia guancia
e l'altra dietro la mia schiena sudata,
mentre entrò dentro di me
con una delicatezza
che mi lasciava senza fiato,
con le labbra sulla mia guancia
che tremavano impercettibilmente.
Sentivo tutti i suoi ansiti,
mentre io gemetti,
afferrandogli le spalle.
Torturava la mia anima, ci abbracciavamo e ci baciavamo senza rimpianti, né inquietudini o pentimenti, mentre aumentammo
sempre di più il ritmo,
fino ad urlare entrambi
e a raggiungere una forza
e un'elevazione incomparabili
a nient'altro presente in questo mondo,
fino a gridare i nostri sentimenti
e a far tremare tutto l'esistente,
finalmente liberi,
liberi di amare.
Così come ci eravamo alzati
alla luminosità
dell'armonia più totale,
così crollammo,
come due angeli
che avevano appena raggiunto
il Paradiso.
Tremammo entrambi
ancora per una volta,
investiti dalla potenza
dei nostri sentimenti.
Eravamo incollati
ed inseparabili
come mai prima d'ora.
E tra le sue braccia forti
sentivo finalmente
il sapore e l'odore di casa.

L'amore come lo vedo ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora