Quattro mesi, più di un anno

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Erano trascorsi quattro mesi
da quel bacio pieno d'ira.
Ogni giorno che passava
lo odiavo sempre di più,
ma piano piano stavo apprendendo
e trovando un modo
per allontanarmi da lui.
Continuavo a vederlo
anche quando andavo
a fare di sera un aperitivo
con le mie amiche,
o quando andavo
a ballare nei locali.
Sapevo sempre prima di uscire
che probabilmente lo avrei trovato.
Ma non avrei mai frequentato
altri posti appositamente
per non vederlo.
Non era da me,
non potevo tirarmi indietro
di fronte a ciò che mi stava
sottoponendo la vita,
solo perché ero troppo debole
per riuscire a sopportarlo.
Quella sera in cui ero uscita
mi ero truccata tantissimo,
le mie amiche avevano scelto
un vestito da sogno per me,
e avevano deciso di regalarmelo,
nonostante fosse abbastanza costoso.
Oggi era il mio compleanno.
Mi guardavo davanti allo specchio
del bagno del locale
e pensavo
"Ma chi è quella nel riflesso?"
Ero veramente io?
Io a malapena mi riconoscevo
dopo lui...
Dopo una ricca cena,
avevo iniziato a cercarlo
tra tutti i tavoli,
non trovandolo però.
Chissà dov'era...
Non doveva importarmene.
Non avrebbe rovinato anche quel giorno,
non potevo lasciare
che potesse giocare ancora
con la mia mente
e con i miei sentimenti.
Ad un tratto un ragazzo
aveva attirato la mia attenzione.
Ci fissammo a lungo,
quasi con circospezione,
ma c'era qualcosa in lui
che non mi faceva
distrarre dal suo volto.
Le mie amiche parlavano tra loro,
ma a malapena le stavo ascoltando.
Lui sembrava l'ennesimo
desiderio irraggiungibile.
Era bellissimo, e sicuramente
fuori dalla mia portata.
Mi ero dimagrita troppo,
il mio corpo non mi piaceva più,
ma quella sera mi sentivo a mio agio.
Uscii un attimo con la scusa
di effettuare una chiamata,
non appena notai che
anche lui aveva deciso di uscire.
Lo trovai con una sigaretta in mano.
Gli chiesi se potesse darmene una.
Da lì avevamo cominciato
a conversare a lungo,
e quando le mie amiche
erano uscite per cercarmi
dopo qualche minuto,
avevano visto con chi parlavo
ed erano rientrate sorridendomi
e facendo vari risolini.
Mi ero sentita tremendamente in imbarazzo,
ma quel ragazzo mi affascinava tantissimo.
La serata si era conclusa
nel migliore dei modi,
avevo il suo numero di telefono
e mi avrebbe chiamata il giorno dopo,
per decidere quando saremmo potuti
andare a prendere un caffè.
Era stata l'unica sera
in cui non avevo pensato a lui,
e mi ero addormentata
con un sorriso lieve sulle labbra.
Non avevo vomitato
il cibo ingerito qualche ora prima,
per la nausea provocata
da quei pensieri,
proprio perché essi non esistevano.
Ero felice e soddisfatta.
Era stato un compleanno tranquillo
e al tempo stesso pieno di sorprese.
Ma quella era la cosiddetta
quiete prima della tempesta.
Il giorno dopo infatti
l'incubo sembrava ritornato.
Avevo tre chiamate perse da lui.
Lui, proprio lui,
che credevo
che avesse cancellato
il mio numero.
Lui, di cui non sentivo
la sua voce da tempo immemore.
Lui,
che però
me lo ricordavo perfettamente.
Ma ricordavo soprattutto il dolore che mi aveva trascinata con sé.
Ignorai le chiamate per quasi tutto il giorno,
finché non mi chiamò il ragazzo
che avevo incontrato il giorno prima. Lui sembrava non demordere,
ma nel giro di poche settimane
si sarebbe ritrovato tra le mani
un pugno di mosche.
Io e il nuovo ragazzo
ci mettemmo insieme
dopo due settimane soltanto.
Lui mi stava facendo riassaporare
la tranquillità che mi mancava da tempo,
e non sapeva quanto questo potesse
essere importante per me.
Era estremamente dolce,
mi curava come se fossi
una bambina indifesa,
e desiderava proteggermi.
Non avevamo avuto forte passione all'interno dei nostri primi rapporti,
ma per me non era per il momento
un carattere di estrema rilevanza.
Cercavo solamente la stabilità
che mi mancava.
Ma i primi mesi trascorrevano,
e io desideravo qualcosa
che potesse farci smuovere.
Mi sentivo fin troppo nella quiete,
non provavo sentimenti forti. Probabilmente era un bene,
ero attenta a non affezionarmi troppo. Ma di lui non mi ero innamorata,
era evidente.
Delle volte era complicato ritornare
sui propri passi,
dare voce all'amore
anche quando ti aveva fatto soffrire così tanto a lungo...
Vivevo rassegnandomi,
esalavo ogni respiro pensando a lui,
al ragazzo che invece mi aveva portato via tutto.
Non potevo più paragonare ed associare l'amore a lui.
Perché dovevo permetterlo
se stavo così bene?
O almeno pensavo di stare bene.
I giorni passavano in monotonia,
lui andava spesso al lavoro.
Io restavo a casa sua
per quasi tutto il giorno da sola.
Trovavo nel frigo tantissime
lattine di birra,
e le fissavo sempre con desiderio.
Fumavo troppe sigarette,
mi stavo trascurando
e bevevo tutto il giorno,
dalla birra ad un alcolico pesante.
Mischiavo le gradazioni,
senza curarmi delle conseguenze.
Lui mi osservava in silenzio,
sapeva che si stava facendo trasportare
da una persona emotivamente distrutta,
e non sapeva come reagire,
o come prendere in mano la situazione.
Si era preso qualche giornata di ferie
e per tutta la settimana
mi aveva portata nei ristoranti,
al cinema, nei centri commerciali,
e delle volte di sera a ballare.
Ed era stato proprio quel sabato
in cui lo avevo rivisto,
in fondo al bancone della discoteca.
Lui non se ne era accorto probabilmente,
ma io lo vedevo sempre,
costantemente.
Finsi di stare bene,
ma in realtà non ce la facevo più.
Quattro mesi senza più baciarlo,
ma le sensazioni erano sempre le stesse.
Più di un anno a dir poco terribile,
eppure era come se fosse ieri.

L'amore come lo vedo ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora